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ATTUALITÀ

Seconda Categoria, Fabio Abate ritorna sulle emozioni della vittoria del suo Plodio con un occhio al futuro

 

Dalla tribuna del “P. Ponzo” di Bragno non era difficile scorgere, dietro la rete di recinzione nei pressi della panchina del Plodio, la fibrillazione di una figura che sussultava, si inginocchiava e soffriva. Fabio Abate, ds del Plodio campione, ha vissuto, come era inevitabile, con grande partecipazione la finalissima contro il Millesimo. Il finale è stato lieto: una barba in meno sul volto, ma la soddisfazione di aver fatto l’impresa. A poco più di un mese da quella domenica, ha risposto alle nostre domande, tornando sui 120 minuti di gara e parlando del futuro in Prima Categoria.

 

Quanto è alto il “volume delle emozioni” quando si vince un campionato dopo uno spareggio?

Vincere un campionato è sempre qualcosa di bellissimo, vincerlo in uno spareggio è qualcosa di straordinario. La sconfitta con il Millesimo nel girone di ritorno della regular season non l’avevo per niente digerita e desideravo fortemente una nuova possibilità. Era stata, a mio avviso, una sconfitta immeritata. Un primo tempo in mano al Millesimo, ma senza grosse occasioni da rete, una ripresa a forti tinte biancoblu, con diverse occasioni sprecate e il goal del vantaggio. Da quel momento,  dieci minuti di Black out che ci hanno portato alla sconfitta. Alcuni addetti ai lavori che erano a vedere quella partita mi dissero che più che a vincere il Millesimo fu il Plodio a perdere.Disputare lo spareggio è stata l’occasione per cancellare quei dieci minuti finali.

La narrazione del campionato ha seguito spesso il seguente ritornello: Millesimo forte e bello, Plodio , seppur appaiato in classifica, meno forte e più vulnerabile. Tutto ciò può aver contribuito a farvi trovare quella motivazione che vi ha permesso di disputare una finale quasi perfetta?

È innegabile che in diverse occasioni non siamo stati bellissimi, ed è stato motivo di insoddisfazione da parte mia. Il Plodio in molte gare giocava a sprazzi, quando schiacciava l’acceleratore regalava momenti di bel calcio, ma troppo spesso si limitava a gestire la partita e il risultato, cosa che non ha mai fatto il Millesimo. Caratteristica che comunque ha portato i suoi frutti, perché la forza di gestire, anche con semplicità, risultati e portare a casa diverse vittorie sull’uno a zero ci ha reso consapevoli della nostra compattezza e del nostro valore.
Se a detta di molti il Millesimo era la squadra che esprimeva il miglior calcio un motivo ci sarà, io il Millesimo l’ho visto giocare cinque volte quest’anno, ho visto una buona squadra, ben organizzata, con buoni giocatori, ma mai ho visto una squadra che avesse dimostrato di essere superiore a noi. Lo spareggio ne è stata la dimostrazione, una partita non bella, equilibrata, ma comunque sempre in mano nostra, penso, senza correre rischio di sbagliare, che se c’era una squadra che meritava di vincere quella era il Plodio e così è stato, nonostante il Millesimo abbia da recriminare, a ragione, per un rigore non assegnato. L’essere gli sfavoriti non ci ha galvanizzato più di tanto, quello che più ci ha motivato è stato leggere innumerevoli volte i numeri e le statistiche, che non avevano valore ma volevano elevare a vincitore morale del campionato i nostri antagonisti, prima ancora di giocare uno spareggio che già si sapeva si sarebbe dovuto svolgere in caso di parità di punti.
Grazie a Millesimo e Plodio il campionato è stato molto avvincente, anche se a inizio anno avrei puntato di più sulla Priamar, mentre sono rimasto incredulo dall’ottimo campionato del Dego, non tanto per la qualità dei singoli giocatori, che era evidente, quanto nella capacità di amalgamare il tutto in una realtà completamente nuova.
Da menzionare anche il lavoro di mister Pansera a Rocchetta, a luci spente e in sordina, ha ottenuto risultati che non avrei mai ipotizzato, portando la Rocchettese ad un passo dai playoff.
Per quanto riguarda il Mallard,  sapevo da subito che il suo più grosso handicap sarebbe stato la panchina corta, perché qualitativamente aveva una rosa di tutto rispetto, dimostrazione è lo straordinario girone di ritorno. Campionato tutto sommato piacevole soprattutto grazie ai numerosi derby disputati.
Campionato anche paragonabile alla serie A, per tutti era il Napoli a esprimere il miglior calcio, ma ha vinto la squadra meno bella ma più compatta, più coesa e più organizzata, quella con la rosa più competitiva.

 

La storia recente è zeppa di squadre che vincono o vengono promosse per poi essere riportate con i piedi per terra dalla difficoltà della Prima Categoria, retrocedere e dover ripartire da zero. Il Plodio ha nel suo DNA la capacità di soffrire, i numerosi play out vinti in passato ne sono testimonianza. In questo senso, pensi che questa caratteristica possa aiutarvi il prossimo anno?

Per il prossimo anno l’obbiettivo della società è quello di una comoda salvezza. Non sarà facile, senza dubbio, ma se riusciamo a mantenere per intero l’ossatura del gruppo dell’anno appena trascorso, abbiamo già una solidissima base. I “Campioni”, come a me piace chiamarli, sono tutti riconfermati e con loro in squadra mi sento tranquillo e fiducioso di poter raggiungere qualsiasi risultato. Sarà importante poter disputare la maggior parte delle partite casalinghe sul nostro campo. Giocare a Plodio ci ha sempre dato un ulteriore senso di appartenenza ed è sempre stato un campo ostico e difficile per tutti. Gli innesti saranno sicuramente le leve giovani come da regolamento e poi vedremo se riusciremo a regalarci qualche giocatore di esperienza, tutto con un occhio al bilancio e senza pazzie. Il nostro progetto, iniziato tre anni fa, ha raggiunto il primo traguardo con l’approdo in Prima Categoria, ora vogliamo creare una società che possa stabilmente mantenere la categoria e che sia, come è stato fino ad oggi, autosufficiente.

 

Con Broglio e Brignone formi una triade storica ormai. Aver giocato insieme ha aiuto la vostra intesa come dirigenti?

 

Il rapporto che mi lega a Broglio e Brignone è un qualcosa che va oltre i confini del calcio, un rapporto nato prima fuori dal rettangolo di gioco e poi continuato anche sui campi di calcio, prima da avversari e poi da compagni. Il nostro è un lavorare in simbiosi, sapendo comunque rispettare i ruoli che ognuno di noi ha. Non sono tutte rose e fiori, ci sono anche screzi e discussioni accese, ma quando sai di confrontarti con persone oneste e leali, nonché sinceri amici, anche gli scontri più accesi finiscono affogati in una birra e hanno sempre una conclusione costruttiva per il bene di tutti e soprattutto del Plodio.

Il secondo goal è stato preparato da Bergia e realizzato da Resto, due che c’erano nell’anno dell’ultimo posto, il vostro anno zero. Una chiusura romantica, credi nel destino?

Sono contento che mi chiedi di Bergia e Resio. Sono due ragazzi strepitoso che quest’anno hanno fatto innumerevoli sacrifici per concludere la stagione, causa impegni di lavoro, ma che nonostante questo non hanno mai fatto mancare il loro contributo. Certo che credo nel destino e non ci può essere favola più bella di quella che hai appena raccontato. Due ragazzi utilizzati con poca continuità ma che hanno dimostrato un attaccamento alla maglia incredibile, sempre disponibili, mai polemici, sempre propositivi e determinati quando chiamati in causa. Spero fortemente che anche loro decidano di fermarsi con noi.
Oltre a loro, non posso non menzionare Capizzi Diego, Cordini Gabriele, Picalli Andrea, Pinetto Alberto, Ciappellano Paolo e il mitico Paco, ritornato all’ “ovile”  dopo che il suo futuro sembrava fosse in Senegal. La nostra vera forza sono stati loro, ragazzi che hanno saputo aspettare il loro momento è che  quando sono stati chiamati in causa non hanno mai deluso, ragazzi che hanno messo davanti a tutto la squadra e il suo bene, primi tifosi, sempre i primi a incoraggiare i compagni. Sono loro i primi che voglio personalmente ringraziare, senza la loro presenza, la loro serietà e il loro attaccamento alla maglia non saremmo mai arrivati alla vittoria del campionato e la testimonianza sono stati gli ultimi due minuti dello spareggio, Bergia confeziona e Resio conclude. I ragazzi che ho nominato hanno vissuto il Plodio in ogni sua sfaccettatura e in ogni sua posizione in classifica e loro rappresentano più di altri la nostra realtà.

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