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ATTUALITÀ

Anche noi “uomini di sport” stiamo soffrendo dell’emegenza coronavirus. Ci mancano i ragazzi, gli allenamenti e la nostra quotidianità sportiva

DI CARLO COLLA

In queste sertimane stiamo vivendo l’emergenza “coronavirus” che ha certamente stravolto il nostro modo di vivere e di comportarci imponendoci delle limitazioni che difficilmente avremnmo potuto immaginare. I dexdreti emanati dal governo, discutibili fibnchè vogliamo – giusti o sbagliati o esagerati che siano stati , ci hanno obbligati a mutare completamente le nostre abitudinbe calandoci in uno stato di quasi – depressione costringendoici ad una sorta di “arresti domicialiari”, peraltro necessari per fermare quella che da epidemia è diventata pandemia a livello mondiale con la nostra Italia particolarmente colpiuta e flagellata. Negozi chiusi, bar chiusi, chiusura pressochè totale di tutti gli impianti sportivi e blocco tassativo allo svolgimento di tutte le attività sportive se ninb l’unica possibilità di andare a correre da soli poer tenersi in forma senza nemmeno la possibilità di andare a fare footing con gli amici. Anche noi sportivi stiamo patendo di queste restrizioini che ci hanno come dire, tagliato fuori dal nostro mondo e dalla nostra quotidianità fatta principalmente di sport, di allenamenti, di partite di campionato, di incontri, di riunioni. Giornate lunghissime che non passano mai e che ci appaiono vuote ed imnporoduttive: il nostro lavoro di tecnici, allenatori, dirigenti sportivi che rischia di andare alle ortiche con le immaginabili difficoltà di ripresa quando l’emergenza sarà , finalmente, passata. C’è stata molta polemica sul fatto di avere sigillato completamente lo sport con il fine, più che giusto e legittimo, di evitare quei contatti che avrebbero potuto rendere ancora peggiore la situazione generale. Anche noi sportivi, nonostante il disaccordo di molti, abbiano accettato le imposizioni dateci dsl governo e ci siamo adattari a malincuore a dimenticarci tutto e di tutti Ma, la considerazione che voglio fare, non è certo quella di contestare o approvare i decreti governativi “(ognuno, peraltro, è libero di pensarla come vuole), ma di evidenziare lo stato-di-disagio psicologico che abbiamo dovuto sopportare nelle settimane dell’emergenza. Al di là dei piccoli movimenti e spostamenti che siamno stati autorizzari a fare nella giornata, ci siamno sentiti legati e quasi inutili. La nostra settimana è sempre stata programmata per seguire gli allenamenti delle squadre, per preparare gli incontri di campionato e per programmare le variue attivirà agonistiche. In un attimo tutto all’aria e tutto da rifare. Perchè negare che ci sono mancati i nostri ragazzi, i nostri giocatori? Perchè negare che ci è mancata la loro presenza, il loro casino, la loro giovanile arroganza? Sono certo che anche noi tecnici ed allenatori siamo mancati ai ragazzi, come pure a loro è mancata l’attività sportiva che non è fatta solo di allenamenti, ma di partite di campionato. Partirte di campionato che, personalmente, sarei stato molto dubbioso a fermare, pur conscio perfettamente del momento difficile. Avrei invece, valutato la possibilità di giocare le partite a “porte aperte” , senza pubblico, ed adottando tutte le precauzioni che ci sono state indicate ed imposte, magari imponendo la presenza di un operatore sanitario presente sul campo. Ragazzi che, oltre che non andare a scuola, sono stati impediti anche in quel naturale loro sfogo gionaliero che è lo sport. Per tutti la ripresa dello studio e dello sport nob sarà affatto facile, ed in questo dovranno essere necessariamente aiutati ben consci dei disagi intellettivi e fisici che hanno dovuto patire in questa emergenza, non dimenticando certo che la loro salute era ed è assolutamente porimsria sia sulla scuola che sullo sport. Ma, dicendo tutto questo, non vorrei aver dato l’impressione di dire che solo noi “sportivi” siamno e stati besagliati dai vari decreti governativi: tutte le categorie di lavoratori, negozianti, operatori del settore sanitario sono stati costretti a cambiare radicalmente la loro vita, facendolo, peraltro, con grande serietà e professionalità. Vuol dire che, alla ripresa della normalità e con la vittoria definitiva sul coronavirus impareremo ancor meglio a goderci di tutte quelle cose che, fino ad oggi, apprezzavamo poco e che ci sembravano assodate e normali. Impareremo a goderci del fatto di poter uscire liberamente da casa di andar a passeggiare, di andare sui campi e nelle palestre con i nostri ragazzi e di fare tutti gli spostamenti a noi piacevoli. Questa clausura finirà e con essa ci sarà il godere di una libertà che, per estrema necessità e per il benessere comune ci è stata negata.

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