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ATTUALITÀ

Se invecchiare è “triste”, di questi tempi lo è ancora di più

Invecchiare e, soprattutto invecchiare bene, è sempre stato il desiderio di tutti. Arrivare ed oltrepassare anche i novanta anni è un privilegio che spetta a pochi, quando poi la testa funziona alla grande e l’età molto avanzata ci permette piena autonomia e piena funzionalità fisica.

Bene o male, pensatela come volete, è un traguardo che non tutti riescono a tagliare, ma che è nelle speranze e negli obbiettivi di noi tutti. Ognuno di noi, poi, ha un’idea ed un concetto della grande vecchiaia diverso, nebuloso, vago ed impreciso. Da un lato tutti vorremmo diventare centenari, contornati dall’affetto dei figli, nipoti e pronipoti, dall’altro, il solo pensare di finire i nostri mesi in un letto incapaci di provvedere a noi stessi e magari senza la giusta e necessaria assistenza ci spaventa e..forse ci terrorizza di più. Lo vediamo tutti i giorni nel giro delle nostre conoscenze ed esperienze: vediamo dei novantenni che ci “danno dei punti”, autonomi, vivaci, contenti di vivere la loro età e fortunati nell’avere una salute che consente loro di muoversi, camminare, uscir di casa, fare le loro commissioni e provvedere alle loro esigenze.

Vediamo, invece, anziani ridotti a larve umane non solo nel fisico, ma, soprattutto nello spirito: anziani senza il conforto di parenti o amici, relegati (almeno i più fortunati) in un ricovero dove, trattamento discutibile a parte, si paga fior di rette mensili. Anziani, questi, che più che vivere possono solo vegetare sapendo bene e comprendendo di essere di peso a chi è addetto alla loro tutela e sorveglianza: tutela e sorveglianza che, spesso, o non c’è proprio o lascia molto a desiderare. Colazione, pranzo, cena, pulizia personale fatta alla spicciolata, senza che nessuno dialoghi con loro, senza più nessun punto di riferimento, senza un figlio o parente in grado di trasmettere quell’affetto che diventa l’unico senso in una vita ormai verso la fine.

Inutile nascondere che tutti noi riflette su questo problema quasi rifiutandolo e sperando che questo momento non debba mai toccarci. Nulla di più sbagliato. Se il signore ce ne darà la possibilità questi difficili momenti giungeranno per tutti. Come saremo in grado di affrontarli? Con l’aiuto e l’affetto di chi?                                          Sapete quale è il problema? Nessuno di noi riesce ad immaginare se stesso in un letto di ospedale o in una casa di ricovero, con il pannolone da cambiare e con la testa che rimembra i tempi passati di quando, pur potendo viver bene, non ne siamo stati capaci. Ci riaffiora tutta la nostra vita, i nostri amori, gli errori, il lavoro, le amicizie, le passioni più o meno travolgenti, tutto ciò che ci ha condizionato l’esistenza. Una cosa mi ha sempre sconvolto durante le mie esperienze di volontariato negli ospedali, ricoveri e case di cura è di aver visto molto spesso anziani piangere a dirotto senza un’apparente motivo. Che tristezza assoluta! impossibilitati a portare un aiuto tangibile ed a ridare momenti di serenità e di pace a questi nonnini che potrebbero essere i nostri genitori che oggi, purtroppo, non abbiamo più con noi. La cosa, invece, che mi indispettisce di più è vedere e prendere atto di come la nostra società se ne infischi letteralmente di questo problema: una società, quella attuale, che già ha ben poco rispetto peri i giovani e per chi lavora e che, certamente, non ha nessuna attenzione e considerazione per gli anziani, ritenuti, ormai, esseri inutili ed improduttivi, capaci solo di creare costi alle casse dello Stato.

Questo è il comportamento dello stato verso chi ha creduto, ha lavorato e ha dato il suo contributo alla società. La risposta ed il ringraziamento è assoluto menefreghismo e disinteresse. Che manchino totalmente le case di ricovero lo sappiamo tutti con gli ospedali che non possono e non vogliono ospitare i “lungo-degenti” indirizzandoli verso strutture private o convenzionate i cui costi sono molto spesso insostenibili da parte dei familiari o degli stessi anziani che vengono a riscuotere pensioni “da fame”. E’ venuta totalmente a mancare la cultura verso gli anziani, ovvero il fatto di doverli seguire, accudire, medicare. Una situazione di assoluto disagio che dimostra palesemente che l’Italia non è quella nazione civile che crede di essere, ma un paese senza rispetto per bambini, malati e anziani.

Noi che godiamo ancora di autonomia e buona salute, nulla facciamo per migliorare questo stato di cose, dimenticandoci che tra non molto tempo toccherà a noi subire la stessa sorte. Il bello sarebbe invecchiare con tanti soldi nel cassetto, ammesso e non concesso che questo possa lenire i problemi, ma la realtà economica dei nostri pensionati ben la conosciamo. Grazie caro Governo per quello che non fai. Non meriti certo la mia stima e la mia fiducia. Grazie a Dio non sono l’unico a pensarla così.

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