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Buongiorno Savona

Buona domenica Savona!

Ha fatto scalpore nel Regno Unito la storia della bambina cristiana affidata a una famiglia di fede musulmana e forzata a seguire uno stile di vita profondamente differente da come abituata nell’originario nucleo familiare. Questione risolta con la decisione del giudice che ha revocato l’affidamento alla famiglia, rea di avere atteggiamenti integralisti.
Repubblica.it ci fa però sapere che la questione potrebbe non essere così lineare come esposto in precedenza, ma che la bambina fosse in realtà appartenente a una famiglia islamica moderata. Ai fini della riflessione che vorrei effettuare questo, però, è poco importante.
Innanzi tutto, per valutare la questione in termini oggettivi, è necessario ribaltare la prospettiva. Cosa si direbbe se, al contrario, una famiglia italiana, magari residente a Casablanca, tanto per ipotizzare una situazione il più simile possibile, adottasse una bambina di origini musulmane e la abituasse a seguire gli usi e i costumi degli abitanti dello Stivale? Probabilmente, nessuno di noi oserebbe criticare quella scelta in nome della necessità di adeguamento al Paese dove si vive.
Tutto questo per dire che, probabilmente, il vero problema non è tanto quella della volontà di una famiglia di guidare in una determinata direzione le scelta di una figlia in affidamento, definita cristiana, ma che cristiana lo è solo per appartenenza: non abbiamo ancora prova che si trattasse di una bambina prodigio che già in tenera età ha riflettuto su cosa credere e come credere.
La questione su cui sarebbe necessario riflettere è quel retrogusto, che tanto nascosto non è, di disprezzo per lo stile di vita occidentale che traspare dalle decisioni imposte alla bambina riportate dalla stampa. Una mancata integrazione è terreno fertile per pensieri pericolosi e un certo integralismo, oltre che anacronistico, spesso va a cozzare con quei principi di libertà e laicità su cui la società occidentale si fonda e che rappresentano un antidoto, al pari dell’autorità del Vaticano (per i cattolici), al fanatismo religioso in seno al cristianesimo.
Dunque, sarebbe necessario interrogarsi sul problema in termini generali, invece di limitarsi a bollare come integralista una famiglia (che, stando ai fatti, lo è) e accontentarsi della decisione del giudice.

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