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Un cast particolarmente azzeccato in ‘Notte per me luminosa’

di Laura Sergi

Con ‘Notte per me luminosa’ di Marco Betta, un nuovo fiore all’occhiello per il nostro Teatro di Tradizione: seconda rappresentazione in assoluto, dopo la prima al Teatro Comunale Pavarotti di Modena (2 dicembre scorso) di un nuovo allestimento coprodotto dallo stesso Teatro modenese e dall’Opera Giocosa (che hanno commissionato l’opera) con la Fondazione Teatri di Piacenza.

Il libretto è di Dario Oliveri, che si rammarica nella presentazione che l’immaginario collettivo non collochi Ludovico Ariosto nella sua giusta dimensione, ‘testimone di quell’epoca meravigliosa e terribile’ (nacque nel 1474 a Reggio Emilia, un anno prima di Michelangelo, ventidue anni dopo Leonardo). Appunto ai personaggi dell’Orlando Furioso sono dedicate le scene liriche di questa ‘Notte per me luminosa’, che vedono il poeta, a 59 anni, sul punto di morire. Fra sogni e ricordi, la realtà sbiadisce e le figure impalpabili che lui ha creato si materializzano sul palco del Chiabrera: Angelica, Orlando, Astolfo, Medoro…

Passione e brutalità, amore e ira, un turbine senza fine… e finalmente i toni diventano dolci e armoniosi, e l’Ariosto ora è in pace, un attimo prima di morire.

Interpreti davvero bravi, lo scorso 11 dicembre: sotto la voce recitante di Tony Contartese nei panni dell’Ariosto, Francesca Tassinari è stata eccellente Angelica, Francesca Sartorato sia Medoro che Astolfo, Ernesto Petti sia Orlando che il fuggevole pastore che mette in guardia Angelica e Medoro abbracciati.

Un cast, ci piace ripetere, particolarmente azzeccato, sotto gli ottimi costumi di Mariangela Mazzeo. La regia è stata di Italo Nunziata, che ha calcato la scelta di ricreare uno spazio che ricordasse i resti di un labirinto (‘labirinto di affetti, passioni, vizi, virtù’, scrive Nunziata) e il maestro Alessandro D’Agostini ha diretto i giovani e puntuali musicisti dell’Ensemble da Camera del Teatro Comunale modenese. Ci sarebbe piaciuta maggior vivacità sia negli elementi scenici (Mazzeo) che nelle luci (Andrea Ricci), ma il risultato è stato comunque gradevolissimo e piacevole.

La vera nota negativa è la scarsa partecipazione del pubblico per un evento così impegnativo, che nasce per sottolineare i 500 anni dalla prima edizione a stampa dell’Orlando Furioso, e che rende sempre più arduo programmare i calendari delle stagioni operistiche.

Il titolo era dedicato alla memoria del musicista e direttore d’orchestra Massimo De Bernart (1950-2004). Scrive in ricordo Betta: ‘Amico meraviglioso, al quale devo moltissimo…’. E poi ancora: ‘Questa è un’opera di osservazioni del testo e di come da esse si genera il suono naturale che poi diventa canto e strumento…’ (nella foto di Luigi Cerati, il cast agli applausi).

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