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Calciando in rete – Da Maldini, a Chiesa, a Simeone : quanti figli d’arte

Nel nome del padre, del figlio e dello spirito di squadra. Per i compagni, spesso, è quasi una maledizione. Confronti impari e traumi psicologici, oppure gloria che si ripete generazione dopo generazione. La vita dei figli delle leggende del calcio può essere dura o in discesa. L’esempio peggiore? Edinho, figlio di Pelé: nonostante avesse scelto di fare il portiere, poca gloria e tanti problemi, tra droga e un arresto per riciclaggio. All’estremo opposto Diego Forlan: suo padre e suo nonno (materno) avevano vinto la Copa America: c’è riuscito anche lui, da protagonista. Non cosa avete fatto, come state in classifica, ma una sola domanda: è forte il figlio di Maldini/Montella/Sottil/Marchegiani/ecc.? Questione di statistica: con 42 squadre Primavera, rose dai 25 giocatori in su, Allievi, Giovanissimi e altre categorie, qualche figlio d’arte capita per forza, quasi sempre con la stessa maglia del padre.La carriera sportiva di un figlio d’arte, si sa, è sempre stata tormentata. Perché qualsiasi cosa si faccia si finirà sempre per fare paragoni. Perché il cognome che si porta sulla maglia sarà sempre pesantissimo. Ma ci sono dei giocatori che vogliono essere più forti di tutti i pregiudizi e cercano in ogni modo di mostrarsi al mondo per quello che sono realmente.. Difficile immaginare un Maldini con una tuta diversa da quella del Milan, però con la terza generazione è capitato visto che Christian Maldini, terzino classe 1996, aveva lasciato la Primavera di Inzaghi per andare al Brescia ed ora gioca in serie C nel Fondi. Un distacco durato poco: finito il prestito, il primo figlio di Paolo (l’altro, Daniel, classe 2001, gioca attaccante sempre col Milan) era tornato alla base, nella rosa di Cristian Brocchi, e questa volta non aveva compagni più vecchi di lui davanti a prendergli il posto. Con lui giocava un altro cognome famoso: Andrea Casiraghi (97), centravanti come il padre, uno che nacque a Monza, ma arrivò alla Nazionale via Juventus invece che via Milan.  Casiraghi jr si era limitato a qualche partitella con l’Under 15 (ora milita nel Scanzorosciate serie D, ma Galliani si era già sbilanciato, facendosi fotografare quando, un annetto prima, gli fece firmare il primo contratto professionistico sotto il sole di Forte dei Marmi: fosse stato un signor nessuno, non si sarebbe scomodato. Marco Pinato (95), figlio dell’ex dodicesimo dell’Atalanta, aveva  fatto molto bene nella tournée americana con il Milan dei grandi, ma poi giocò in prestito in B nel Lanciano (ora è nel Venezia); il compagno di squadra Alessandro Mastalli (96), centrocampista di movimento, sagacia tattica e piedi buoni, rimase a disposizione di Inzaghi (ora è nello Juve Stabia). Il padre Ennio visse il periodo migliore negli anni 70 a Bologna e il figlio cominciò lì: le stelline dei Giovanissimi erano lui e Paramatti jr, poi Milan e Inter fecero la spesa. Il club rossoblù protestò ma non potè opporsi. Nell’affare Taider, fu ripreso almeno Paramatti, un milione di euro per l’intero cartellino: a 19 anni fece parte della prima squadra. Portieri e attaccanti  non sono da meno. Compagni a fine anni ’80, Comi e Benedetti si sono ritrovati a fine carriera, sempre nel Torino: responsabile del settore giovanile il primo (poi promosso direttore sportivo), della scuola calcio il secondo, e i due figli nel vivaio erano due intoccabili. Situazione ad alto rischio di malelingue, ma erano anche i più bravi: il primo (Gianmario, 92) ora è un apprezzato centravanti di serie C (Vicenza),il secondo Simone (92) dopo aver giocato in A col Cagliari di Zeman ora è nell’Entella. A Torino c’era anche Nicholas Lentini (96, attualmente al Carmagnola), caso raro di figlio che fa tutt’altro rispetto al padre, ala vecchio stampo: giocava in porta, regalò lo scudetto Berretti ai suoi, parando 3 rigori su 4 nella finale con la Ternana. L’altra finale – la Berretti assegna un titolo per le squadre di A e B, uno per quelle di Lega Pro – era AlbinoLeffe-Lecce (3-1): in panchina tra i salentini Federico Moriero (96, Giulianova), centrocampista esterno, stessi riccioli di papà Checco. Il suo ex compagno di Nazionale Chiesa che allenava la Sampdoria Primavera: nello stesso girone c’era la Fiorentina, dove giocava il figlio Federico, classe ’97, vivace punta esterna, buo tiro da fuori, oggi protagonista in A e in Nazionale. Lorenzo Di Livio, faceva parte della colonia romana. Altra anomalia – ma non troppo – il figlio che giocava coi rivali del padre, ma che se provavi a chiedertelo ti rispondevano che era normale: la Roma ha ottimi rapporti con la scuola calcio del Futbolclub e nel 2009 prese un portiere del ’96 per i Giovanissimi Regionali, e pazienza che fosse Gabriele Marchegiani, figlio dell’ex capitano della Lazio. Per lui niente sconti, né della Roma né dagli avversari: esordì in Primavera proprio a Formello, prendendosi qualche coretto contro dai tifosi laziali, in seguito ha fatto il terzo, (secondo Zonfrilli, cugino di Federico Peluso) per poi diventare finalmente titolare. E’ stata  più lunga e dura per altri cognomi, ben più famosi e romanisti: negli Allievi Nazionali c’eranoNicholas Delvecchio e Ramon Muzzi, nei Regionali Alessio Montella.Il figlio di Mario Somma, ex tecnico della Salernitana di Lotito, andò in ritiro con Rudi Garcia e fece due gol in amichevole. Fotografi e telecamere accompagnarono l’esordio nei Pulcini della Totti Soccer School di Cristian Totti, che a 9 anni ancora da compiere, aveva già una pressione enorme sopra che sarà durissimo gestire. Capitò qualcosa di simile a Lorenzo Di Livio, pure lui arrivato alla Roma a 9 anni: tanti dissero che aveva la stessa corsa ma più tecnica del padre, uno che ha alzato Coppa dei Campioni e Intercontinentale, sempre col rimpianto di non aver giocato in A con la squadra della sua città. Di Livio jr risentì dei troppi complimenti, alcuni atteggiamenti ne stavano frenando la crescita: Roberto Muzzi lo ha raddrizzato, facendolo divenire il talento migliore della Primavera giallorossa. E per dare spazio a lui (e al nipote di Totò Schillaci, Francesco Di Mariano) la Roma  svincolò un altro esterno d’attacco, il primo dei due figli calciatori di Muzzi, Nicholas, che come il padre vent’anni prima andò a cercare fortuna a Cagliari. C’è di peggio nella vita: chiedere referenze a Daniele Conti.  Ecco una lista real live di dieci giovani giocatori desiderosi di togliersi di dosso l’etichetta di “figli di papà” : Giovanni Simeone, Leroj Sanè, Justin Kluivert, Rivaldhino, Enzo Fernandez,Federico Di Franceso, Ianis Hagi, i figli di Zidane, Thiago Alcantara.

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