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ATTUALITÀ

Perché tifiamo così tanto la Nazionale di calcio?

di Michael Traman

La definizione del calcio, secondo il sito web di una nota enciclopedia italiana, è la seguente: “Gioco in cui due squadre si contendono il pallone cercando di farlo entrare nella porta avversaria. (…) Le squadre sono formate da 11 giocatori ciascuna (…)”.

Dando per scontato il vietato utilizzo di mani e braccia, penso che l’essenza di ben pochi sport possa essere definita con così poche parole.

La semplicità del gioco giustifica la larga diffusione, specialmente presso la popolazione maschile, eppure, negli anni pari, esistono periodi in cui, anche i più tiepidi tifosi o persino coloro che non si curano mai del pallone rotondo durante l’anno iniziano a seguire le partite. Sto parlando di Europei e Mondiali.

La sera dopo Italia-Spagna, durante l’europeo che si è concluso da poco, i miei amici ed io eravamo esausti e felici per la vittoria degli azzurri, invece, a seguito dell’eliminazione beffarda patita per mano della Germania eravamo tutti un po’ giù di morale. Roba di pochi minuti, ovviamente, ma questi sbalzi umorali, anche di coloro che solitamente non si affezionano a squadre o giocatori, mi ha spinto a chiedermi il perché di un tale coinvolgimento emotivo per qualcosa che in nessun modo avrebbe influito sulle nostre vite, sui problemi quotidiani.

La prima risposta che mi sono dato è che probabilmente lo scontro tra nazioni infervora gli animi e che la dinamica “noi vs voi” tipica delle guerre venga riprodotta in scala dall’incontro di calcio, dove la differenza con gli altri ci fa sentire tutti più coesi come gruppo. Tale risposta, influenzata da alcune letture riguardo la “In group theory” sembrerebbe la più logica o forse lo è proprio.

Tuttavia , ho cercato di trovarne un’ altra, che potrebbe essere in qualche modo assimilata alla prima, ma che comprende esperienze comuni della vita quotidiana.

In un paese calciofilo come il nostro, buona parte dei ragazzi gioca o ha giocato almeno una volta a calcio, tutti noi abbiamo avuto un compagno o un amico più bravo degli altri che per una periodo ha cullato il sogno di diventare calciatore o che lo è diventato davvero, tutti i genitori hanno sperato per un istante che il proprio figlio potesse indossare quella maglia azzurra, un sogno o un pensiero estemporaneo, non per forza un’ossessione come purtroppo si vede spesso nei campi, dove padri e madri completamente scollegati dal mondo, che credono di avere un piccolo messi in famiglia, impediscono al proprio figlio di vivere con spensieratezza lo sport costringendolo a “farcela a tutti i costi”.

Ebbene, in tale contesto il giocatore della nazionale rappresenta un nostro amico potenziale che ha condiviso con noi il banco di scuola, le prime uscite serali, le prime partitelle al campetto e le prime avventure in una squadra, che è cresciuto nel nostro stesso ambiente, guardando gli stessi programmi tv, seguendo le stesse mode e le nostre tradizioni; quell’amico che è riuscito ad abbinare ad un dono di madre natura tenacia e costanza e che ha realizzato quello che anche per un istante è stato il nostro sogno.

Chi di noi non sarebbe entusiasta alla notizia della convocazione di un nostro amico o ex compagno di squadra nella nazionale italiana? Chi non tiferebbe sperando che possa vincere e regalarsi una soddisfazione enorme che sarebbe pronto a condividere con noi?

Magari si tratta di un’idea di chi ama lo sport e il calcio in particolare e che pensa che alla base del gioco e del tifo risiedano sempre valori e sentimenti, ma mi piace pensare che sia così !

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