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ATTUALITÀITALIA

La lezione di don Milani

Nel centenario della nascita del Priore di Barbiana

Strano tempo il nostro. Fiumi di immagini e di parole per celebrare l’incoronazione di Carlo di Inghilterra ( un evento che a me personalmente lascia del tutto indifferente) e un silenzio assordante, al netto di qualche sporadica rievocazione, sulla figura di quel grande religioso e uomo, che fu don Lorenzo Milani, di cui ricorre il centenario della nascita il prossimo 27 maggio. Eppure il Priore di ” Lettera a una professoressa”, meriterebbe di essere degnamente ricordato, per ciò che ha rappresentato e rappresenta, per se stesso e in relazione ai tempi moderni. Perché Milani fu uno dei primissimi preti ” anti-conformisti,” ma paradossalmente proprio per la sua “irriverenza”, tra i più tenaci paladini del messaggio evangelico. ” Punito” per le sue idee poco ortodosse dal Vescovo di Firenze ( siamo nel 1954) e costretto ad una sorta di esilio come parroco del disastrato paese di Barbiana, Don Lorenzo fece di necessità virtù, divenendo guida spirituale e prezioso punto di riferimento per i rassegnati e indigenti abitanti di quella contrada. Non solo. Subentrò ad antiquati predecessori, come maestro di scuola primaria, impartendo un metodo di insegnamento del tutto inedito, imperniato su una formazione dell’allievo, che muoveva da bisogni e caratteristiche individuali, fortemente calato nell’attualità e impregnato di etica e di educazione civica. “J care ” era il suo motto: prendersi cura degli altri, non giudicarli, ma accompagnarli in un naturale percorso di evoluzione e progressiva messa a fuoco della personalità e delle attitudini. Il tutto senza prescindere da una necessaria fermezza nei confronti degli stessi ragazzi, volta a marcare con decisione i confini tra libertà espressiva e maleducato arbitrio.

Nella famosa ” Lettera a una professoressa”, scritta insieme con i suoi ragazzi di Barbiana, il Priore non propone affatto una scuola ” facile”, non impegnativa: al contrario profila un duro studio, quasi a tempo pieno, saldamente ancorato all’attualità, che offra a tutti, in particolare ai disagiati, la possibilità di riscattarsi da penalizzanti origini e sottrarsi a destini di sfruttamento e frustrazione.
Ce ne fossero di Don Milani, in questo nostro tempo poco inclusivo, in cui riaffiorano ” muri” e lasciti di razzismo. Un tempo di “diseducazione” e di censura, nel quale un certo lassismo ( di cui sono artefici ignoranti genitori di ragazzi difficili) verso basilari principi di educazione civica, si intreccia con la censura di ” diversi pareri”, nei più disparati ambiti ( primo tra tutti quello della guerra).
Avremmo bisogno di figure come quella del sacerdote di Barbiana, anche per arginare il diffondersi di autoreferenzialità ed egoismi nel contesto dei rapporti familiari, sempre più sfilacciati, o addirittura “atomizzati” nell’indifferenza o nel più sfrenato degli individualismi.

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