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ATTUALITÀ

SAN SEBASTIANO A CELLE

di Giorgio Siri

E’ stata rinviata per il cielo grigio ed il vento impetuoso la festa
rionale di san Sebastiano, a Celle. Gli over cinquanta, come lo
scrivente,  ricordano i tempi in cui la serata del 20 gennaio, il giorno
dedicato al Martire Sebastiano, era illuminata, nel rione a ponente di
Celle, dai caratteristici palloncini con la luce all’interno, apposti su
quasi tutte le finestre di via Bernardo Arecco. Si celebrava la Messa
all’asilo Aicardi e poi non mancava una padella di frittelle! Solo su di
un terrazzo, negli ultimi anni, si notava il chiarore delle multicolori
lampadine festive, ultimo ricordo di una consuetudine andata in disuso.
La manteneva il compianto Sergio Dellepiane, da poco scomparso,
appassionato fotografo, ex alpino, membro della Confraternita di San
Michele.

Da qualche anno un gruppi di instancabili, animato dal ceramista
Marcello Mannuzza e dall’ex consigliere comunale e vice sindaco, Michele
Manzi, appassionato cultore di cose cellesi,aveva ripristinato, alla
grande, la festa rionale, con bancarelle, frittelle, sfilata della Banda
musicale e rintocchi della campana che già era installata sul piccolo
campanile della chiesina scomparsa ormai da tanto tempo. Sarà per la
prossima domenica!

Dove, più o meno, si trova la cabina del depuratore, si trovava
l’oratorio votivo che la popolazione di Celle, scampata ad una
pestilenza, nel XVI secolo aveva voluto costruire in onore di San
Sebastiano. Negli anni 1930 il parroco Don Tardito, coi fabbricieri,
accettò le direttive del Podestà e della Giunta che auspicavano la
demolizione del’edificio di culto, che era adibito, da tempo, a
magazzino e ritenne più conveniente incassare le cinquemila lire di
indennizzo. Per questo motivo, forse un po’ ingenerosamente, Silvio
Volta, nella sua “Commedia cellesca”, mandò il parroco nell’Inferno cellese!

San Sebastiano è ricordato anche in una lastra in ceramica, posta in
un’edicola del giardino dell’Asilo Aicardi, opera del 1959.

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