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ATTUALITÀ

Ha senso la caccia nel 2018? Vale la pena mantenerla anche se mette in pericolo le persone?

Tra le notizie che hanno destato una maggiore attenzione nel corso degli ultimi giorni, c’è, senza dubbio, quella del ragazzo ucciso da un colpo di fucile di un cacciatore. Il colpo della carabina Winchester 300 non ha lasciato scampo a Nathan, ragazzo di 29 anni che si trovava nei boschi di Apricale in val Nervia, in provincia di Imperia. Secondo le ultime indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, anche il ragazzo avrebbe detenuto delle armi, pur non avendone titolo, e sarebbe stato intento a cacciare. Onestamente, un particolare di poco conto che non incide minimamente sul dibattito aperto circa il senso della caccia nel 2018.

In questi giorni, se ne sono sentite di tutti i colori. Proviamo a fare ordine. Tra le associazioni animaliste, l’episodio è stato colto come un’ulteriore tesi a favore di chi sostiene che la caccia sia non solo immorale, ma anche pericolosa per l’uomo stesso. E in effetti, questa pratica antica non corrisponde più a nessuna necessità se non a quella, a dir la verità bizzarra, di abbattere una determinata specie, tipo i cinghiali, perché “ce ne sono troppi”. Non c’è bisogno della caccia per mangiare carne, non c’è bisogno della pesca per mangiare pesce. Tuttavia, le due “discipline” non sono per nulla assimilabili, in quanto nella seconda i pericoli per l’uomo sono pari a zero.

C’è naturalmente anche chi sostiene che la caccia sia un’attività prettamente ludica e che spesso rappresenti soprattutto un modo per passare del tempo all’aria aperta, con la componente dell’uccisione solo a corollario.

Va bene tutto. Ma non è la prima volta che accade una tragedia come quella di Nathan. È giusto non essere liberi di passeggiare per il bosco perché si corre il rischio di essere colpiti?

Non voglio entrare in questioni troppo profonde dell’animo umano, ma credo che il gusto dell’uccisione e di nutrire il proprio ego uccidendo animali per il piacere di farlo debbano essere messi da parte. Perché non deve servire una strage per far capire che è giusto smetterla con determinate pratiche. Basta un singola vita per capire.

Ben inteso, chi scrive non è mosso da nessun sentimento animalista o da principi vegetariani e vegani. Pensa solo, molto semplicemente, che sia assurdo mettere a repentaglio la vita delle persone per puro diletto.

 

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