Angelo Bonelli, il geometra dei Verdi, rincorre i riflettori mentre la politica italiana lo bistratta. Tra dichiarazioni sconclusionate e invidie di potere, un mito sbiadito del centrosinistra.
Biografia sintetica di Angelo Bonelli
Angelo Bonelli nasce a Roma il 30 luglio 1962. Diplomato geometra, inizia la sua carriera politica nei Verdi e diventa un volto noto dell’ambiente italiano. Nel 1990, a soli 28 anni, viene eletto consigliere circoscrizionale a Roma, un trampolino che lo porterà presto a ricoprire altri ruoli significativi, tra cui quello di presidente della XIII Circoscrizione e consigliere regionale del Lazio. Nel 2006, entra alla Camera dei deputati, e da lì non abbandona mai il palcoscenico politico, anche quando non riesce a ottenere risultati concreti.
Nel corso degli anni, Bonelli ha svolto ruoli di rilievo nella Federazione dei Verdi e, successivamente, in Europa Verde, il partito che oggi rappresenta come co-portavoce. La sua attività si è concentrata su tematiche ecologiche e politiche, sebbene il suo nome sia più spesso legato a polemiche e dichiarazioni imbarazzanti che a successi tangibili.
Bonelli, il bombardino della politica italiana
Se la politica fosse una fanfara, Angelo Bonelli sarebbe il bombardino. Uno strumento che, pur avendo una funzione chiara e necessaria nel contesto musicale, è relegato a un ruolo marginale e di supporto. Il bombardino non è il protagonista, non è il solista che cattura l’attenzione del pubblico, ma si trova a rinforzare i bassi, a dare corpo al suono complessivo senza mai emergere veramente. Così è Bonelli nella politica: un uomo che parla molto ma senza mai fare la differenza.
Nel centrosinistra, Bonelli è un personaggio che rinforza l’armonia, ma con una sonorità che fatica a farsi notare. La sua retorica ecologista e sociale sembra spesso ripetitiva, monocorde, mai in grado di sfociare in un’azione politica di peso. Eppure, lui non smette mai di “soffiare nel suo strumento”, come un bombardino che cerca di forzare la sua presenza, ma senza mai riuscire a stare davvero al centro della scena.
Un mito sbiadito e frustrato
Bonelli, nonostante la sua lunga carriera, sembra essere stato relegato a un ruolo secondario nel grande spettacolo della politica. Oltre alla sua presenza costante nei media, non si può dire che abbia ottenuto risultati significativi. Nelle ultime settimane, le sue dichiarazioni sono diventate sempre più strampalate, come quella in cui rimpiange Bettino Craxi. Un’affermazione che suona come una reminiscenza di un passato che la politica moderna ha già ampiamente superato. Nonostante il tentativo di correggere il tiro poco dopo, la figuraccia era ormai fatta.
Questo suo rimpianto per Craxi è emblematico di una certa frustrazione politica che aleggia attorno alla sua figura. La verità è che Bonelli, forse più di chiunque altro, si trova nell’ombra di leader più visibili e influenti. Un esempio? La leadership mediatica di Riccardo Magi di +Europa, che con la sua figura più decisa e “libera” riesce a guadagnarsi una visibilità che Bonelli non può nemmeno sognare. E questo, per uno come lui, è un vero colpo basso.
La guerra silenziosa contro Fratoianni
Se il rapporto tra Bonelli e Magi è quello di un’invidia malcelata per la maggiore visibilità mediatica di quest’ultimo, quello con Nicola Fratoianni è un conflitto sotterraneo, ma altrettanto palpabile. Nonostante entrambi militino nella stessa area politica attraverso un patto federativo, le tensioni tra i due sono evidenti. Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, ha sempre avuto una posizione di maggiore rilievo nella scena politica nazionale. Bonelli, invece, è quello che cerca di “suonare” il suo bombardino in un orchestra che sembra sempre più indifferente alla sua presenza.
Bonelli, sempre un po’ più mite e inconcludente, non può fare a meno di vedere il suo collega come un rivale invidiato, un leader più spregiudicato che riesce a imporre la sua visibilità e a farsi sentire nei luoghi decisivi. Il risultato di questa lotta non è un’azione politica, ma una continua frustrazione di chi, pur essendo all’interno dello stesso gruppo, non riesce a fare la differenza.
Le dichiarazioni di Bonelli: quando il bombardino sbaglia nota
Recentemente, Bonelli ha dato il meglio di sé in termini di dichiarazioni sgangherate e fuori luogo. La sua improvvisa critica alla politica di scambio tra Italia e Iran, in merito alla liberazione della giornalista Cecilia Sala, è un esempio perfetto della sua errante capacità di attrarre l’attenzione. La sparata di Bonelli, in cui rimpiange Bettino Craxi per la sua autonomia decisionale, è stata immediatamente smontata dalla stessa sua coalizione, ma non prima che il danno fosse fatto. La figura di Bonelli appare sempre più quella di un leader che fatica a rimanere al passo con i tempi e con i fatti.
Nelle sue ultime uscite, Bonelli ha parlato del caso di Pakhshan Azizi, attivista curda condannata a morte in Iran. Pur trattandosi di una causa meritoria, le sue dichiarazioni non sembrano mai sufficienti a colmare il divario tra la sua immagine pubblica e le vere azioni che potrebbero dare forza alla sua posizione. Il bombardino è sempre lì, ma la musica che emette è stonata.
Il fallimento di una visibilità inutile
Il fatto è che Bonelli non è solo un leader con poco appeal mediatico, ma è anche un personaggio che sembra aver perso il filo della sua stessa missione. A Teramo, durante il congresso dei Giovani Europeisti Verdi, l’attivismo ecologista che caratterizza la sua carriera non è più abbastanza per tenere viva l’attenzione. Le sue parole appaiono sempre più vuote e le sue posizioni politiche rischiano di sembrare sempre più incoerenti, quasi come se Bonelli fosse costretto a suonare un brano che non ha scritto, senza però riuscire a farne emergere la vera potenza.
Anche il passaggio di Andrea Zanoni dai Democratici al movimento di Europa Verde è stato più l’ennesima mossa di appoggio a una causa che stenta a decollare. Bonelli non ha mai saputo capitalizzare questi momenti, lasciando che altre figure – più forti, più visibili, più incisive – si appropriassero della scena.
Conclusione: il bombardino del centrosinistra, ormai senza più un pubblico
Angelo Bonelli è il triste esempio di come un leader possa restare intrappolato nel suo ruolo di supporto, senza mai riuscire a diventare un vero protagonista. Un bombardino nella fanfara del centrosinistra che, sebbene essenziale, è ormai uno strumento che nessuno ascolta più. Sconsolato, frustrato, Bonelli rimane intrappolato in un gioco politico che non lo vede mai al centro. E mentre lui suona, gli altri continuano a marciare senza nemmeno accorgersi della sua presenza.