Nel panorama politico italiano, non capita tutti i giorni di imbattersi in una figura che riesce a mescolare la serietà della riflessione civica con la teatralità di una star hollywoodiana. Eppure, leggendo l’intervista di Graziano Delrio a Marco Iasevoli, pubblicata online da Avvenire il 17 gennaio 2025, la mente corre inevitabilmente a Marlon Brando in Bulli e Pupe. Il paragone non è casuale: l’ex ministro e attuale senatore del Partito Democratico sembra calcare il palcoscenico della politica con una postura fiera e un carisma quasi da romanzo, mentre declama con passione la necessità di un nuovo “appello ai liberi e ai deboli”.
La crisi della democrazia e il ruolo dei cattolici
Delrio non si limita a descrivere una crisi. La denuncia, al contrario, si intreccia con una chiamata all’azione che suona quasi come un monologo di Broadway: i “quattro ricconi della California” diventano i nuovi antagonisti da sconfiggere, i simboli di un potere concentrato che rischia di soffocare la democrazia e il senso comunitario. In questa cornice epica, i cattolici democratici assumono il ruolo di protagonisti, non come nostalgici custodi di una cenere ormai fredda, ma come vivaci interpreti di un fuoco che può ancora scaldare il dibattito politico.
Una politica che deve tornare a fare cultura
Il messaggio centrale dell’intervista è chiaro: senza cultura non c’è politica. E qui Delrio, con un tono che mescola pragmatismo e idealismo, ribalta le prospettive tradizionali. Non si tratta di creare nuovi partiti, ma di generare un terreno fertile per le idee. La crisi, secondo lui, non è solo di leadership o di visione, ma di connessione tra il mondo politico e quella rete di associazioni, amministratori locali e volontari che ogni giorno portano avanti una “tensione morale, etica, una visione del mondo”.
Una postura trasparente, ma con una punta di ambiguità
L’intervista a Avvenire mostra un Delrio determinato a respingere ogni accusa di doppi fini. La sua iniziativa, ribadisce, non è un tentativo di creare nuove sigle politiche, ma un servizio di connessione all’interno del centrosinistra. Tuttavia, non manca una certa ambivalenza: la presenza di figure come Ernesto Maria Ruffini, con un profilo che sembra perfetto per il ruolo di federatore, alimenta inevitabilmente ipotesi su un progetto che potrebbe andare oltre il semplice “produrre cultura”.
Milano come punto di partenza
L’assemblea pubblica di Milano, organizzata dall’associazione Comunità democratica, si presenta come un appuntamento simbolico e strategico. Rievocare l’appello ai liberi e forti di Sturzo non è solo un tributo alla tradizione, ma una sfida lanciata al presente. La metafora della brace che può riaccendersi è potente: Delrio sembra voler galvanizzare giovani, donne, amministratori locali e intellettuali, chiamandoli a trasformare la nostalgia in azione concreta.
Il carisma di un leader fuori dagli schemi
Con questa intervista, Graziano Delrio si propone come un interprete unico nel panorama politico italiano. La sua capacità di combinare un linguaggio colto con immagini evocative e una teatralità che ricorda il Brando di Bulli e Pupe lo rende un personaggio capace di suscitare reazioni contrastanti. Ma, al di là dello stile, resta il messaggio: la democrazia è un bene fragile e prezioso, e i cattolici democratici possono essere tra i suoi più forti difensori.
Il futuro dirà se questa visione riuscirà davvero a “far uscire la brace dalla cenere” o se resterà solo un brillante copione in cerca di interpreti.