Mercoledì 7 agosto, all’ospedale San Paolo, una semplice e bella cerimonia ha ufficialmente presentato e inaugurato, svelando l’iscrizione posta sul basamento, la scultura “L’Alba”, posta all’entrata pedonale sullo spazio erboso, opera che l’artista Véronique Massenet ha donato in memoria di suo marito, il dottor Paolo Cavaliere, scomparso nel 2019 e, dal 1989 al 2005, primario chirurgo nella struttura savonese.
Nei momenti per così dire ufficiali – erano presenti il direttore Asl Michele Orlando, il consigliere regionale Brunello Brunetto, il sindaco di Savona Marco Russo, con la fascia tricolore, insieme ad altre autorità , a politici, medici e operatori sanitari – non è facile sentirsi parte di una comunità e percepire l’empatia, il calore, la partecipazione della gente. Questo è invece accaduto mercoledì, a conferma di quanto la figura di Paolo Cavaliere sia stata importante per l’ospedale, per i colleghi medici e per tutti coloro che lo hanno affiancato nel suo faticoso lavoro pieno di responsabilità, portato avanti con amore e grande professionalità, ma anche, ha poi voluto sottolineare il sindaco, per tutta la comunità non solo savonese.
Del resto la scultura in bronzo, realizzata con la tecnica della cera persa, come ingrandimento di un’opera del 1984, ricavata dal tronco di bosso ricurvo, e molto amata dal dottor Cavaliere, con il suo irradiarsi, espandersi da un elemento retto e forte, simboleggia alla perfezione l’agire di lui, il concentrarsi – ha detto l’artista – verso uno sviluppo radioso, tenendo conto di tutti gli elementi. Vale a dire i colleghi, i collaboratori, i pazienti, le famiglie di questi.
E proprio su questo concetto è ritornato nel suo breve appassionato intervento il dottor Angelo Schirru, suo collaboratore per 27 anni da medico, dopo essere stato per altri 6 suo studente. A soli 37 anni Cavaliere divenne primario – uno dei più giovani d’Italia- all’ospedale di Fossano. Quando il desiderato trasferimento a Savona si realizzò per entrambi, l’essergli accanto permise a Schirru di apprezzarne ulteriormente “ le grandissime doti di chirurgo,l’efficacia, la precisione, l’accuratezza e l’eleganza del gesto chirurgico, a cui univa una grandissima umanità verso i pazienti e verso la sofferenza”. Egli, poi succedutogli come primario di Chirurgia Generale fino al 2018, ne ha anche evidenziato la capacità di essere leader, riuscendo a trarre il meglio da medici, chirurghi e infermieri, risultando un grandissimo maestro per tutti.
Si deve a Paolo Cavaliere la creazione della Seconda divisione di Chirurgia al San Paolo e lo sviluppo, insieme ai suoi collaboratori, della chirurgia oncologica, senologica, gastroenterologia, vascolare e tiroidea. Sempre lui, attento alla scienza e all’evoluzione della tecnica, organizzatore, di importanti congressi, attivo all’Università di Genova, volle l’acquisizione, nel 2005, del robot per gl’interventi in laparoscopia, uno dei primissimi in Italia e il primo in Liguria.
Fra le tante persone che, con la loro presenza, hanno voluto testimoniare affetto e gratitudine a Véronique Massenet e alla sua bella famiglia – i figli Marina e Sonia, Davide e Alessandro e i nipoti – una è stata protagonista di una storia drammatica, ma dal lieto fine, che ha davvero dell’incredibile. Nel 1990 il giovane Franco Giunta, nel corso di lavori per un impianto elettrico e telefonico, scivolando giù da un palo rimase infilzato in una sbarra di ferro e, dopo essere stato prontamente soccorso da un collega, a salvarlo fu proprio il complesso intervento chirurgico, eseguito dal dottor Cavaliere e dalla sua equipe. Oggi , impiegato al centralino del San Paolo, egli ricorda con riconoscenza quanto il chirurgo fece per lui.
Ora ’”L’Alba” , con i suoi raggi di luce tra cielo e mare, e la sua energia per il rinnovo della vita, renderà ancora più viva e tangibile la memoria di un medico e uomo eccezionale che, come ha detto Véronique Massenet, malgrado i tanti impegni, l’ha sempre supportata nell’ attività artistica .
“Inoltre quest’opera – sono le parole di Michele Orlando – non solo onora la memoria di un medico rispettato e amato, ma arricchisce l’ambiente ospedaliero con un’opera d’arte che trasmette un importante messaggio di speranza e di rinascita”.
Claudia Sugliano
