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APPUNTI E DISAPPUNTI

Pochi giorni fa il nuovo Governo inglese ha avuto la fiducia della Camera dei Comuni. Alcuni giorni prima si era svolta la prima riunione fra la delegazione inglese guidata dal premier Theresa May e la delegazione della Commissione Europea per la Brexit. La May ha capito subito che, come dicono, a Napoli “non era cosa…”. Gli inglesi hanno le armi scariche nei confronti dell’Unione Europea, non solo per il risultato delle recentissime elezioni politiche ma anche perché, dopo un anno dal referendum che stabilì la vittoria della Brexit, il risultato è stato il seguente:
1°) la Borsa ha registrato un utile del 22% rispetto al 17% medio della altre borse mondiali, ma rispetto all’Euro solo il 6,5% e la sterlina ha perso circa il 13% rispetto all’Euro (fonte Altroconsumo Finanza del 27.06.2017).
2°) L’economia inglese sta rallentando perché il carovita aumenta ed i consumi si riducono.
3°) La Banca Centrale Bitannica non potrà aumentare, significativamente, i tassi di interessi perché questo aumenterebbe ulteriormente il carovita affossando consumi ed investimenti.
4°) Il basso prezzo del petrolio (oggi a 45 $ al barile). In un mese il prezzo del brent è sceso del 13% . In queste condizioni il gruppo BP (British Petroleum) fatica a realizzare una liquidità sufficiente a pagare i dividendi creando le premesse per una crisi strutturale del settore.
David Carretta, il giornalista che si occupa della stampa estera su Radio Radicale ha scritto sul “Il Foglio” del 1.07.2017 che secondo alcuni funzionari europei il potere d’acquisto in Inghilterra e la dinamica salariale nei prossimi due anni saranno negativi cosa che rende non assolutamente impensabile che si possa avere uno sbocco politico di una qualche “retrobrexit”.
Sul continente europeo le cose dopo le elezioni francesi sembrano andare meglio.
Anche in Italia, finite le elezioni amministrative in Italia ed autorevolmente ribadito dal Presidente della Repubblica Mattarella che le elezioni politiche si terranno nella primavera 2018, sembra si sia ritrovata la via per una stabilità politica che consente al Governo di operare senza troppi patemi d’animo. In definitiva, passate le elezioni politiche in Francia, iniziate le trattative per la Bexit dopo il risultato elettorale disastroso per Theresa May, saldamente in testa nei sondaggi la deutschen Bundeskanzlerin Frau Merkel, si possono azzardare alcune riflessioni. Per prima cosa mi sembra evidente (anche se in questi giorni sul problema dei migranti la risposta è ancora quella solita: nessuna risposta) che la guida della UE si è ricompattata. Merkel e Macron parlano lingue molto simili, il Governo Italiano sembra essere in grado di farsi ascoltare più autorevolmente di quelli che lo hanno preceduto. La Gran Bretagna è costretta a negoziare sull’uscita dalla UE in condizioni estremamente deboli. L’incontro di questa sera (2.07,2017) a Parigi dei tre ministri dell’interno di Francia, Germania ed Italia (anche se non è pensabile che produca risultati immediati) è una novità assoluta rispetto ai sorrisini ai tempi di Berlusconi, alla deferenza di Monti e alle intemerate di Renzi non seguite da fatti concreti. Certamente, nel prossimo anno se Macron avrà dimostrato di essere in grado di governare la Francia secondo i suoi intendimenti, se la Merkel sarà giunta al 4° mandato, se le elezioni italiane avranno eletto persone serie e non apprendisti stregoni, in modo che si possa realizzare un Governo, sia esso di destra, di sinistra o di centro, purché sia in capace di assumere decisioni serie e ponderate nell’interesse generale, la UE potrebbe essere in grado di sfruttare nel modo migliore la ripresa in atto iniziando a completare l’integrazione Europea.
Questo può essere il migliore auspicio tenendo conto che lo spread oggi è a 166 punti cosa che non si verificata dal gennaio scorso. Buona fortuna a tutti.

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