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ATTUALITÀ

Gli Stati Generali del “cittadino”

DI FABRIZIO UBERTO

Cittadini al servizio dello Stato o viceversa, Stato al servizio dei cittadini? La domanda è retorica, perché quantomeno nella realtà italiana, ha prevalso negli ultimo decenni la prima alternativa. Nel 93 una stringente e ramificata inchiesta giudiziaria travolgeva un’intera classe politica e un possibile nuovo corso si schiudeva, con la sua inevitabile scia di interrogativi e possibili svolte. E quando “ storicamente” ma anche “filosoficamente”, un “Ordine” si decompone, inizia una fase di “ crisi”, nel senso etimologico del termine ( potenzialità di cambiamento), che dovrebbe sfociare nella costituzione di un nuovo Ordine, sempre in un contesto auspicabilmente democratico. Sarebbe stato quello, in altri termini, il momento nel quale, emergendo in tutta la sua acutezza il conflitto tra cittadino e Stato, cogliere l’occasione di un nuovo contratto sociale, magari suggellato da una rinverdita assemblea costituente. Invece, in una sorprendente riedizione di una nuova “ Sindrome di Stoccolma”, il cittadino, in alcuni casi in buona fede, si è consegnato mani e piedi ad una prima incarnazione del Populismo, accreditatosi ai suoi occhicome la grande “ Scorciatoia”, che mascherava con il fumo negli occhi della promessa altisonante e irrealizzabile, la sostanziale afasìa di un plausibile progetto politico. Lo Stato dunque illudeva il cittadino, cui regalava il miraggio di essere proprio Lui il protagonista di un nuovo Corso, persino rivoluzionario in alcuni suoi aspetti. E a ogni delusione seguiva dopo vari interregni, segnati da una sostanziale amorficità, ulteriori reincarnazioni di nuovi Populismi, che pur con diverse colorazione politiche, riproponevano lo steso copione manipolatorio. Ma qual’è oggi lo stato dell’arte? Di certo si può dire che il Covid abbia evidenziato ancor più la mancata ricostituzione di quell’Ordine originariamente dissolto, mostrando con spietatezza la crisi del Sistema Italia, in tutta la sua complessità. Se ne può uscire, domanda delle domande? Forse sì, a patto che si capovolga una volta per tutte, la predetta relazione perversa tra cittadino e Stato, creando le premesse che sia il secondo al servizio del primo e non viceversa. In questo senso i cosiddetti” Stati Generali” convocati in questi giorni dal Premier, dovrebbero piuttosto chiamarsi “Stati generali del cittadino”, mettendo quest’ultimo al centro dell’attenzione delle varie teste d’uovo che si avvicenderanno nel pomposo cenacolo. In altre parole è proprio il cittadino ( tra l’altro in questo periodo supportato dalla nascita di nuovi importanti movimenti civici), che dovrebbe diventare artefice, anche attraverso specifiche proposte delle associazioni rappresentative delle sue istanze, artefice e non più strumento passivo di politiche di corto respiro, del tutto emergenziali ed elettoralistiche. E sempre su di Lui, Stato nazionale e sovranazionale dovrebbero interrogarsi, in nome di una riforma di Sistema di lungo periodo. Anche sulla base di un auspicabile spirito auto critico della nostra classe dirigente, che realizzi una volta per tutte, i danni provocati da orientamenti politici improvvisati e incompetenti, che hanno esacerbato diseguaglianze sociali non più tollerabili, nonché aperto falle di inefficienza e di imperizia in tutti i gangli principali del nostro apparato pubblico.

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