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Sotto l’ombra del chinotto.Quando anche gli alibi sono tutti finiti


Dispiace avere ragione a discapito di chi è afflitto dall’annuncite se a farne le spese è la squadra del cuore. Ancora una volta il “volevamo stupirvi con effetti speciali” non ha funzionato : irrimediabilmente. Il Savona (mai pericoloso eccezio fatta per la traversa colpita da Cambiaso) si è letteralmente disciolto contro l’Inveruno, ( un 2 a 0 sin troppo benevolo con Marioli al 23° e Chessa al 45° del primo tempo) al termine di una prestazione scialba e senza mordente in cui il passivo non è stato più pesante grazie alle parate di Fiory, che dopo la gaffe sul primo gol si è riscattato parando anche un rigore a Broggini. Ora i lombardi in virtù di questa vittoria indiscussa e prestigiosa vedono avvicinarsi il terzo posto della zona playoff portandosi a soli quattro punti dagli striscioni. Con questa ennesima debacle cadono definitivamente tutte le fantasticherie create a regola d’arte per spostare l’attenzione dai veri problemi che erano e restano di natura tecnico/gestionale. A partire dal teorico handicap di giocare sull’inadeguato fondo del Bacigalupo. Su quel mitico fondo nel girone di andata con Lecco, Sanremese e Inveruno si sono conquistati 5 punti dei 9 disponibili. Nel ritorno sui green ben livellati del Rigamonti, del Comunale e del Garavaglia in tre partite zero punti e soprattutto zero gol : altro che “in trasferta siamo più forti”. Il motto scaramantico potrà anche funzionare con le piccole ma non con le grandi dove per affrontarle degnamente occorre avere idee e organizzazione. Quella dimostrata dall’11 di mister Andreoletti che già in riva al Letimbro si era fatto apprezzare perdendo immeritatamente. Ma la fortuna così come i miracoli di San Virdis non possono durare in eterno. Ritenere che si possa essere competitivi ai massimi livelli con un centrocampo formato da Degl’Innocenti e Miele dimostra miopia ed in competenza sia da parte di chi dirige il mercato sia da parte di chi ha la responsabilità di scegliere modulo e uomini. Ci fosse stato capitan Lazzaro disponibile e in forma e non in panchina tra le fila dei milanesi si sarebbe assistito ad una scoppola memorabile. Basta soffermarsi a visionare l’ubriacatura presa da Grani (si è perso il conto delle vole) in occasione del raddoppio per fotografare ancor meglio la differenza abissale tra i proclami ( ” è il miglior esterno sinistro classe 99 della serie D” ) e la realtà (leggasi le pagelle dei, a detta di qualcuno, famigerati ed incompetenti giornalisti…). Se Grandoni sostiene di “avere il morale sotto ai piedi” provi per un solo momento ad immedesimarsi in quei pochi super tifosi che ancora una volta il cuore ha costretto a seguire il destino della propria amata maglia.

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