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Intervista al vescovo Calogero Marino

Abbiamo incontrato il vescovo dì Savona e Noli, Monsignor Calogero Marino, alla vigilia della Festa dell’Immacolata, il 7 dicembre, al Palazzo Vescovile di Savona. Monsignor Gero, come ama essere chiamato, era di fretta; aveva un altro appuntamento a breve termine. Si vede che la sua vita è “di corsa”, con tanti impegni e poco tempo, come la vita di molti fra noi!

Nato a Brescia il 26 marzo 1955, Don Gero è vescovo di Savona da quasi due anni, dopo aver ricoperto la carica di “vicario generale” presso la Diocesi di Chiavari. Glia abbiamo rivolto alcune domande

Cosa significa essere vescovo per lei, monsignor Gero?

Essere vescovo significa essere un testimone di Gesù Cristo e raccogliere intorno a Gesù i fedeli che gli sono affidati.

Come si trova nella nostra Diocesi di Savona, a quasi due anni dalla sua ordinazione a Vescovo e dall’insediamento a Savona?

Bene, sono stato bene accolto, con affetto e amicizia.

L’apparenza della figura del vescovo è cambiata; oggi questo importante prelato è meno paludato, più alla mano, più “uno di noi”…

Ma è così da più di cinquant’anni, ormai, e così apparivano anche i miei predecessori: Sanguineti, Calcagno, Lupi.

Quando lei è giunto a Savona, la Diocesi era agitata da qualche caso di pedofilia e da qualche indagine a sfondo finanziario, cosa ne pensa?

Sono state pronunciate delle sentenze, sono stati presi provvedimenti, chi è stato vittima deve essere riconosciuto come vittima; comunque sono cose passate, ora non ci sono casi in corso…

Cosa pensa dei casi di pedofilia nella Chiesa?

La pedofilia è una grave piaga della Chiesa, per cui la Chiesa deve chiedere perdono e riflettere, in coerenza con la “Lettera al Popolo di Dio” di Papa Francesco, in cui l’esortazione è chiara a ravvedersi dai casi di abusi di coscienza, di potere, di sesso. La Chiesa deve riflettere in che cosa ha sbagliato, nella formazione dei sacerdoti per esempio.

Comunque è sempre importante ripartire…

Cosa significa ripartire?

Pensare al futuro e non stare ancorati al passato, anche al passato di cinque secoli…come sembra stiate facendo voi savonesi; è importante affacciarsi al futuro anche per coinvolgere e interessare i giovani. Il passato ci ha lasciato cose brutte e cosa belle e se anche le cose belle sono finite è inutile rimpiangere, ritorneranno altre cose positive.

Ma col passato bisogna sempre fare i conti…

Certo, anche col presente, ma a me sembra che giornali e giornalisti si fermino ad eventi superficiali; non si va mai oltre più di tanto. Certo, bisogna segnalare le cose che non vanno ma non ci si può fermare ai giardini tenuti male o alle panchine rotte. Ci vorrebbe un qualcosa in più che creerebbe maggior interesse; si leggerebbe di più se si leggesse dell’altro: su argomenti più profondi: il nascere, il morire, l’innamorarsi, l’avere un figlio…la Chiesa deve pensare al futuro, alla rigenerazione: è ciò su cui ho insistito anche nella mia ultima lettera pastorale “Cominciare a ricominciare”!

Lei persegue l’attività sinodale nella Diocesi?

Certamente; vede, sono cose che non si sanno, ma settecento persone sono state coinvolte nei tavoli di studio che la diocesi ha organizzato con le parrocchie e io stasera stessa pregherò, alla Villetta insieme con quattrocento persone. E comunque la società savonese è migliore di quello che sembrerebbe.

Si potrebbe giungere ad un Sinodo canonico verso il 2020, senza fretta, se sarà utile.

L’Eco si occupa anche di Arte…cosa ne pensa del patrimonio artistico della Diocesi e della Provincia?

Che è notevole e non immaginavo fosse così ricco…

A lei piace la musica, ha citato una volta Gustav Mahler, non ricordo bene a che proposito…

Io amo la musica e ho citato Mahler appunto per ribadire i concetti che le esprimevo prima; Mahler aveva detto che non si deve “adorare la cenere, ma custodire il fuoco”, –un concetto sottolineato anche dal Papa agli esercizi spirituali di Ariccia nel 2015(n.d.r.) – ed è questo il messaggio su cui voglio ritornare; certo è giusto conservare le ceneri, ma, se non si tiene acceso il fuoco per l’avvenire non ci sarà la rinascita, i giovani non verranno attratti, non ci rigenereremo!

Con queste parole, che ci toccano, abbiamo lasciato l’attivissimo Don Gero, che. con il suo sorriso semplice ed accattivante, sa dimostrarsi, per sua stessa ammissione, polemico e “sferzante”!

Da “L’Eco – il giornale di Savona e Provincia”, edizione cartacea dicembre 2018

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