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ATTUALITÀ

Si aspetta la ripresa dello sport dilettantistico, ma le difficoltà ed i problemi da superare sono ancora molti.

È iniziata la tanto attesa “Fase 2” ed anche il mondo dello sport si appresta a riaprire i battenti anche se le difficoltà saranno purtroppo in primo piano e non facili da superare. Un’inattività davvero troppo lunga che ha rischiato di assopire la grinta e la determinazione necessaria per lo svolgimento dei campionati,  che peraltro pare proprio non debbano riprendere a livello dilettantistico, rinviato il tutto al prossimo settembre, con l’inizio della nuova stagione agonistica 2020/0021. Un’annata sportiva, questa del 2019/2020, decisamente da dimenticare e che ha lasciato molto amaro in bocca in tutti i clubs che avevano investito tempo e denaro: campionati fermati, altri nemmeno iniziati e, soprattutto, il blocco totale degli allenamenti settimanali. La salute di tutti, peraltro era diventata – e lo è tutt’ora – l’unica vera priorità alla quale dovremo rivolgere le nostre attenzioni anche nelle prossime settimane ove è prevista – almeno lo speriamo – una lenta e progressiva ripresa di “Fare sport”. Ripartire è comunque molto difficile e più difficile sarà ancora rimettere in moto un motore organizzativo che ha rischiato di inchiodarsi per essere stato troppo fermo. I clubs dovranno abbattere ancora la diffidenza e la paura che alberga in molte famiglie e dovranno cercare di inventarsi nuovi stimoli e gratificazioni da dare ai ragazzi, desiderosi, peraltro, di rivedersi e ritrovarsi insieme. A dare preoccupazione ai tecnici ed ai dirigenti non tanto l’inattività che verrà superata con il giusto dosaggio di lavoro e di fatica da svolgere negli allenamenti, quanto, invece, il problema che molti atleti potrebbero trovarsi con le “pile scariche” e privi di quello slancio emotivo che è alla base di ogni attività. Tutti attendono precise e definitive comunicazioni in merito all’utilizzo di campi e palestre e, di quelle norme che avranno lo scopo di ottemperare alle finalità della  salvaguardia della salute di tutti, cosa, certamente, primaria. Ma queste norme non possono e non   dovranno essere eccessivamente limitative, altrimenti sarà impossibile poter riprendere ad allenarsi e lavorare insieme. In  quanti si entrerà in palestra o sul campo? Sarà vietato l’uso dello spogliatoio? Mascherina o no? Decisioni che non possono attendere oltre e che devono essere comunicate con grande chiarezza per essere applicate con sicurezza e convinzione. E poi, la sanificazione e la disinfestazione dei locali a chi compete?
Chi dovrà farla con quali costi? Certamente nessuno degli amministratori dovrà pensare di appioppare altre spese alle già gravate società sportive dilettantistiche che non sanno davvero più dove sbattere la testa per le tante spese che hanno sostenuto e che dovranno ancora sostenere. Una cosa è certa. Il tempo è scaduto ed è il momento di fare presto se non vogliamo che tutto vada a gambe per aria. Le società sportive sono, peraltro, come sempre hanno fatto, pronte a collaborare ma a patto che si proceda e che si riparta in tutta fretta! Non si ha paura di rimboccarsi le maniche e lavorare: la vera paura è l’incertezza e la lentezza legislativa che non è più accettabile. Ci aspettano tempi e mesi difficilissimi, dice Carlo Colla, tecnico del Liguria hockey e delegato provinciale della Federhockey, nei quali dovremo superare molte difficoltà tecniche, organizzative ed economiche: chiediamo di essere aiutati da chi ne ha dovere a favore dei giovani prima che essi si possano perdere definitivamente e che la noia possa distruggere ogni loro velleità. Fare sport è un diritto e tutti ed è dovere delle istituzioni e degli enti locali permettere di poterlo fare.  Noi siamo pronti, ma gli altri ne sono convinti.?

 

 

 

 

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