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CULTURA

ALBISOLA: DENTE E MALAFRONTE, ARTISTI IN DUETTO

Sino a domenica 22 novembre, al Pozzo Garitta di Albisola, erano presenti Enzo Dente e Mauro Malafronte, che, da sei anni, così ci dicono, espongono in “duetto”. “Siamo la stessa cosa” afferma Malafronte, attestando così l’originale sodalizio che accomuna i due artisti, diversi, in realtà, esprimendo ognuno di loro un messaggio particolare. La “simbiosi” dei due avviene, forse, nel momento espositivo, negli opposti che sembrano esprimere: tanto vulcanico, multiforme, inafferrabile Dente quanto enigmatico, ermetico, criptico, Malafronte, nel vero senso della parola; Mauro Malafronte, nato a Finale Emilia nel 1966, ma ora ravennate, si ispira alla “Painting Action” americana, resa famosa dal suo più noto rappresentante, James Pollock; abbiamo potuto apprendere come Malafronte dia prova di maestria nella capacità di creare le esplosioni di colore, gli sconvolgimenti formali e materiali, l’espressività dirompente, l’aggressività cromatica, il segno pregnante tipici di quella scuola; peccato che le opere esposte al Pozzo Garitta siano “coperte” da uno strato di sabbia che, con una personale e particolare tecnica, l’artista fissa sul quadro finito, applicandovela con della colla, lasciando visibile, del quadro sottostante, solo un tratto, più o meno esteso, più o meno evidente, che, nel grigio dominante del lavoro, assume l’immagine di uno sprazzo, di un’allusione di colore, di un riverbero interno, di un guizzo di energia, una pulsazione costretta ma incontenibile, rispetto all’uniformità screziata che ricopre la gran parte della tela. Un’uniformità comunque non meno suggestiva ed affascinante della composizione sottostante: una superficie che richiama la fissità ma il tormento, ad un tempo, della distesa di una parete rocciosa, di una lastra di pietra, del marmo grezzo, che si contrappone all’esplosione cromatica sottostante e non più visibile: “deve ricordare un muro” spiega l’artista. E tale muro non più amovibile potrebbe esprimere l’incomunicabilità, mentre si vorrebbe la dichiarazione più esplicita ed evidente, od il mistero dell’arte che, invece, di per sé, è figura, materia, colore, manifestazione!
Enzo Dente aveva sottoscritto, nel 2006, apprendiamo, il manifesto del “Dinamismo Cosmico”, la cui prima attestazione enuncia che ”L’ Arte deve rendere visibile ciò che è impudentemente nascosto dalla umana percezione..” ed affida all’artista il compito dinamico di ricercare la via per raggiungere il “soffio vitale cosmico”! Un’ambizione non da poco ma che sembra congeniale al multiforme Dente. Presente a Pozzo Garitta, fra gli altri lavori, con un paesaggio fantastico, sospeso fra un’ambientazione in lontananze dove si ergono torri di roccia e dove canyon aprono la terra e pertanto richiamante un vago paesaggio americano, comunque incombente ed inquietante, e la descrizione di una natura tormentata dall’uomo stesso; Enzo aspira però ad un’isola sospesa su di esso, forse un sogno irraggiungibile oppure una voce, una nota da ciò che è “..impudentemente nascosto dalla percezione umana”! Un paesaggio simile è riprodotto anche attraverso la resina; l’artista enuncia, in queste raffigurazioni, un suo messaggio di protesta, di impegno civile, ma si rimane attratti da tali paesaggi per la suggestione che esercitano, per la veduta impressionante e confinata in un mondo lontano, fra reale ed irreale! Ma Enzo, nella rassegna appena terminata, era presente anche con lavori di altra ispirazione: figure cristalliformi dai colori brillanti ed esuberanti, fluorescenze a volte violente, a volte delicate, esplosioni di luce in contesti cupi; in qualche tratto sembra persino cogliere un riflesso di apparenze di William Blake: espressioni di stati d’animo, ci suggerisce l’artista, in taluni casi; in altri si notano accenni a figure umane e floreali, sempre con un certo alone enigmatico. Un parte interessante delle opere del maestro è costituita dall’impiego dell’antichissima tecnica “ebru”: un modo di ottenere figure, di origine orientale, attraverso apposizione di colori sull’acqua, assorbiti poi dalla carta. Il risultato è interessante e sorprendente; anche questo forse, nelle intenzioni dell’artista, un modo per scrutare il messaggio di comunicazione figurativa che si trova nascosto nel microcosmo, come nel macrocosmo, e che deve essere svelato.
Dente e Malafronte, gli artisti in duetto, toccano così molteplici aspetti della ricerca dell’arte contemporanea.
Giorgio Siri

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