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Calcio: un’intervista a tutto tondo con Amedeo Di Latte: dal record di vittore al suo libro, passando per Julio Velasco e il ruolo del destino.

“Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio”, così afferma José Mourinho, uno degli allenatori più vincenti del nuovo millennio, in grado non solo di vincere ma anche di scrivere la storia, cosa non da poco e non da tutti, vincendo in maniera sorprendente la Champions con il Porto e regalando il celebre triplete ai tifosi neroazzurri. 

Anche Amedeo Di Latte, tecnico del momento, è ben consapevole del fatto che gli schemi e la conoscenza “della materia” siano fondamentali, ma inutili se non supportati da uno spessore umano in grado di guidare in primis persone e di creare sinergie che vadano oltre il rettangolo verde. 

In questa intervista, abbiamo voluto approfondire proprio questo aspetto, cercando di vedere l’uomo dietro l’allenatore:

DalMazzuccoalMazzucco“, dal momento peggiore, al record europeo, lei crede nel destino?

Non so se esiste un destino già prestabilito per ognuno di noi. Quello che so per certo, però, è che la più grande rinascita è la conquista di noi stessi. Rispettare con serietà, impegno e umiltà ciò che madre natura ci ha donato, forse, può darci la possibilità di un destino migliore di altri. Penso anche che ognuno di noi possegga un particolare karma: il mio è sicuramente  il piacere di donare me stesso agli altri. Certo, conquistare il record solitario proprio a Noli è il finale perfetto, anche se abbiamo ancora molta strada da fare, di un meraviglioso romanzo calcistico.

Lallenatore è prima di tutto un gestore di uomini, c’è qualche personaggio, non per forza calcistico, a cui si ispira?
“Sono sempre stato stregato dalla grande intelligenza di Julio Velasco e dalla sua favolosa teoria dell’alibi. Calcisticamente, ho ammirato allenatori come Boskov e Mazzone. Negli anni passati, ho apprezzato il gioco che esprimeva il Borussia di Kloop. Penso che, senza scimmiottare nessuno, ogni allenatore debba dare immediatamente un’impronta di gioco e dei principi chiari e ben definiti. Come ha detto lei, c’è da gestire degli Uomini. Solo dimostrandogli rispetto e stima si può conquistare una leadership autorevole e di conseguenza la loro disponibilità. Senza di essa nessun allenatore e nessun gruppo potrebbero conquistare risultati così gratificanti, come il nostro record.
Ha paragonato la vostra cavalcata a un romanzo, ne ha in mente uno in particolare?
Certo, penso a un libro che sto scrivendo: un libro sull’amicizia che definisco “un meraviglioso ramo dellamore“, ma penso che  ai miei ragazzi ne dedicherò uno, per fargli capire  quanto valgono e, soprattutto, quanto loro hanno donato a me”.
 Michael Traman

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