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ATTUALITÀ

NATALE IN STAD-BY

di Linda Miante

Mentre cercavamo di catturare l’immagine della città in abiti festivi, ci ritornava alla mente una frase di Andy Wharol che diceva: “le masse vogliono apparire anticonformiste, così questo significa che l’anticonformismo deve essere prodotto per le masse”. E non scorgendo nulla da plasmare con la penna, decidemmo di rivolgerci al diretto interessato con uno spirito di puerile eccitazione.

“Caro Santa Claus/San Nicola,

ci perdonerai se scriviamo in modo così informale e sbrigativo, ma dobbiamo avvisarti che sulla slitta dovrai sostituire gli Smartphone alle macchinine, i televisori Full HD ai pastelli e che non troverai più latte e biscotti accanto al caminetto, perché i latticini non fanno più tendenza, come del resto la carne, mentre i biscotti contengono molto probabilmente olio di palma. D’altronde cosa ce ne facciamo del caminetto se viviamo in appartamenti addossati gli uni agli altri.

Una volta ti chiamavano pancione, ma poiché non è politicamente corretto, ora sei curvy.

Sorvolando i tetti luccicanti di brina potresti incrociare i noti U.F.O. savonesi, letali quando mugugnano. Poi, guardando verso il basso, avrai letteralmente paura: folle urlanti dentro centri commerciali pervasi dalla voce di Maraiah Carey; pacchi regalo e pigiami sintetici con la tua faccia; presepi made in China con tanto di muschio cancerogeno e il bambino Gesù che forse non nascerà più, per scansare la possibilità di offendere chi accetta i regali ma non gli auguri.

Dimenticavo, siamo ossessionati dai click, eppure abbiamo perso l’abitudine di sviluppare le fotografie. I ricordi sono a breve termine.

I consueti ritmi giornalieri verranno stravolti in una rapida successione di acquisti, luci intermittenti, parentele scomode, ancora luci, flash, aforismi, luci, trombettisti infreddoliti, clacson.

I tortellini in brodo lasciamoli pure a Giovanni Rana che tanto, dopo aver fatto la fila per entrare nell’ultima catena di fast-food, nemmeno ci accorgeremo della differenza e se l’aroma del Vin brûlé finirà per confondersi con quello dello smog, nessuno ci farà caso.

Quella che si è creata è una coazione a ripetere, un miraggio di serenità e convivialità ereditato da quelli che perdevano tempo a dare un senso alle cose e da noi travisato, alienato, consumato.

Risultato? Una buona dose di stress mascherata da festosa generosità, raffreddori e influenze che contagiano cittadini e casse comunali.

Ma non tutto è perduto, le eco della tradizione avvolgeranno la nostra immaginazione in una dimensione in cui, oltre i vetri delle finestre altrui, scorgeremo i rituali natalizi tra giochi di società e centritavola rossi; un giorno in cui i malvagi si riveleranno semplicemente personalità sgualcite, strette tra la paura del passato e quella del futuro.

Sappiamo che ti si chiede sempre meno amore e più pragmatismo, per questo non elencheremo i nostri desideri, perché tu, per quanto tecnologico, non potresti soddisfarli meglio di quanto potremmo fare noi. Eppure la sensazione di essere in pace con se stessi sta svanendo e ci ritroviamo a camminare a capo chino e passo svelto lungo Corso Italia.

Se solo tu riuscissi con un pizzico di magia a ricordarci di essere buoni dall’Epifania al Natale e non dal Natale all’Epifania, questa potrebbe essere di nuovo la nostra festa, perché noi abbiamo bisogno di credere in qualcosa e tu sei l’unico capace di entrare in tutte le case, che siano capanne, tende, iglù o tepee, perché il voler stare bene è una piaga che infetta ogni uomo.

Speriamo che, malgrado tutto, verrai a farci visita.

Tuoi affezionatissimi.

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