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Fra chinotto e bitume: l’imprenditoria savonese compie centoquarantanni con Grondona

Il chinotto, che giustamente ora viene rivalutato come uno dei vanti di Savona e stuzzica la fantasia degli “chef” che ormai, coi dolci a base del nostro amato agrume, si sbizzariscono, oppure si fanno marmellate o mostarde e chissa cosa si inventerà in futuro, appartiene alla tradizione dell’industria alimentare locale, pur se per anni non se è parlato, seppure i chinotti in vasetto, sotto sciroppo o sotto spirito o canditi, si notassero nelle vetrine dei pasticceri! Nel 1877 venne infatti aperto a Savona il primo laboratorio ligure in cui si candivano i chinotti. Come per la siderurgia, a Savona, i “pionieri” furono due francesi, Tardy e Benech, anche per il savonesissimo chinotto, l’idea venne a due cigini d’altralpe, che ora sono ricordati con una via secondaria che sbocca sulla rotatoria di corso Svizzera in direzione delle autostrade francese, ovvero a Silvestre e Allemand.
Ma, nello stesso anno, debuttò l’attività tutta savonese della ditta Fratelli Grondona, Giuseppe, Michele e Giovanni, che – a differenza del laboratorio di canditura – è sempre in vita e quest’anno celebra i 140 anni di lavoro, nel settore delle impermeabilizzazioni di edifici, strade, infrastrutture in genere.
L’idea di fondare un’industria fu di Giuseppe Grondona, bisnonno dell’attuale titolare, che gestiva un magazzino di materiali edili a Genova. Durante la spedizione dei Mille notò per la prima volta l’utilizzo delle coperture impermeabili in asfalto nel Sud e intuì che si trattava di un affare di notevoli prospettive in campo industriale. Di qui il trasferimento, e l’ampliamento di sede e di attività. Alla sua morte lasciò il posto in azienda al figlio Giovanni, che in seguito ne divenne l’unico titolare. Nel periodo tra le due guerre mondiali, la ditta raggiunse elevati livelli produttivi e occupazionali, eseguendo importanti lavori in tutta Italia, tra cui le impermeabilizzazioni della Stazione Centrale di Milano.
All’inizio degli anni ‘50 entrò in azienda Giuseppe Grondona Viola, che sviluppò ulteriormente l’attività, ricostruendo lo stabilimento, andato distrutto durante il conflitto e dotandolo di macchinari all’avanguardia per la produzione delle piastrelle in cemento. A seguito della nascita di strutture in cemento armato si manifestò la necessità di abbandonare il sistema di impermeabilizzazione in asfalto colato per passare al multistrato a caldo, più adeguato alle nuove strutture. Nel 1986 entra in azienda Giovanni Grondona Viola, l’attuale titolare, che ha dato un nuovo impulso alla rivendita dei materiali edili e, nel settore delle impermeabilizzazioni, ha soppiantato le vecchie lavorazioni di tipo “multistrato a caldo” a favore delle membrane bituminose in bitume modificato, che restano il “core business” dell’azienda. “In questi 30 anni – sottolinea l’imprenditore – abbiamo seguito nuove tecniche d’impermeabilizzazione, seguendo le innovazioni tecnologiche e normative. Con l’eliminazione dei manufatti contenenti amianto, ci siamo specializzati nell’incapsulamento, nella sovracopertura, nella rimozione e nello smaltimento dei materiali.”

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