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ATTUALITÀ

Nello storico carnevale di Ivrea, una “Battaglia delle Arance” non più moralmente ed eticamente accettabile

Ogni anno, nell’ultimo giorno di carnevale, si rinnova ad Ivrea una festa che io ritengo sia da cancellare dal calendario delle manifestazioni. Ben venga il momento di festa che, peraltro, coinvolge centinaia e centinaia di persone, ma non si può accettare, ai nostri giorni e con i tempi che corrono, di assistere ad uno spreco di tonnellate di arance che potrebbero essere utilizzate per essere consegnate a famiglie disagiate che la frutta non se la possono nemmeno permettere. Potrebbero essere fatti milioni di succhi di arancia da imbottigliare e da inviare nei paesi ove le persone muoiono letteralmente di fame e per denutrizione. Ma come permettere tutto questo scempio? Ai bambini nelle scuole viene insegnato a non buttare via il cibo che è, comunque e sempre, un dono del Signore necessario per la nostra vita e sopravvivenza: parimenti siamo capaci di organizzare queste macabre coreografie dove, anziché tirare i coriandoli o caramelle, sciupiamo tonnellate di arance. Migliaia di nostri pensionati non hanno nemmeno, facendo la spesa, i soldi per comprarsi un po’ di frutta! No signori! Così non va affatto bene e non può più essere permesso dalle autorità. E’ non solo un esempio negativo dato ai giovani, ma un messaggio deleterio a tutta la società che, anziché buttare via per gioco il cibo, dovrebbe essere impegnata a risolvere il problema della fame nel mondo. Non mi interessa se questa festa è una tradizione antica che richiama molto pubblico con la Tv ed i media che riservano ad essa molti spazi: tutto ciò rappresenta una vera e propria offesa alla povera gente ed un esempio molto negativo per le giovani generazioni. Mi stupisco davvero di come le autorità competenti non si siano poste questo problema e possano permettere il ripetersi di queste”Feste”! Possibile che nessuno mai abbia presentato delle interpellanze parlamentari per abolire questo spettacolo che, a mio parere, dequalifica la nostra società, che forse crede e si vanta di essere civile, ma che di civile ha molto poco.

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