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ATTUALITÀPOLITICA

Savona, il sindaco Caprioglio chiarisce la sua posizione sulla vicenda della lapide delle Camicie Nere

“Non ero a conoscenza del contenuto della lapide e non potevo in alcun modo immaginare quanto sarebbe accaduto. In quel campo vanno tutti i sindaci di Savona da 20 anni, ho peccato di ingenuità, ma non accadrà più e mi scuso ancora una volta con la città”, ha dichiarato il sindaco Ilaria Caprioglio in merito all’ormai noto “caso della lapide” che, nel campo V dei Valorosi al cimitero di Zinola, includeva le Camicie Nere tra le Forze Armate commemorate dal complesso monumentale. La lapide è stata prima “censurata” da Giovanni Durante (Arci), poi coperta interamente per volere del sindaco che si è scusata con una lettera pubblica e infine è stata divelta e spezzata da qualcuno nella notte tra mercoledì e giovedì.

La questione della lapide è approdata in consiglio comunale per via di un’ interpellanza urgente presentata da Marco Ravera, Barbara Pasquali, Daniela Pongiglione, Manuel Meles e Andrea Addis, per chiedere “chiarimenti in merito all’inaugurazione di una lapide in data 6 ottobre 2018”. Il consigliere Ravera ha presentato una serie di domande su un evento definito “mai accaduto nella storia recente di Savona”, per chiarire una volta per tutte se il Comune fosse o meno a conoscenza del contenuto della lapide e se sia stato o meno concesso il patrocinio. Ravera ha anche sottolineato come le minacce a Caprioglio e Durante su un gruppo Facebook denominato “Partigiani con le mani rosso sangue 2” siano un monito per tutti sul fatto che “la ‘tolleranza’ nei confronti di quelle ideologie è inutile e porta solo violenza”.

“Ringrazio per questa interpellanza, perché mi permette di fare chiarezza”, è stata la replica del sindaco, “e ribadisco in modo fermo, preciso e irremovibile che il Comune non era a conoscenza del contenuto della lapide, e chiunque affermi il contrario mi costringerà ad agire per tutelare la nostra buona fede. A maggio mi è stato presentata la bozza del progetto e non ho nè testimoni né registrazioni di quell’incontro e, per tutelarmi in ogni incontro, probabilmente dovrò munirmi di un registratore o di qualcuno che verbalizzi ma fortunatamente ho una lettera protocollata, scritta proprio dall’associazione che ha avanzato la proposta, che ripercorre in modo puntuale quell’incontro. Secondo gli uffici non erano necessarie particolari autorizzazioni né commissioni d’esame perchè il Campo V era stato assegnato all’associazione “Caduti senza Croce” in una sorta di “comodato d’uso” dal lontano 1998. Ogni anno sono andata a commemorare quel monumento, e come me lo hanno fatto i miei predecessori e nessuno poteva aspettarsi una simile “trappola”. E anche leggendo lo statuto dell’Opera per i Caduti Senza Croce si può notare solo che è dedicata a ricordare i morti al fronte, stimolare il rispetto per la bandiera italiana e commemorare le forze armate. Davanti a una richiesta di un’associazione simile, che gestisce quel campo da vent’anni, un campo dove sia io che coloro che mi hanno preceduta siamo già stati, io mi sono fidata. Quando sono arrivata le lapidi erano coperte e dopo il discorso ho scoperto la prima lapide. Quindi sono tornata in postazione e hanno iniziato a leggere: non nascondo che quando ho udito il nome delle “Camicie Nere” sono raggelata come tutte le altre autorità. Forse ho sbagliato nel non interrompere la cerimonia o intervenire sul momento ma non mi è sembrato rispettoso nei confronti delle persone presenti anche perchè tra loro c’erano molti familiari di vittime  arrivati anche da Brescia. Da subito ho iniziato ad approfondire cosa poteva essere successo”.

“Ora abbiamo iniziato una serie di verifiche, perché quanto accaduto rappresenta un grave precedente non solo per la mia persona ma per tutta la città”, prosegue il sindaco, “ma ci tengo solo a sottolineare ancora una volta che questa associazione non è “comparsa dal nulla”, ma è attiva in questo Comune da 20 anni e prima di me sono andati a rendere onore, con fascia e gonfalone, tutti gli altri sindaci di sinistra. Sicuramente ho peccato di ingenuità, ho avuto dei limiti e avrei dovuto chiedere un controllo preventivo agli uffici ed ho chiesto scusa al Prefetto, perché l’ho messo in gravissimo imbarazzo. Ciò deve servirci di lezione e d’ora in poi prima andremo a fare un controllo preventivo ma credo che gli elementi da me descritti possano far capire perché non mi fossero sorti dubbi. Concludo ribadendo ancora una volta le scuse a nome mio e dell’amministrazione comunale promettendo che d’ora in poi, in casi simili, effettueremo le verifiche preventive necessarie in modo che una cosa del genere non accada mai più”.

Il lungo discorso non ha però convinto pienamente Ravera: “Non ho dubbi sulla buona fede del Sindaco e posso capire l’imbarazzo sul momento. A lasciarci perplessi, però, è la tempistica perchè si sarebbero potute rilasciare delle dichiarazioni o un comunicato stampa il giorno stesso, zittendo così tutte le possibili contestazioni”.

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