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Ciclismo: tra leggenda e storia

ciclismo

di Pino Rosso

Un mondo vicino alla gente, ”un mondo  buono” diceva Montanelli; la gente amava i corridori  erano gli sportivi più vicini alla gente, passavano davanti casa,  si applaudivano e dalla finestra si buttavano petali di rosa, quasi si potevano toccare.

L’inizio non fu facile, il governo Giolitti  voleva mettere al bando la bicicletta perchè pericolosa ed antiestetica; la bicicletta invece diventa accessibile agli inizi del ‘900 e sarà il principale mezzo di locomozione con 600.000 unità circolanti ( sarà soggetta a tassa circolazione di 10 lire). Poi iniziarono le grandi corse (Tour, Giro, Vuelta e le classiche del nord); nel 1911 il giro partì da Roma in omaggio al cinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia e vinse Gerbi detto”diavolo rosso”.

Nel 1915 la tragedia della grande guerra fermò le gare e solo nel 1919 si ricominciò.

Spuntano altri campioni arrivano i dualismi a ravvivare le gare, gareggiano con generosità: Bottecchia poi Binda ( ragionatore) tanto forte che volte verrà pagato per non correre Guerra (guerriero di nome e di fatto), detto anche locomotiva umana, imprevedibile e simpatico La gente apprezza e ripaga  in tifo caloroso                                                                                      Nel 1931 al Giro appare la maglia “rosa”. La prima viene portata da Guerra che nella sua Mantova batte Binda il rivale di sempre; l’anno magico di Guerra sarà il 1934 al giro (10 vittorie in 17  tappe).  Nel 1949, Coppi rasenterà la leggenda vincendo nello stesso anno Giro e Tour.

Nel 1950 il ciclismo entra in crisi con l’avvento della “Lambretta” e per sopravvivere dovrà cercare nuove idee e sponsor.

Il 2 gennaio 1960 Coppi muore di malaria non riconosciuta,  Bartali resta orfano del suo tradizionale rivale finisce la leggenda ed inizia la storia con Gimondi.  Irrompe poi Pantani (il pirata) forte specie in montagna.

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