“Conti che non tornano” e “Stato che (ri)torna”: il dramma eterno della Politica che gioca a Monopoli con l’Italia.

Tra Flottiglie, Manovre contestate e il grande ritorno del "Padrone" Statale: Meloni racconta l'Italia delle partecipazioni mentre le opposizioni chiedono la Luna (e i miliardi per riarmo).


La satira amara sull’agenda politica: tutti contro tutti sui numeri e tutti a braccetto sul carrello della spesa pubblica. Il Paese è al collasso, ma la priorità è ridisegnare i confini dell’ex-monopolista Telecom.


“Stato Holding & Salvataggi S.p.A.”: Il Governo (e l’Opposizione) Giocano a Borsa

Si respira aria di grande coerenza e visione strategica nei palazzi della politica italiana. Da un lato, abbiamo la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che con il piglio dell’amministratore delegato d’azienda, gestisce le minacce e i conti che, a quanto pare, tornano solo a lei, mentre narra il racconto di un “paese che non c’è” (ma dove i titoli di Stato, quelli, esistono eccome). Dall’altro, un’Opposizione compatta come il burro al sole, che urla al collasso sanitario, economico e morale, ma si mostra sorprendentemente “bipartisan” quando c’è da puntare il dito o, ancora meglio, quando c’è da spendere.

La Manovra è il solito ring: i dati di Bankitalia e Istat vengono sbandierati come bandiere di guerra, a seconda che si voglia dimostrare che il Paese sia sull’orlo del baratro o che sia pronto per il salto della quaglia. Elly Schlein, con una maestria degna di un illusionista, riesce a tenere insieme la preoccupazione per i dati Gimbe sulla sanità (sacrosanta, per carità) e la foga di un’attivista della Flottiglia, chiedendo protezione per gli eroici naviganti e un processo internazionale per Netanyahu. D’altronde, che senso ha preoccuparsi solo del bilancio se non si può salvare il mondo intero?

Giuseppe Conte, il Nostradamus della politica, sfodera la sua “ricetta”: un mix di promesse che farebbero impallidire un distributore automatico, tra “maxi taglio delle tasse”, “aumento dell’assegno unico” e l’onnipresente desiderio di “ripristinare Transizione 4.0”. Il tutto finanziato magicamente, dopo aver duramente criticato Meloni per i “soldi per il riarmo” e aver puntato il dito sugli “extraprofitti delle multinazionali”. Un vero e proprio invito al “Bipartisan Spending”, dove tutti sono d’accordo ad aumentare i regali e diminuire le entrate, per il bene supremo del consenso.

E mentre l’arena politica si sbrana per i decimali del deficit e per Gaza, dietro le quinte, il vero kolossal è già iniziato: “Lo Stato (ri)torna Protagonista”.

Il Gioco del “Monopoli di Stato”

L’Italia, con la nonchalance di chi ha appena scoperto il tostapane, riscopre l’interventismo statale. Via XX Settembre, sede del Ministero dell’Economia, è diventata la sala giochi di un Monopoli con dadi truccati. Dopo aver venduto tutto negli anni ’90 (la svendita del secolo), ora si ricompra. Si chiama “razionalizzazione”, “presidio degli asset strategici” o, per i meno esperti, “la giostra non si ferma mai”.

Telecomunicazioni, infrastrutture, energia, difesa: ovunque, lo Stato (tramite Cassa Depositi e Prestiti, che in realtà è il braccio armato del Tesoro) piazza le sue bandierine. Si acquisisce, si fonde, si crea Fibercop con KKR, si compra il 9,81% di TIM da Poste Italiane, si vende un pezzetto di Nexi a CDP. Tutto in famiglia, con il portafoglio (pubblico) sempre aperto.

La critica della sinistra sui “conti che non tornano” si scontra con la realtà di uno Stato-Holding che, nel 2025, è in piena fase di shopping compulsivo di asset. Si taglia sulla sanità, ma si è pronti a investire 20 miliardi in una rete telefonica. Si urla contro il riarmo, ma si plaude alla creazione di una joint venture tra Leonardo e la tedesca Rheinmetall nel settore della difesa.

La morale? Il dibattito politico è un grande show di distrazione di massa. Tutti sono preoccupati per i dati di bilancio, ma nessuno sembra turbato dal fatto che lo Stato, quello che non trova i soldi per i malati, ne trovi sempre a palate per tornare ad essere il Padrone di casa. La vera ricetta bipartisan è questa: “Accusare il Governo di non avere i soldi, e poi spingerlo a spenderli in partecipazioni strategiche che lo Stato gestirà (male) finché non sarà il momento di rivenderle (a saldo) tra vent’anni.”

Nel frattempo, Meloni affronta le denunce alla Corte Penale Internazionale (pericolose, certo) e l’Opposizione continua a chiedere la testa di Netanyahu, ignorando che l’Italia ha appena ri-scoperto il fascino dei “settori strategici” e del debito. In fondo, l’importante è che la Manovra faccia rumore e che la prossima privatizzazione possa, un giorno, pagare il conto del prossimo rientro statale.

L’Italia è sempre la stessa: un Paese in cui l’unica vera “Transizione 4.0” è il passaggio ciclico da “Stato Padrone” a “Stato Svuota-Borse” e ritorno.