INTERVISTA ALL’ AUTORE
Perché dedicare un libro a Vasco Rossi?
La risposta è semplicissima. Vasco Rossi è stato un mio punto di riferimento, il cantante che ho ascoltato di più prima di compiere i dieci anni. Ho sempre guardato la sua musica e lui come uomo in un modo, penso, un po’ diverso dagli altri. Anni fa ho aperto una pagina dedicata a lui, “Vasco Rossi, la forza della poesia” dove a poco a poco ho accumulato tante riflessioni in una visione un po’ poetica finché non mi sono deciso a scrivere un libro. Il problema è che su di lui è già stato detto e scritto tutto. Dovevo fare un lavoro molto personale. Sono partito da tutto quello che i suoi fan un po’ sanno e un po’ vorrebbero sapere: come sono nate le sue canzoni, quali sono tutti i suoi dischi, la magia dei suoi concerti. Ho voluto ampliare la conoscenza di Vasco parlando anche di tanti altri argomenti, come il suo rapporto con Dio, con i libri e con la filosofia, con i personaggi famosi e altro ancora. Non mi sono sottratto alla mia natura di narratore e ho inventato dal nulla un capitolo di racconti, ognuno dei quali si basa su una canzone. Insomma, qualche motivo l’avevo.
Come mai secondo lei nonostante molti testi semplici Vasco Rossi ha preso così piede nella vita di molti di noi?
Parlare di testi semplici per le liriche di Vasco è troppo riduttivo. Il panorama musicale italiano degli ultimi settant’anni ha visto autori molto diversi tra di loro e solo i cantautori dalla fine degli anni 70 e la prima metà degli anni 80 hanno scritto testi di una certa complessità.
Per il resto i testi di Vasco non sono di certo più semplici degli altri, anzi le sue canzoni non sono semplici, sono fotografiche, cioè sono come delle fotografie o dei dipinti che lui prova a descrivere con delle frasi evocative. Forse l’esempio migliore è Toffee, brano contenuto nel nell’album del 1980 Cosa succede in città. Nella prima parte della canzone ci sono solo due versi, nel primo il protagonista beve un caffè e dice alla sua donna che potrebbe essere un’ottima moglie, nel secondo si trova dentro la doccia e per uscire ha bisogno di un asciugamano che chiede a Toffee, la sua donna appunto. Il problema è che Toffee non c’è più da non sappiamo quanto tempo; quindi, è come se tutto fosse frutto della sua immaginazione. Nella seconda parte della canzone il protagonista chiama ripetutamente e inutilmente quel nome che diventa per l’ascoltatore qualcosa di straziante. Oh, Toffee, toffee, toffee, … ecco queste sono le canzoni di Vasco. Sono come degli spunti che offre al suo popolo, la sua combriccola, per farne qualcosa di proprio in base alla propria sensibilità ed esperienza.
I ragazzi che sono cresciuti con la sua musica hanno sempre visto in lui un complice, un amico qualcuno che li capisce e che parla, appunto, in modo molto chiaro e diretto. Ed è per questo che Vasco ha venduto milioni di dischi e riempie gli stadi.
Un’ icona di stile e di molti giovani degli anni 90 non uno stinco di santo però. Cosa ci ha lasciato e come mai le sue canzoni hanno fatto storia secondo te?
Beh, sullo stile di Vasco, avrei qualcosa da ridire, non possiamo certo dire che creava mode e tendenze riguardo all’abbigliamento e agli accessori anche se forse è stato l’unico cantante che nel tempo con una linea tutta sua ha prodotto degli oggetti che, anche se non di tendenza, sono diventati come dei cimeli. Vedi alcune linee di occhiali o cappellini, e la sigaretta elettronica. Non voglio giudicare Vasco Rossi per i suoi errori, non dimentichiamo che per ben due volte è finito in carcere senza un vero motivo. Sì, è vero faceva uso di tante droghe, tranne eroina, ha sempre condotto una vita al limite, ma nel silenzio, non facendo mai male a nessuno. Io oggi utilizzerei l’espressione non è uno stinco di Santo non certo per uno come Vasco, ma per tanti politici italiani, vivi e morti. Sul perché le sue canzoni hanno fatto la storia ho risposto nella precedente domanda. Pochissime sue canzoni sono commerciali, però probabilmente hanno contribuito a far crescere i consensi intorno a lui come bollicine e Blasco Rossi, anche se qui era già una rockstar affermata.
Come la musica è cultura?
La cultura è qualcosa che concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale, che si acquisiscono soprattutto con lo studio. In un senso molto più generico per me alla cultura appartengono qualsiasi tipo di informazioni e nozioni che permettono ad un essere umano di acquisire la consapevolezza di avere un ruolo nella società, cioè nel lavoro e anche nelle discussioni che può affrontare con altri. Un ottimo interlocutore, intrattenitore nelle conversazioni è sicuramente un uomo o una donna di cultura. Gli argomenti potrebbero essere di diversa natura, e per me ci rientra anche la musica, quella classica, soprattutto, e quella moderna.
Parlaci di te e di questo libro?
Io sono un insegnante che ama scrivere da quarant’anni. Sono un padre apprensivo e che farebbe di tutto per sua figlia. Mi piace tantissimo leggere e guardare tennis alla Tv. Del libro penso di aver già parlato nelle precedenti risposte. Aggiungere che è stato un piacere scriverlo, emozionante ma anche una grande responsabilità perché, a differenza della narrativa, in questo libro non potevo sbagliare nelle date, nei nomi, e in tutte le informazioni fornite. Quando l’ho finito ero contento come un bambino. Ero un fan che aveva realizzato un piccolo sogno.
Dove possiamo trovare il libro
Vasco decodificato si può acquistare in tutti gli store online, a partire da quelli più conosciuti come Amazon, feltrinelli, mondadori, libraccio, IBS. Nonostante non sia fisicamente disponibile negli scaffali delle librerie, si può però tranquillamente ordinare.
Quale canzone di Vasco ti rappresenta di più e perché?
È la classica domanda impossibile, soprattutto riferita ad un’artista con una carriera di cinquant’anni, che poi è anche la mia età. Quindi, Vasco Rossi cantante ha accompagnato tutta la mia vita. Posso solo provare a citare alcune canzoni. Portatemi Dio del 1983 mi ha accompagnato e rappresentato in un periodo molto difficile della mia vita, quando ero in preda ad una crisi esistenziale e religiosa.
C’è chi dice no nel 1987 è stata la canzone che definitivamente e in modo inscindibile mi ha fatto entrare nel mondo di Vasco Rossi. Ero ancora in una crisi esistenziale, in lotta con il mondo e con le persone che mi circondavano. Per me era tutto sbagliato, ed io mi vedevo tra quei pochi individui nel mondo che dicevano no alle ingiustizie, all’omologazione, alla disumanità imperante. Per non dilungarmi troppo cito una terza canzone, Siamo soli del 2001, l’emblema di un rapporto di coppia agli sgoccioli, burrascoso, che vive le ultime fasi in un modo quasi violento per le emozioni provate. Io mi rivedevo con il protagonista della canzone, quello che in un certo senso non si sente mai a posto con se stesso ma che è talmente sincero e trasparente che lo si sa fin dall’inizio. “Vivere insieme a me, hai ragione, hai ragione te, non è mica semplice, non lo è stato mai per me, io che ci credevo più di te che fosse possibile.” Le canzoni citate mi hanno rappresentato in tre momenti completamente diversi della mia vita E le ho cantate con tutta la forza, la rabbia, la tristezza che avevo addosso, ma più le urlavo e più sentivo che non ero solo perché non erano mie parole ma di Vasco, ed era lui che in quel momento stava raccontando la mia vita. E questo, Vasco lo ha fatto per cinquant’anni, per tutti noi, ed è per questo che lo amiamo.
Di Manuela Montemezzani