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ATTUALITÀ

EVENTI DI FINE ANNO ALLA CASA DELLE ARTI DI ALBISOLA, ESPONGONO MARGHERITA OTTONELLO E FEDERICA GIORGIS

di Giorgio Siri

Alla “casa delle Arti” di Albisola Superiore, Ettore e Diego Gambaretto, padre e figlio instancabili patrocinatori di eventi artistici, propongono, per questi giorni di fine anno, una mostra di Margherita Ottonello, presso gli spazi della sede di via dei Seirullo, ed una rassegna di Federica Giorgis ,al Bar “Dolci Incontri”, poco lontano.

Margherita Ottonello sembrava la vera e propria pittrice estemporanea: i suoi paesaggi, dai bei colori luminosi e caldi, invitavano ad una inequivocabile nostalgia di “pittura dal vero” o comunque di immagini lontane dalle lacerazioni cui abitualmente accostiamo i pittori contemporanei. Un villaggio di montagna, un ruscello che scorre in un pianoro alpino, ambientazioni bucoliche, riproponevano una pittura “sempreverde”, gradevole, appagante, serenamente rilassante, secondo un auspicio in controtendenza del “fauve” – belva – Matisse; tante volte preferita, a tutt’oggi, alla ricerca tormentata in cui l’Arte, ormai da più di un secolo – eppure è sempre “Contemporanea”! – è affannosamente impegnata per raggiungere un fine ed un’essenza sempre di là da venire…ed è forse il suo destino! 

Margherita Ottonello richiamava autori come Lorenzo Delleani (1840 – 1908), Carlo Cressini (1864 – 1938), Gigi Comolli (1893 – 1976), paesaggisti immersi nella contemplazione alpestre, di cui sono caratteristiche le raffigurazioni di vedute montane, di greggi, di villaggi, in atmosfere reali e sognanti ad un tempo.

Poi tutto cambia; l’autrice sembra passare ad altra ispirazione. Non più contemplazione lirica del mondo circostante ma reminiscenze di Pollock, di Matta, di Vedova, di Basaldella. Margherita non sente più, o non è solo in ascolto, della voce degli antichi villaggi e dei ruscelli nella vallata, ma viene attratta dalle “esplosioni cosmiche”, dalle scosse elettriche che il contatto di un “abbraccio” può far scaturire, dal segreto del colore che sembra non essere più dominato dall’autrice, ma da lei liberato per esprimere tempeste siderali o, forse, le deflagrazioni che, a nostra insaputa, avvengono pure nelle minuscole particelle che compongono il tutto, comprese le poetiche case di un antico borgo di montagna, e che solo la mano di un bravo artista è capace di estrapolare!

Al Bar “Dolci Incontri”, poco lontano, l’ambiente è reso intrigante dai “misteri” di Federica Giorgis, la cui nota dominante sembra essere una spiccata fantasia, con una propensione verso una veduta arcana ed enigmatica. Federica sa cogliere il lato misterioso di un interno – ad esempio, uno conventuale è particolarmente suggestivo – che, nella particolarità dell’ambiente che viene raffigurato, evoca presenze non definite, richiami metafisici, senso di aspettativa, in un alone di “realismo magico”, con uso di oggetti-simbolo, a volte evidente, come nel caso di una costellazione di Crocifissi! Nei paesaggi visionari o al limite del reale, cui l’autrice sembra particolarmente versata, si apre alla nostra osservazione uno spaccato di altri mondi, di spazi immaginari, l’esternazione di un’allucinazione, un luogo della mente, un angolo del pensiero, infine: ciò da cui scaturisce proprio l’ispirazione artistica, ancorché l’artista corredi taluni suoi lavori, con brevi componimenti da cui si evince il suo afflato religioso e le sue riflessioni filosofiche!

Particolare la tavolozza di Federica, con chiaroscuri, luce soffusa o luminosità accesa: ciò che suscita ancor più l’interesse per il suo lavoro.

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