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“Calciando in rete”. Diamo un calcio all’esclusione

Nel corso del convegno tenutosi sabato 18 maggio nella Sala Rossa del Comune di Savona dal titolo “Sport e solidarietà, ricaduta sugli aspetti sociosanitari” (un’iniziativa organizzata dal Coni Point Savona in collaborazione con il Centro Provinciale Libertas Savona e con il patrocinio dell’amministrazione pubblica rappresentata dalla sindaca Ilaria Caprioglio e dell’Asl 2 Savonese) i diversi interventi in scaletta effettuati dagli illustri ospiti d’onore sono stati tutti molto graditi ed apprezzati. Tra questi abbiamo estrapolato quello del Dott.Felicino Vaniglia neo membro dello staff tecnico voluto dal riconfermato delegato  Roberto Pizzorno, che per passione e spirito etico ha lasciato un segno indelebile nel meeting. “Per facilitare e favorire la riabilitazione e l’inclusione di soggetti svantaggiati attraverso lo sport occorre far fronte comune al fine di superare ogni tipo di ostacolo”,questa è stata l’esortazione introduttiva che ha dato immediatamente un’idea del profondo senso di mobilitazione che spinge gli attori del nobile progetto (in questo caso calcistico).”Il torneo quadrangolare “Con la testa nel pallone” (nomen omen) che ha visto come protagonisti i ragazzi dell’ ASD Olimpia Savona 5 diretti dal dottor Marco Peluffo del “Dipartimento di salute mentale e dipendenze” i quali hanno incontrato in successione la Cantera Torre de Leon Social, il Dolphin’s Club ed infine il Boys Vado 84/85, rappresenta una formidabile opportunità di unire energie eterogenee e sane attorno alla solitudine della persona disagiata, qualunque ne sia la causa. Pensiamo di aver dimostrato che attraverso il gioco sia possibile sorvolare le “barriere”, che sia possibile lottare per un obiettivo da raggiungere. Ed il calcio è una lingua comprensibile a tutte e a tutti, e ovunque è in grado di parlare alla testa e al cuore, di radicare valori e sentimenti divenendo esperienza di uguaglianza e vero e proprio laboratorio di integrazione. Il cacio è un passe-partout, è un toccasana per avvicinarsi, per attivare il protagonismo delle persone più vulnerabili, perchè con la sua magia evoca l’attesa della sfida, con quello che comporta la vittoria e la sconfitta, abbracciando così tutti gli aspetti appartenenti al vissuto quotidiano di ciascuno di noi.Il giocatore che passa, calcia e dribbla sa che in quei gesti può ritrovare la sicurezza perduta o mai avuta”.

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