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ATTUALITÀ

Tramonta il senso del futuro: “l’attimo fuggente

E’ stato più volte sostenuto che la fase pandemica che abbiamo attraversato ( e che peraltro non si è ancora conclusa), ci abbia indotto a realizzare che nulla nella nostra vita possa dirsi scontato e che ancor più di prima le nostre esistenze sembrino incalzate dall’agguato di un’imprevidibilità invisibile e perciò stesso inquietante. A questa constatazione ne aggiungerei altre, che mi sembrano di analoga attualità. L’aggressività del Virus, la sua possibile recrudescenza in autunno (anche alla luce di ciò che sta avvenendo in altri Stati, nei quali l’emergenza
sanitaria è stata gestita in modo del tutto sconsiderato), fa impallidire il senso del futuro e la nostra capacità di progettare alcunché di certo e definibile. In altre parole qualcosa è decisamente cambiato nelle nostre vite
e nel nostro stato d’animo. Ai più consapevoli di noi accade sin dal mattino di avvertire un impaccio, un interrogativo sul modo più congruo di gestire la giornata, anche a causa dei paletti prudenziali che il rischio
pandemico inevitabilmente ci impone. Relazioni umane della più diversa tipologia ( professionali, amicali, per non parlare di quelle che comportano nuove conoscenze), ci appaiono un po’velate da inedite diffidenze. Così,
considerata questa “ penombra” emotiva nella quale smarriamo parte delle nostre sicurezze, non di rado tendiamo a rifugiarci nel “ contingente”, in quell’”Attimo”, che individuiamo come come abbordabile territorio di
momentaneo benessere. Dunque mai come oggi l’idea di futuro sfugge in una nuvola intangibile, progetti e propositi si contraggono nella logica del presente e delle sue potenzialità. Ma è proprio questo il punto. Esiste
veramente questa libertà nel presente, tema nodale, su cui tra l’altro la filosofia moderna si è costantemente interrogata? Noi vogliamo godere del momento, è vero, ma realizziamo anche che questo momento non è del
tutto governabile, riservandoci a sua volta sfumature di imprevedibilità e di variabilità, rispetto alle nostre originarie intenzioni. Variabili dipendenti queste ultime, tra le quali spicca la profonda interconnessione tra noi e i nostri simili. La quale ci fa capire quanto questa nostra presunta libertà sia lontana dal cosiddetto “ libero arbitrio”, dipendendo essa stessa da cause e condizioni, ad esempio perché influenzata dalle mosse, dagli umori e problematiche di quell’”Altro”, con cui per forza ci dobbiamo rapportare. Una collettività dunque concentrata sull’” Oggi”, più consapevole certo, più capace di rivalutare piccole gioie e piccoli piaceri, ma anche, in questo
superstite desiderio di benessere, pur sempre condizionata dall’incognita “ consimile”, cui ci accomunano analoghe inquietudini e, per fortuna, in molti casi, la medesima voglia di sprigionare un’indomita carica vitale.

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