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Il Comune di Vado Ligure la spunta col Consiglio di Stato

Il Comune di Vado Ligure ha visto in parte riconosciute le sua ragioni da parte del Consiglio di Stato, da cui era stato condannato, nel 2015, al pagamento di 30.000 euro di spese processuali a ministero dell’Ambiente, Regione Liguria, Provincia di Savona, Autorità Portuale di Savona, APM Terminals e Grandi Lavori Fincosit. Spese, comunque, a cui tutti i beneficiari avevano rinunciato, accettando “la compensazione delle spese di lite”, col versamento corrisposto da ognuna delle parti per quanto di spettanza.

La vicenda era iniziata a seguito dell’ autorizzazione ad avviare i dragaggi preliminari all’inizio dei lavori per la costruzione della piattaforma Maersk, rilasciata nel 2011 dalla Regione Liguria, contro il parere dell’allora amministrazione comunale guidata dal sindaco Attilio Caviglia, che aveva chiesto di subordinare la concessione ad un’operazione di bonifica dei fondali. Il Comune di Vado Ligure aveva impugnato l’autorizzazione innanzi al Tar – Tribunale Amministrativo Regionale –  della Liguria che però nel giugno 2012 aveva respinto il ricorso. La Giunta Caviglia aveva quindi presentato appello al Consiglio di Stato – Organo giudicante di appello per le cause amministrative – .

Nel maggio del 2014 i giudici romani avevano disposto, a spese, anticipate, a carico del Comune, la nomina di un collegio di 5 verificatori, indicati dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale dell’Università di Genova, per lo studio del problema. A quel punto le elezioni amministrative facevano cambiare i scenari con la  costituzione di una nuova maggioranza al Comune di Vado; quasi subito, il nuovo Sindaco, Monica Giuliano, decideva di rinunciare al ricorso, anche a motivo della conclusione, ad ottobre del 2013, delle operazioni di dragaggio nel campo prove allestito in rada.

Nel 2015, conseguentemente alla rinuncia, il Consiglio di Stato ha dichiarato improcedibile l’appello presentato contro la sentenza del Tar Liguria “per sopravvenuta carenza di interesse dell’appellante”, condannando tuttavia il Comune di Vado Ligure, che aveva promosso l’azione, al pagamento delle spese processuali. Prima che passasse in giudicato, l’Amministrazione comunale di Vado aveva impugnato la sentenza, per limitare il danno economico.

Il Comune di Vado aveva protestato, rivendicando l’accordo con Regione, Autorità Portuale, Ministero e gli altri, e aveva proposto un nuovo ricorso, questa volta per ottenere il cambiamento del dispositivo della sentenza: non causa “improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse” ma causa “estinta per rinuncia”.

La sentenza con le spese a carico del Comune di Vado è del 2 febbraio 2015. Dopo tre anni il Consiglio di Stato ha riconosciuto che si era “al cospetto di un errore”. E se in precedenza l’amministrazione vadese era sembrata “in disgrazia”, il finale è stato invece a favore del Comune ed il Consiglio di Stato con ha lasciato dubbi che pure le spese di quest’ultimo giudizio dovranno essere compensate.

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