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Pandolce, fortissimamente pandolce!

Natale si avvicina ed il profumo di panettoni, pandoro e pandolci si fa’ sentire: dalla Campania a Milano, passando per Genova. Il panettone della Pasticceria Vignola di Solofra (Avellino) non è davvero un tradizionale pandolce genovese, ma, come è stato presentato all’edizione numero 11 di “Re Panettone”, a Milano, profumava di ligure. Ed ha ottenuto una menzione d’onore, che può essere assimilata al secondo premio, nella più prestigiosa manifestazione milanese, nel regno del panettone, dedicata appunto al panettone, che si è svolta per due giorni al Megawatt, nella zona dei Navigli.

L’ultimo omaggio alla città ferita ha tutta la bontà della pasticceria campana e porta la firma di un fornaio di Avellino: “E’ stato un pensiero speciale per Genova. Abbiamo creato un panettone a base di basilico dop e limoni canditi. Un prodotto al 100% naturale con lievito madre senza additivi, conservanti ed emulsionanti, con quaranta ore di lievitazione” spiegano dalla Pasticceria Vignola.

Curiosità particolare: il prodotto non riusciva come era stato pensato sulla carta fino a quando il pasticcere ha sperimentato il vero basilico genovese dop: “Una vera e propria marcia in più. Stiamo utilizzando quello dell’azienda agricola Calcagno di Celle Ligure e i risultati sono speciali”. Ed è arrivato l’apprezzamento speciale della giuria del concorso lombardo. “Re Panettone” sarà replicato nei giorni 1 e 2 dicembre a Napoli, al Grand Hotel Parker’s di corso Vittorio Emanuele 135. Che dire: un misto di contentezza e di commozione e poi, per un cellese, che soddisfazione sentir dire che un altro cellese si sta facendo onore col prodotto che forse maggiormente esprime i caratteri della cucina ligure.

Parliamo però del pandolce tradizionale; noi, bambini negli anni 1960, appena dopo il “boom”, prima che l’altro “boom”, quello tragico di piazza Fontana non infrangesse i nostri sogni, vedevamo nel Panettone di Milano il simbolo del dolce natalizio – a parte che, in quegli anni verdi, dolce voleva dire paste e creme! -; la pubblicità televisiva delle marche allora molto in voga lo aveva reso noto; il nostro pandolce, una forma di pagnotta, dall’aroma di anice e pieno di uvetta e di pinoli, un dolce non moltissimo dolce,ci sembrava una cosa dei tempi passati, una cosa che piaceva agli anziani ed infatti ho bene in mente persone di una certa età che si rallegravano per il pandolce, messo in ombra dal più invitante, forse, e ridondante panettone milanese, anch’esso nobilissimo beninteso, ed il pandolce nostro, che i fornai continuavano pervicacemente, e giustamente, a confezionare per le festività natalizie, ricordava loro i tempi dell’infanzia e della giovinezza, quando si faceva anche in casa e si portava a cuocere al forno! Certo le più famose industrie dolciarie liguri ne avevano continuato la tradizione ma è forse nel corso degli anni che il nostro pandolce ha vissuto un continuo revival, col recupero delle tradizioni ed ora, pure grazie alla “rivisitazione” del pasticcere campano che salutiamo calorosamente, può assurgere, come gli spetta, fra i dolci più celebrati; mio cognato polacco, tra l’altro, lo ritiene superiore, e senza discussione, al panettone milanese!

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