di Carlo Colla
Ogni fine anno alle società sportive dilettantistiche piovono fatture relative all’utilizzo degli impianti sportivi che sono stati adoperati per la preparazione degli atleti, per gli allenamenti e per lo svolgimento degli incontri di campionato.
Fatture che vengono stilate dai gestori degli impianti che, a norma di regolamento comunale, terranno nelle loro casse gli introiti versando all’Amministrazione comunale solo il 5% delle somme incrementate.
Fin qui nulla eccepire se non contestare il fatto che tali fatture, proprio per essere tali, sono comprensive di regolare Iva al 22%; i gestori la applicano giustamente, perché così dice la legge.
Le società sportive, quindi, quasi tutte dilettantistiche non a fini di lucro, regolarmente iscritte nel Registro delle società dilettantistiche del C.O.N.I sono costrette a pagarsi, oltreché l’utilizzo del ticket-orario anche l’iva.
Si tratta di una legge castigante per i clubs sportivi dilettantistici che, con mille sacrifici (anche di natura economica), svolgono un servizio di primaria importanza per i giovani e le loro famiglie.
Fare sport non deve essere considerato un bene di lusso ma un’esigenza importante e formativa per i giovani che hanno estremo bisogno di socializzare, di movimento e di gioco.