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Allora fra quindici giorni i francesi dovranno scegliere fra Marine Le Pen e Macron il loro Presidente della Repubblica. Tutto come ampiamente previsto. Il problema adesso è capire che cosa decideranno i francesi e sperare che non votino in maggioranza per la Le Pen, la quale ha avuto un buon risultato, ma non ha sfondato come lei stessa sperava. Ed è parsa evidente la delusione dal discorso fatto subito dopo i primi exit poll, perché è arrivata seconda dietro un uomo che in pochi mesi si è inventato candidato alla Presidenza e che in vita sua non è mai stato candidato nemmeno per il direttivo di una bocciofila. Marine Le Pen è cinque anni che lavora per queste elezioni ed il fatto di essere arrivata seconda, con il fronte avversario diviso fra quattro candidati non depone per un viatico di vittoria. Si vedrà!
Due cose sono, invece, evidenti subito:
1°) il Partito Socialista francese non è sopravvissuto ad Hollande, che è stato il suo killer, essendo stato il peggior presidente che la Francia abbia avuto nel dopo De Gaulle.
2°) Le primarie per la scelta dei candidati funzionano solo negli Stati Uniti d’America dove il Partito Democratico e quello Repubblicano sono movimenti ideologici che non hanno strutture periferiche e non hanno iscritti; hanno solamente persone che in momenti determinati si dichiarano simpatizzanti e si iscrivono per partecipare ad alcune decisioni (fra cui la scelta del candidato alla Presidenza). In Europa dove i Partiti sono strutture associative con regolamenti e vincoli statutari, le primarie sono una fonte di disturbo e non di democrazia. Infatti se non si fossero fatte le primarie probabilmente gli iscritti del Partito Repubblicano francese avrebbero indicato Alain Juppè quale candidato alla presidenza e forse oggi non ci sarebbero stati dubbi sul futuro vincitore perché Macron non si sarebbe presentato e la Le Pen non avrebbe avuto il terreno fertile che avuto con Francois Fillon (ed i suoi problemi giudiziari).
Inoltre le elezioni francesi, come quelle in Austria per il Presidente e quelle in Olanda per il rinnovo del Parlamento dimostrano che i Partiti tradizionali non sono più in grado di rappresentare la società moderna che è lontana dalla politica ed è abituata, ormai, a forme di rappresentanza che non può più essere quella strutturata nella società del secolo scorso. Occorre che i Movimenti politici (comunque siano strutturati) facciano una revisione culturale profonda del loro modo di essere presenti nella società e del come si possano mettere in sintonia con i cittadini per presentare e discutere le proposte politiche.
Un’ultima cosa va segnalata come già l’Inghilterra nel referendum sulla “Brexit”, anche la Francia si è dimostrata spaccata in due geograficamente. In Inghilterra le popolazioni rurali delle regioni centrali hanno votato per l’uscita del Regno Unito dalla UE, mentre i cittadini residenti nella Città hanno votato contro l’uscita. Analogamente in Francia gli elettori dei piccoli Comuni rurali hanno votato in massa per Marine Le Pen mentre gli elettori delle Città medio grandi hanno dato i loro voti in maggioranza a Macron.
Anche questo è un problema che non può e non deve essere sottovalutato perché le radici di questa divisione sono non solo legate alla tradizione (più conservatrice nei centri più piccolo legati ai settori primario e secondario dell’economia), ma anche alla preoccupazione che la tecnologia possa limitare le loro prospettive di lavoro e quindi del futuro reddito famigliare.
Non ci resta che sperare in una vittoria convincente di Macron ed in prospettiva anche una vittoria degli Europeisti convinti in Germania (il prossimo autunno) per evitare che l’effetto emulazione condizioni anche le nostre elezioni fra circa un anno.

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