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Nanni Svampa

Cantante e cantore, che ha saputo mettere in musica immagini, genuine come  settimana di moda, un mondo passato che parlava in dialetto è Nanni  Svampa.. Cantava tramandandoci centinaia di canzoni che parlano di amicizia e sentimento. Una storia di tutti i giorni, un po’ demodè, degli artigiani che lavorano in strada, osterie, nebbia, case con ringhiera e annessi servizi, donne che facevano il bucato nei navigli, della famigliarità con macellaio e panettiere, droghiere e non di “apericena”. Parlando di sè in una intervista “ho 40 anni, da 25 ateo, mi piace il barbera di 16° e non riesco a smettere di fumare”. Nato a Sangiano sul lago Maggiore, nel 1938, parla dialetto. A 9anni va a Milano a Porta Vittoria e invece di vedere animali da cortile, guarda le persone, una Città che aveva un’umanità intensa, la nebbia che avvolge, ovattava tutto. Giannino Svampa, se era per lui all’Università preferirebbe l’osteria, ma per fare contento papà, va alla Bocconi, Economia e Commercio, esami a rilento, intanto da vita con amici ad un gruppo goliardico “I soliti Idioti” e fonda una rivista ”Prendeteli con pinze e martellate”. Finisce l’Università per il padre, ma non è la sua strada e invece di cercare un lavoro serio, scrive canzoni ”io vado in banca”  frequenta osterie e cabaret. Precursore di Jannacci e Cochi e Renato, Elio delle storie tese, fonda  i “Gufi” recitano in dialetto, divertono.  Svampa ascolta Brassen che traduce in  milanese,  cerca ispirazione, nella satira politica, arriva alla Bussola in Versilia e passa  alla Tv Carosello. Nel ’69 i Gufi si separano per tornare insieme nel 1981 “Meglio Gufi che mai”. Dopo uno spettacolo che parla male del Vaticano vengono minacciati e resta ancora solo va  a recitare in TV il Mulino del Po ma si rende conto che preferisce il palcoscenico, libero di muoversi e di usare anche le volgarità. Intelligente. Raggiunge il cuore degli spettatori, canta la vita, mentre Milano perde l’identità etnica, Sarà l’anima di Milano senza arrivare ai livelli di popolarità di Totò e Govi   Principi rispettivamente dell’opera dialettale Napoletana e Genovese.  Canta immigrazione e sfruttamento del lavoro (risaia, filanda, officine). Alla fine degli anni ’90 torna alle sue origini, alla campagna, alla natura, dove aveva trovato simpatia e umanità. Cura orto va a pescare cerca di andare avanti, ma i suoi by pass hanno la meglio e nell’agosto del 2017 si spegne.


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