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ATTUALITÀ

Capitolo 3

sulle-punte

<< La musica è il veicolo immediato dei nostri sentimenti >>.
-Adolphe Appia

[mks_dropcap style=”rounded” size=”40″ bg_color=”#ff0000″ txt_color=”#FFFFFF”]E[/mks_dropcap]ra passata un’intera settimana da quell’incidente, da quel falso nome pronunciato lievemente, da quell’incontro con il medico all’ospedale.
L’accademia era diventata opprimente senza Alexandra, lei era il mio sole in quella massa di oscurità contenuta da quelle mura.
Mi morsi il labbro, era l’abitudine chiamarla così. Il fatto che non mi avesse rivelato il suo vero nome mi aveva ferito? Sì, eccome, credevo di aver trovato in lei una persona leale.
Un pensiero si fece spazio nella mia mente: un banale nome poteva cambiare la splendida persona che era?
Una bacchettata arrivò forte sui miei polpacci, il colpo risuonò oltre che sulla mia carne anche all’interno delle viscere.
-Signorina, dovrebbe stare attenta – la voce di Madame Fletcher arrivò dopo un’occhiata severa.
-Mi scusi – sbiascicai mentre il mio corpo chiedeva ancora perdono.
Perché sopportavo dei simili gesti?
Perché la danza era tutto quello che avevo e tutto quello a cui potevo aspirare.
Vanille, hai mai pensato di voler fare qualcos’altro oltre alla ballerina?
Una stretta allo stomaco, un ricordo sommesso, la voce di Lise farsi spazio nel mio inconscio.
Scrollai la testa e respirai a fondo, ricacciando indietro qualsiasi idea.
-Si vuole muovere- il rimprovero dell’insegnate sfociò dai suoi denti digrignati.
Annuii silenziosamente e mi misi in posa.
-À la seconde … – disse Madame Fletcher – …. battement jeté, rond de jambe en l’air et attitude- aggiunse.
Svolsi tutto sul piano laterale, cercando di mantenere una posizione corretta.
-La testa alta!- mi urlò lei, facendo schioccare la lingua e battendo il tempo con quella lunga bacchetta di legno.
Issai il mento e m’intravidi nello specchio, il volto pallido e smagrito, il collo sottile, le spalle basse, i muscoli tesi, gli addominali in funzione, le gambe abbastanza affusolate, il corpo aveva tutte le basi per poter affrontare gli esercizi, ma allora perché faceva male vedermi? [mks_pullquote align=”right” width=”250″ size=”14″ bg_color=”#ff0000″ txt_color=”#ffffff”]Issai il mento e m’intravidi nello specchio, il volto pallido e smagrito, il collo sottile, le spalle basse, i muscoli tesi, gli addominali in funzione, le gambe abbastanza affusolate, il corpo aveva tutte le basi per poter affrontare gli esercizi, ma allora perché faceva male vedermi?[/mks_pullquote]
-A posto!- tuonò la Fletcher, nessun commento sulla mia piccola esibizione.
Socchiusi gli occhi e mi rimisi alla sbarra in ultima posizione.
-Certo che senza Alexandra, Eloise può far vedere finalmente la sua grazia – qualcuno commentò, infastidendomi.
Guardai di sottecchi l’aula, dove la ballerina si stava esibendo, anche lei magra come un fuso, addrizzò il petto per sembrare più alta. Mi scappò un sorriso, eravamo davvero fatte tutte con lo stampino.
-Che hai da ridere, Morel?- sbattei le ciglia, non capendo che cosa volesse dire la ragazza davanti a me.
-E a te che importa Danielle?- risposi amara.
-Oh oh tiri fuori il caratterino, non era Alexandra che di solito ti difendeva?- disse lei piano.
Strinsi i pugni e non gli diedi risposta.
Il Karma Vanille, ricorda che se fai del bene riceverai del bene” pensai.
-Una in meno no?- sentii Danielle ridere con la compagna al suo fianco.
Anche questa volta decisi di rimanere zitta e cercai di concentrarmi sull’esercizio.
-Quell’anoressica se lo meritava proprio. Spero che torni più- un’altra frase e la mia salivazione scese a zero.
Il mio corpo si mosse lento, passo dopo passo, le fui davanti, vidi la sua bocca aprirsi e pronunciare qualcosa, ma non capii le sue parole, osservai i suoi occhi spaventati e inizialmente non mi resi conto di cosa avesse paura. I secondi passarono, le urla cominciarono e un attimo dopo diventai la spettatrice di una rissa di cui io stessa ero la colpevole.
Il sangue uscire dalla labbra di Danielle mi fece stare bene, gli occhi delle altre mi scrutarono senza riguardi.
In quel momento mi sentivo potente, non importava se era sbagliato, nessuno doveva infangare il nome della mia migliore amica.
-Signorina Morel in presidenza!- Madame Fletcher mi afferrò per un braccio trascinandomi verso l’uscita e per tutto il corridoio.
Le pareti erano tutte contornate di specchi di diverse dimensioni, probabilmente a ricordarti certi canoni da rispettare. Strattonata dopo strattonata la mia immagine si riflesse in quei vetri lucidi e fu proprio in quell’istante che rimasi sorpresa: le mie labbra erano arcuate in un sorriso.
Era bello tornare in camera mia, forse mi sarei sentita meno oppressa.
Sospesa dall’accademia per un mese, non sapevo se sentirmi lusingata per l’accorciamento della pena o fiera per quello che avevo appena fatto.
Sbuffai e guardai le mie mani, le nocche nere fecero tremare le mie dita. Dovetti serrare le labbra per controllare il dolore. A tentoni aprii la porta della stanza, strabuzzai gli occhi.
-Che diamine …- sussurrai prima che due occhi chiari e grandi mi fissarono indiscreti.
L’uomo non parlò, socchiuse le labbra sorpreso, come se fosse stato scoperto.
Due labbra tese, si serrarono in una linea dura, mantenendo tra di noi il suo silenzio.
-Tu sei il medico dell’ospedale- constatai innervosita.
-Sono anche il fratello di Lise se per questo- mi rispose lui, schioccando con ferocia la lingua.
-Che ci fai nella mia stanza? E dov’è Lise?- gli domandai infervorata, mentre le mani erano impegnate a raccogliere oggetti.
-Maledizione, ti ho fatto una domanda!- sbottai.
Il medico si fermò e come aveva fatto la prima volta, i suoi occhi puntarono verso di me scaricando tutto l’odio che avevano dentro.
Perché una persona poteva odiarmi a tal punto, senza neanche conoscermi?
-Lei dov’è?- questa volta fu la mia voce a tremare e un briciolo di quell’arroganza si sciolse nei suoi lineamenti.
-Sta bene. Per ora. – poche parole pronunciate a denti stretti, ma almeno sapevo che era al sicuro.
-Le sue cose sono nell’armadio in basso- gli indicai l’oggetto di legno ingombrante vicino alla porta del bagno.
-Grazie- rispose, senza far trapelare nessuna emozione.
Sbuffai e mi voltai verso il mio lato della camera, quando i miei occhi incrociarono lo specchio non potei fare a meno di osservarlo. Il ragazzo avrà avuto all’incirca 22 anni, capelli biondissimi tali e quali a quelli di Lise, la pelle bianca e il fisico allungato gli davano un’aria austera; sì, anche lui se avrebbe voluto, avrebbe potuto fare il ballerino, senza ombra di dubbio.
Il medico aveva riposto tutti i vestiti della sorella in un ampia borsa da viaggio di color blu scuro e in pochi secondi era pronto ad andarsene.
-Tornerà?- chiesi, mentre il cuore si ammutolì per un solo istante, cessando di battere.
Il ragazzo si voltò verso di me, tra la porta e l’uscita, rimase immobile.
-Questo è un mondo che nuoce, se ballare significa uccidere, tu vorresti vedere la tua migliore amica morire?- sentenziò lui.
Le sue parole mi perforano i timpani, lasciandomi a bocca semiaperta.
-Ballare non vuol dire questo…- sussurrai, ma il ragazzo riuscì a percepirlo.
-Sei proprio sicura?- mi rispose.[mks_pullquote align=”right” width=”250″ size=”14″ bg_color=”#ff0000″ txt_color=”#ffffff”]Le sue parole mi perforano i timpani, lasciandomi a bocca semiaperta.
-Ballare non vuol dire questo…- sussurrai, ma il ragazzo riuscì a percepirlo.
-Sei proprio sicura?- mi rispose.[/mks_pullquote]
Rimasi in silenzio, non ebbi la forza di ribattere, in cuor mio sapevo la risposta a questa domanda?
Forse.
Anche se avessi avuto un’argomentazione plausibile, lui se ne era già andato.
Sbattei le ciglia e ancora confusa, vidi il cd di Lise abbandonato sul letto della stanza.
Senza pensarci due volte , lo agguantai e iniziai a correre fino all’uscita.
Il ragazzo si trovava nel parcheggio, avrei dovuto solo chiamarlo e lui si sarebbe voltato.
-Ehi, ehi aspetta! – attraversai la strada, gridando per avvisarlo, ma un urlo coprì le mie grida, era il medico che sbraitava contro di me prima che due fari bucassero il tramonto, rivelandomi il buio.

 

**Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale.

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