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Albissola: “Concerto di materiali” e di idee al Circolo degli Artisti

E’ stata inaugurata ieri, 14 luglio, e sarà in corso sino a domenica 29 luglio, ad Albissola Marina, Circolo degli Artisti, Pozzo Garitta, la mostra “Concerto di materiali”, rassegna di lavori di cui sono autori nove ceramisti “prodigio” poiché allievi, anzi quasi tutte allieve, vista la preponderanza femminile, di ben otto, su nove, della scuola di Alberto Toby. Scuola a tutti gli effetti, da anni aperta presso il polo scolastico della Massa, ad Albisola Superiore e proprio con il nome di “Scuola comunale di ceramica”. Toby ne è docente di modellato mentre la direzione spetta alla cellese Lea Gobbi, autrice fine e geniale!

Alberto Toby, argentino di estrazione di più nazionalità, in Italia dal 1967, condensa, o sintetizza, nella sua vasta esperienza artistica, fonti di ispirazione e stili diversi, come se proprio le sue composite origini familiari avessero apportato influssi svariati: ben vale per lui la definizione di “artista poliedrico”; nel suo lavoro potremmo notare riflessi di espressioni ancestrali e fremiti futuristi, insieme, su cui ritorneremo! La sua scuola ha potuto attingere pertanto ad una sorgente ricca di molteplici suggestioni e, nella sfida a comporre la terra con materiali diversi a casuali, ha sortito gli ottimi risultati che possono essere ammirati nella collettiva.

Questa mostra è un evento eccezionale – ci dice il maestro Toby – frutto di un impegno e di uno studio costanti e continui, che ha forgiato personalità artistiche!

Proviamo a osservare, brevemente, i contributi di ognuno di questi artisti “per caso” ma non tanto!

Chiara Munzi passa da un sogno di bellezza “apollinea” con una figura classicheggiante, ed insieme intrigante, seduta su di uno scoglio, alle asprezze oggettuali di una “città del futuro” che però ha più di una composizione enigmatica che di una metropoli oppressiva…ingobbio, maiolica, pietra, ferro, cristallina;

Donatella Pecoraro, con le “Sorelle” stempera un’allucinata visione, con un non remoto richiamo a Edvard Munch, in una tenerezza intrinseca all’espressione, cui pure lo stesso Munch non è talvolta avulso; “Sogni abissali” comunica invece confidenza ed amore per la materia, nella specie il legno, che tanto spicca nei due lavori;

Elisabetta Bruneti Buraggi ci chiama nel mondo della natura vegetale, dove si trova un’essenza umana – Femina – con un’affascinante composizione astratta, in un cerchio metallico, mentre “Phyllithos” , apparentemente un vaso con foglie o felci, invita ad osservare una compenetrazione fra natura vegetale e natura inorganica e “phyllitis” diventa “phyllithos”, dove “litos” in greco è pietra, nella composizione insieme con ferro, plexiglass, led e ceramica cotta con tecnica “obvara”, il “raku nordico”, forse a metà fra raku ed ingobbio…

Ammalianti ed insieme inquietanti richiami zoomorfi ed antropomorfi in “Pachiphillu Vertebrato” e “sogno Relax” di Giacomo Prato, l’unico uomo della rassegna, con una composizione materica geniale ed originalissima: terracotta ingobbiata, cristallina, filo di rame, ferro, legno, a richiamare la natura ed un sogno di “vedervi dentro”…

Un po’ di mistero, di allusioni fantasmatiche, nello stesso tempo di maestria nel lavorare la materia, nei due apporti di Franca Lavagna, “Origini” e “Inquietudini”, in cui allusioni ed illusioni si mescolano col fascino espressivo dei materiali: terracotta ingobbiata, cristallina, smalti, legno, lamiera di ferro;

Ricordi di simbolismo e simbologia espressiva , nelle due opere di Letizia Nicolini, “Slancio verticale” ed “Antiche presenze”, nelle quali delicatezza ed enigma convivono con l’espressività persuasiva che l’insieme di terracotta ingobbiata e di legno, suggestivamente conferisce…

“Foresta pietrificata” e “Contaminazione” sono due sorprendenti lavori coi quali Maria Palaoro esprime inquietudini interiori ed esteriori, trovando nelle viscere stesse della materia gli elementi essenziali al suo messaggio inquietante ed attraente insieme;

Mariella Scalia unisce, col suo bestiario ammiccante, un civettuolo richiamo al surrealismo ed un ricordo, per l’atteggiarsi degli artistici animali, delle “Scimmie critici d’Arte” di Gabriel von Max (1840 – 1915)…oltre alla terracotta maiolicata, l’artista utilizza il legno sia come materia grezza sia come manufatto…

Ancora sogni simbolisti, oppure manichini, oppure reminiscenze di Antibo, ricordato recentemente ad una mostra presso “Il Bostrico”, non lontano da Pozzo Garitta, nei lavori di Paola Principato che, con “Figlio di Palude” e “Bagnante”, inclina, con l’insieme di terracotta ingobbiata, di residuo ferroso, di ferro, pure da lei usato in forma di semplice fusione o di manufatto,  ad un enigma sottile e sempre attraente…

Concludiamo con le indovinatissime parole del maestro Toby, a commento della collettiva dei suoi “ragazzi”: “Il fascino dei materiali trovati per caso ha spinto e motivato fortemente la ricerca, diversificandosi attraverso le diverse sensibilità degli autori e facendogli scoprire i territori del fantastico dove il reale ed il surreale si spalleggiano nutrendosi mutualmente.”

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