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CULTURA

“Le migliori canzoni della nostra vita anni ’50”, Gianni Marzocchi canta “Musetto”

“Cari amici vicini e lontani”, iniziò così il suo saluto Nunzio Filogamo, lo storico conduttore radiofonico dell’edizione numero uno del Festival di Sanremo, che, all’epoca, si svolgeva nel Salone delle feste del Casinò. Il Teatro Ariston sarebbe diventato la casa della kermesse solo alla fine degli anni ’70. Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano erano gli unici tre interpreti che si alternavano interpretando le venti canzoni inedite in gara. La prima edizione televisiva risale al 1955. All’epoca, il televisore era un lusso e le famiglie si riunivano spesso presso le case di coloro che possedevano l’ambito elettrodomestico per assistere agli spettacoli. “Dai datti una mossa, se non ci sbrighiamo ad andare dai vicini ci perdiamo l’inizio”, avrà detto un’ipotetica signora al marito, entrambi invitati a godersi lo spettacolo da qualche amico più abbiente. (Michael Traman)

Gianni Marzocchi – MUSETTO (1956)

https://www.youtube.com/watch?v=1qdJQbI1aow

La sesta edizione del Festival della Canzone Italiana, secondo le intenzioni della RAI, doveva tornare ad essere intesa nel senso letterale della sua definizione: un “concorso di canzoni” e non una gara fra interpreti. Fu così che mesi prima venne indetto un concorso nazionale dal quale sarebbero stati selezionati sei cantanti (su 6.646 candidati!): Luciana Gonzales (vero nome Lucia Benedetta), Gianni Marzocchi, Ugo Molinari, Franca Raimondi, Tonina Torrielli e Clara Vincenzi. Una scelta che non si rivelò azzeccata: di questi volti nuovi, disorientati da una popolarità piovuta loro addosso troppo repentinamente, soltanto Tonina Torrielli – soprannominata “la caramellaia di Novi Ligure” poiché aveva svolto l’attività di operaia in quel settore – avrebbe ottenuto un discreto successo, tornando a Sanremo in altre sette occasioni e guadagnandosi talvolta l’etichetta di “rivale” della ben più nota Nilla Pizzi. A seguito delle polemiche scaturite dalla decisione di escludere gli artisti già noti al pubblico, venne organizzata una quarta serata fuori concorso durante la quale si esibirono Nilla Pizzi, Achille Togliani, Teddy Reno, Carla Boni, Gino Latilla, Claudio Villa, Katyna Ranieri, Giorgio Consolini, Tullio Pane, Franco Ricci, Nuccia Bongiovanni e Bruno Pallesi, accompagnati dall’orchestra del sempiterno Cinico Angelini. Come dire: “Chiediamo scusa, ci eravamo sbagliati”. Neppure le canzoni – ah, dimenticavo: vinse “Aprite le finestre”, cantata da Franca Raimondi – avranno miglior sorte, finendo presto nel dimenticatoio. Unica eccezione “Musetto”, presentata al Festival da Gianni Marzocchi e classificatasi all’ottavo posto ma destinata al successo nella versione del non ancora noto Domenico Modugno (autore di questo brano romantico e soft per il cui testo fu ispirato dalla moglie, la soubrette Franca Gandolfi) e, soprattutto, in quella del Quartetto Cetra, che ne offrì una pregevole interpretazione proponendone in seguito anche una divertente parodia in televisione. “Musetto”, seconda ed ultima canzone (la prima era stata “Vecchio frack”) incisa in italiano da Modugno durante il suo primo periodo alla RCA (alcune settimane dopo passò alla Fonit, non ancora fusa con la Cetra), era già uscita nel dicembre 1955 sia a 78 che a 45 giri abbinata a “Io, mammeta e tu”, divenuto in seguito uno dei brani più noti del leggendario cantautore pugliese, ma che all’epoca dovette la sua fortuna alla versione di Renato Carosone (addirittura il 5° singolo più venduto del 1956).    (Boris Carta)

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