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“Sotto l’ombra dEl chinotto”, spazio al campionato di Eccellenza: quando perdi non perdere la lezione!

E’ da questo prezioso consiglio tratto dai 18 principi della felicità dati alla luce dal Dalai Lama, che occorrerebbe ripartire dopo la disfatta (l’ennesima) subita ieri dal Vado Fc ad opera della Fezzanese (un rotondo 0 a 3 che non consente repliche). In pratica il capo supremo del buddismo tibetano ci dice attraverso un suo apprezzato aforisma che il fallimento non esiste, ma che più semplicemente ogni nostra scelta ed azione comporta dei risultati conseguenti.Esiste tuttavia una maniera più costruttiva di vedere le situazioni che vanno negativamente, tutte le volte cioè in cui non otteniamo ciò che avremmo voluto: imparare la lezione.Se qualcosa non va (e spesso accade ai rossoblù targati Tarabotto-Battiston), dobbiamo riuscire a vedere quale utile insegnamento possiamo trarre dalla circostanza, in quanto in ogni circostanza, negativa o meno, c’è sempre (o meglio ci sarebbe) da immagazzinare un insegnamento. Saper far frutto delle esperienze vissute induce a porre in essere qualche ragionamento al fine di trovare la strada maestra. Proviamo a scavare nel passato prossimo. Finì malissimo nel maggio 2016 (al terzo campionato di Serie D, dopo aver raggranellato un 7° e un 12° posto) quando l’accoppiata Battiston/Sciutto condusse il blasonato club alla retrocessione perdendo lo spareggio salvezza proprio al Chittolina , proprio con gli stessi verdi spezzini e proprio grazie ad una doppietta del subentrato Grasselli il medesimo giocatore che ha aperto le marcature questa domenica dopo appena un minuto e venti secondi.Finì ancor peggio nel maggio 2017 quando il tandem Tarabotto/Battiston classificatosi secondo a ridosso dell’Albissola perse i play off nazionali contro il Pavia. Ora quando si è appena giunti alla quarta del girone di ritorno questa sconfitta (la terza consecutiva, la settima dall’inizio delle ostilità) in quello che era considerato l’autentico big match ci parla di una Fezzanese in solitario a ben sette lunghezze di distanza, del secondo posto raggiunto dalla Rivarolese e del Vado in caduta libera terzo a pari punti con la Sammargheritese e con Imperia e Genova Calcio ad una incollatura. Il solo pensare che nell’ultimo triennio sulla piazza vadese si sono avvicendati i migliori trainer della categoria prima di giungere all’attuale flop induce ad alcune considerazioni. Se neppure mister vincenti, rodati e professionali quali Podestà, Fresia, Buttu, Tabbiani e Fossati (li cito in perfetta successione temporale) non sono riusciti ad avviare un ciclo è segno che “il problema” sta a monte e si offre un’articolata e variegata analisi dei tre fronti fondamentali (dirigenziale,gestionale e tecnico) accomunati da un comune denominatore : la buona volontà non adeguatamente sorretta dalla specifica competenza settoriale.Vale per la bontà delle nomine conferite e per la strategia comunicativa adottata dal Presidente. Vale per chi ha la responsabilità di allestire l’organico operando sul mercato e tracciando le linee guida di riferimento in materia di politica sportiva (mi riferisco al Direttore Generale). Vale soprattutto per l’allenatore che seppur abbia a disposizione il meglio (investimenti, impianti,logistica,tradizione, staff e chi più ne ha ne mette) non possiede (almeno per adesso) quelle qualità di coaching e management indispensabili per sfruttare al massimo le grandi risorse che ha a disposizione. Non è un caso se non si centrano le gare interne quelle in cui occorre prendere l’iniziativa e “fare la partita” come si suol dire. Per poterlo fare bisogna possedere un’organizzazione di gioco ben precisa, un’identità tattica consolidata da schemi provati e riprovati e da esercitazioni a tema. Quello per intenderci che aveva dimostrato di avere  l’Albissola di Monteforte l’anno scorso e che esibisce come marchio di fabbrica la Fezzanese di Sabatini edizione 2018. Non è un problema di campo (la trasformazione dall’erba naturale in sintetico non lo risolverà anche se necessita e per ora è valsa come alibi che andrebbe smontato se si vuol crescere). Non è un problema di preparazione atletica ad hoc. Non è un problema collegabile a qualsiasi altra giustificazione. E’ un problema invece se giochi con il modulo 4 – 3 – 3 (in versione sbilanciata) contro un team probabilmente già più forte sulla carta o quantomeno ben messo in quadra (4 – 4 – 2) e che viene di fatto agevolato specie se devi scegliere chi giochi attaccante centrale tra Di Pietro e Mengali o se fra i tre di centrocampo inserisci Donaggio che pur ottimo nel palleggio non è propenso allo sviluppo ndella fase difensiva o se decidi di far esordire un laterale basso di sinistra classe 2000 (La Piana) nella gara più delicata della stagione.La ricerca dell’equilibrio è un’arte irrinunciabile che è alla base di ogni successo calcistico. Non è casuale nè fortuito il fatto che la statistica giunga in soccorso alle mie tesi : un solo pareggio su 19 incontri ne è la riprova.Speriamo sia finalmente giunto il momento di apprendere dalle batoste, come dice il saggio, altrimenti non se ne uscirà mai fuori e la crisi sarà destinata a giungere al culmine senza argini.

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