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DENTRO AL CUORE DEI BAMBINI



Mentre il mondo, là fuori, poco a poco sta riprendendo i suoi ritmi a passo lento e incerto, dentro ognuno di noi che abbiamo vissuto questa rivoluzione del tempo qualcosa è cambiato.
“Mamma, andiamo a vedere come sta la scuola”
Milano, Francesco, 4 anni e mezzo. Racconto di lui per raccontare dei tanti “piccoli zen” pazienti che in questa emergenza sanitaria hanno saputo mantenere la calma e attenersi alle disposizioni . Quelle dei genitori. Dei parchi chiusi. Gli amici in videochat e persino i reparti di giocattoli blindati, nei supermercati.
Francesco ha capito. Gli è stato spiegato che “no, non si può uscire e fuori c’è la malattia” e ha assecondato, paziente, l’evolversi della cosa.
Non senza sentimenti. I suoi. Quelli di un bimbo che al primo giorno di permesso di uscita chiede alla sua mamma di andare a vedere come sta la scuola, che le svela, passeggiando, che in quel suo posto del cuore, nell’armadietto, c’è il lavoretto da finire, l’astuccio e le forbici.
I bambini sanno. Si accorgono. Obbediscono.
Storgono la testolina, come in quella foto sul web, di fronte all’altalena blindata, hanno accettato, come in una festosa domenica continua e interminabile le mamme e i papà in casa, magari al pc, in smartworking. Può anche essere si siano meravigliati, stupiti, abbiano gioito.. . di tutto questo tempo insieme, dell’aver imparato, a loro modo, a gestirlo. Come Francesco. Che mentre era il turno di mamma al lavoro al pc sapeva che doveva, da bravo, fare il suo lavoretto, magari guardare un po’ di tv. I bambini sanno. Si fidano. Si affidano. E lo hanno fatto anche questa volta, egregiamente. Senza applausi né copertine, tantomeno polemiche. Semplici, come lui, che disegnava. Che ha capito a febbraio (siamo a Milano, il lock down è cominciato presto) che i nonni dall’Abruzzo non sarebbero saliti per la festa a scuola del Carnevale, quella scuola che Francesco tratta come una persona, a cui va il primo pensiero, dopo mesi, chiuso in casa.
E i nonni non li ha ancora visti dal vivo.
Ha la capacità di portarli nel cuore, semplicemente, fidandosi di ciò che gli han detto “quando si potrà torneranno”
“quando non ci sarà più la malattia?….”
Ecco…. Questo è solo un esempio, dei milioni di bambini che ci hanno tenuto compagnia, felici perché si era tutti insieme, a volte, magari, nervosi perché non si poteva uscire ma stabili.
E che non hanno dimenticato i loro mondi, il loro armadietto, l’astuccio riposto, là dentro.
In un mondo dove, ora, non esiste ancora una cura al Covid-19 credo ci si possa umilmente affidare a quella cosa grande che ci regalano i bambini come Francesco :la fiducia nel prossimo, senza giudizio, con il sorriso.
Grazie bambini, grazie di cuore.

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