Il periodo natalizio più di ogni altro dell’anno è legato alle fiabe, forse per le atmosfere, fiabesche appunto, da cui all’improvviso, a inizio dicembre , le città vengono trasfigurate, in un tripudio di luci e di suggestioni. Forse perché il Natale rimane la festa per eccellenza dei bambini e quella in cui anche gli adulti per qualche istante ridiventano tali.
E’ dunque quasi d’obbligo, per un teatro prestigioso e attento al suo pubblico come il Carlo Felice di Genova, mettere in cartellone, alla vigilia di Natale, una fiaba reinterpretata dal balletto. E, per rimanere ancora più fedeli a questo particolare momento dell’anno, un balletto sul ghiaccio.
Se la scorsa stagione, sulla scena del duttile palcoscenico genovese, trasformata in pista di ghiaccio, avevamo seguito le poetiche vicende de “La Bella Addormentata “ di Pjotr Cajkovskij, ora è la volta di “Cenerentola” di Sergej Prokof’ev, tratta dalla fiaba di Charles Perrault. Ad interpretarla è sempre la straordinaria compagnia del Balletto su Ghiaccio di San Pietroburgo, che dal 1967, sotto l’impulso del coreografo Konstantin Bojarskij, ed a partire dal 1981 con la direzione di Konstantin Rassadin, trasforma il balletto classico sulle punte in una vertiginosa danza acrobatica su pattini a lama. Proprio grazie a questo Artista Emerito della Federazione Russa, già stella del Teatro dell’Opera e del Balletto Kirov di San Pietroburgo (che ora ha ritrovato il suo nome imperiale, Marijnskij), la perfezione della tecnica di fusione tra le figure del balletto classico e la tenuta dell’equilibrio della lama ha raggiunto tali livelli, da permettere di rappresentare – ed è un caso unico al mondo – tutti i grandi balletti del repertorio classico, senza tradire la gloriosa tradizione del balletto accademico russo. Chi assiste a questi spettacoli, infatti, si rende subito conto che non si tratta di un tipico “show on ice”, ma di un autentico balletto, dove la componente funambolica (inevitabile, in quanto danzare sulle lame comporta un continuo rischio di caduta) è sempre in funzione dell’idea coreografica ed espressiva.
Il capolavoro portato in scena quest’anno al Carlo Felice (sabato 21 dicembre ore 15 e ore 20, domenica 22, ore 15), “Cenerentola” di Sergej Profof’ev, mette in luce la capacità del grande compositore russo di passare in maniera del tutto naturale dall’idillio sentimentale, come nelle scene d’amore tra Cenerentola e il Principe, all’ironia, quando al centro dell’azione ci sono la matrigna e le sorellastre. Interessante è anche la storia della creazione di questo balletto, di cui Prokof’ev disse:” Ho scritto Cenerentola nella tradizione del balletto classico russo, in essa troviamo pas de deux, adagio, gavotta, alcuni valzer, la pavana, la mazurca , il galoppo…”. Ma tornando alla vicenda della creazione, Il compositore decise di mettere in musica la celebre fiaba per la prima ballerina Galina Ulanova che , interpretando al Teatro Kirov il suo “Romeo e Giulietta”, lo aveva molto impressionato per la magnifica esecuzione. Fu così che scelse per lei e il suo nuovo lavoro la fiaba di Perrault, già ispiratrice di varie opere, la più famosa delle quali si deve a Gioacchino Rossini. La composizione del balletto venne interrotta nel 1941 dai tragici eventi della Grande Guerra Patria, e Prokof’ev lo portò a termine solo dopo che, nel 1943, rifugiatosi a Perm’, dove si trovava anche la troupe del Kirov, poté discuterne i dettagli con il librettista. Tornato a Mosca concluse così il lavoro: Galina Ulanova, la sua ispiratrice, interpretò Cenerentola non alla prima del balletto, il 21 novembre 1945, ma negli spettacoli successivi.
Era nato un capolavoro della danza, a cui Konstantin Rassadin con il suo Balletto sul Ghiaccio di San Pietroburgo ha saputo dare nuova linfa, in un’interpretazione, che ha suscitato l’entusiasmo del pubblico genovese.