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Corso Stalingrado o Martiri delle Foibe?

“Via Martiri delle Foibe di Tito”. Tale vistoso striscione è apparso ieri, 9 novembre, in corso Stalingrado a Bragno, a Cairo, appeso ad una recinzione. Il gesto,compiuto da ignoti, è forse stato una pensata successiva alla proposta formulata  nelle scorse settimane dal sindaco Paolo Lambertini di cambiare nome a corso Stalingrado, definito dallo stesso primo cittadino “oramai anacronistico e con pochissimi riferimenti alla storia del nostro territorio”.

Emersa durante l’incontro tra la giunta comunale e i cittadini della frazione di Bragno, l’ idea ha scatenato più che uno discussione una lite, venendo condannata da tutta la minoranza. In questo clima, nei giorni scorsi, il gruppo “Ligorio Sindaco” ha presentato anche una interrogazione consiliare al sindaco Lambertini con richiesta di risposta scritta durante il prossimo Consiglio comunale.

“La nostra interrogazione chiede chiarezza sulla affermazione del cambio nome di corso Stalingrado, tenendo conto che il nostro gruppo non ritiene assolutamente utile tale cambio di nome, sia per ragioni storiche che per ragioni amministrative”, così si era espresso Giovanni Ligorio.

Occorre precisare che tutti i corsi Stalingrado che esistono, ce n’è uno anche a Bruxelles, non vorrebbero celebrare la figura del dittatore sovietico – e ci mancherebbe altro! – quanto la lunghissima  battaglia, un assedio sostanzialmente, che, fra il 1942 ed il 1943, cambiò le sorti della guerra, quando la sesta armata tedesca, da assediante divenne assediata e la resa del generale che ne era al comando, von Paulus, che divenne gradualmente un oppositore del regime nazista, rimane avvolta da un alone di problematiche e di interrogativi che ne fanno una delle pagine più affascinanti della Seconda Guerra Mondiale.

Intitolare una via ai caduti delle foibe – è però un termine generalizzato e non corretto – sarebbe più che doveroso, dopo anni di silenzi, ma questo non esclude che le vie intitolate alla città di Stalingrado – che ora si chiama Volgograd – non possano coesistere e convivere, per il rispetto della Storia e di principi fondanti, con le eventuali strade dedicate alla tragedia degli italiani della frontiera orientale!

Se si cambiassero i nomi alle vie in base alle simpatie momentanee e perché le loro intitolazioni sono ritenuti, ad arbitrio, mi si consenta, “anacronistiche”, le variazioni sarebbero continue ed andrebbe male, ora, anche a Cavour, a Garibaldi, a Mazzini, a Vittorio Emanuele II, che popolano tutte le nostre città ed i nostri paesi dal nord al sud, perché con le dissennate, o meno, campagne revisioniste antirisorgimentali, si pretenderà di dire che i protagonisti dell’Unità nazionale non meritano di essere ricordati e magari i nomi di Ferdinando II o Francesco II (Franceschiello) di Borbone si affaccerebbero, in qualche città, dalle targhe viarie. Cesare Battisti, vera figura di martire della Prima Guerra Mondiale – non l’omonimo terrorista che se ne sta contumace in Brasile – con tutto ciò che di male si può leggere di lui in taluni siti sulla Rete, non avrebbe forse migliore sorte e chissà, un domani, anche Fabrizio De Andrè, cui una collettiva esaltazione celebrativa dedicò, poco dopo la morte, vie, piazze, scuole, plessi scolastici, calate e giardini, dovrebbe, egli pure, soccombere!

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