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POLITICA

APPUNTI E DISAPPUNTI

L’altro giorno il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivelato di essere indagato per ostacolo alla giustizia. L’azione giudiziaria ha avuto origine da un’indagine del famoso quotidiano Newyorkese “Washington Post”. Qualora le responsabilità del Presidente fossero dimostrate si aprirebbe un processo politico che potrebbe portare all’impeachment . Ricordo che il parlamento degli USA è composto di due rami: la Camera dei Rappresentanti ed il Senato. Il procedimento politico dell’impeachment è promosso dalla Camera dei Rappresentanti nei confronti del Presidente, del Vice Presidente e di tutti i funzionari civili della pubblica amministrazione. Chi decide è il Senato con il voto favorevole di due terzi dei votanti presenti. Io, tuttavia, non credo che Trump (almeno per quello che si sa oggi) possa avere contro i due terzi del Senato. Occorre ricordare che la procedura di impeachment è stata lanciata la prima volta nel 1865 contro il Presidente Andrew Johnson che però uscì indenne perché non trovarono i 2/3 di voti contro il Presidente. Per Nixon non si giunse a formalizzare la procedura perché Nixon si dimise nel 1974, prima che la procedura alla Camera dei Rappresentanti iniziasse. Va ricordato che l’affare Watergate non fu l’unica ragione della ostilità nei confronti di Nixon. Una cosa che non si ricorda mai è che il Presidente Nixon il 15 agosto del 1971 sospese la convertibilità dell’oro in dollari (35 dollari l’oncia), sconvolgendo i mercati mondiali. Nixon venne considerato un pericolo da parte della finanza internazionale e soprattutto in USA dove il grande capitalismo era, in allora, decisamente filorepubblicano. Nel 1998 ci fu un altro tentativo nei confronti di Bill Clinton, strenuamente difeso dalla moglie, l’avv. Hillary Clinton. Ma anche in questo caso non si raggiunse il numero sufficiente. Ciò malgrado, Clinton poi fu rieletto per il secondo mandato. Oggi i repubblicani, il Partito di Trump, hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Non è pensabile che, rebus sic stantibus, possano trovare il quorum per la messa in stato di accusa del Presidente. Tanto più che un recente sondaggio dà meno del 40% dei cittadini favorevoli alla messa in stato di accusa del Presidente Trump.

Quelli all’incirca della mia età, che nel 1974 avevano più di 30 anni ed avevano voglia di occuparsi di politica, anche se distrattamente, ricorderanno sicuramente che lo scandalo Watergate fu provocato, anche allora, da un’inchiesta del Washington Post, cui lavorarono per mesi i giornalisti Bob Woodward e Carl Bernstein, sulla base di alcune rivelazioni che avevano ricevuto da un informatore denominato “Gola Profonda”. Una persona, rimasta allora sconosciuta, di cui si sapeva solo che aveva un ruolo molto altolocato nella Amministrazione americana. Nel 2005 (31 anni dopo le dimissioni di Nixon) l’ex vice direttore dell’ FBI Mark Felt, ammise di essere Lui la “gola profonda” che aveva informato i giornalisti del Washington Post. C’è un’altra lezione che occorre trarre da questa vicenda: il giornalismo d’inchiesta (se è vero ed indipendente) deve non avere paura di portare alla luce comportamenti discutibili dei Potenti, fosse anche il Comandante in capo. Ma deve, obbligatoriamente, farsi prendere dalla frenesia dello scoop solo dopo avere verificato l’interesse generale delle informazioni e la vera attendibilità delle fonti. Vederemo se gli attuali giornalisti del “W. Post” sono dei professionisti all’ altezza di Woodward e Bernstein o se sono persone, come molti nel nostro Paese, che si limitano a spiare dal buco della serratura dei Vespasiani.

Per chi fosse interessato al problema, consiglio di vedere (o rivedere) il film del 1976, “Tutti gli uomini del Presidente” diretto da A.J. Pakula, tratto dal libro scritto dai giornalisti Bob Woodward (interpretato nel film da Robert Redford) e Carl Bernstein (interpretato da Dustin Hoffman). Io l’ho rivisto poco tempo fa, trasmesso non ricordo più da quale rete, e l’ho trovato di palpitante attualità.

( Lorenzo Ivaldo)

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