La partita natalizia dei redditi: Renzi vince (ancora), Meloni e Schlein giocano in difesa

Renzi il più ricco, Meloni e Schlein frenano il Centro. Quando i numeri parlano e la politica si agita.

 


Che belle notizie a Natale!

Ah, il Natale! Tempo di serenità, regali sotto l’albero e… dichiarazioni dei redditi. Tra una fetta di panettone e un brindisi, scopriamo che Matteo Renzi ha incassato 2,3 milioni di euro nel 2023, consolidando il suo ruolo di “Babbo Natale dei conti correnti”. Per Giorgia Meloni e Elly Schlein, invece, le cifre sono più modeste, ma comunque degne di nota. Nulla di meglio, in fondo, che confrontare stipendi milionari mentre il resto del paese arranca tra inflazione e bollette da capogiro.

Pecunia non olet

Nessuno scandalizzarsi, però: il denaro non ha odore, e nemmeno coscienza. Renzi, tra consulenze e conferenze internazionali, incarna il perfetto self-made man della politica italiana, tanto da spingere Fratelli d’Italia a immaginare norme “ad personam” per limitare le sue entrate. Ma in fondo, perché preoccuparsi? Se c’è un mestiere redditizio in Italia, è proprio quello di parlare senza agire.

Schlein e Meloni tremano

Dietro le cifre, però, si nasconde un quadro inquietante per Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Entrambe sembrano sempre più nervose di fronte a un possibile ritorno in grande stile di Renzi come kingmaker. Da un lato, Meloni teme che il Centro possa drenare consensi vitali; dall’altro, Schlein affronta un’elettorato moderato sempre più insofferente.

Renzi, il grande manovratore

E Renzi, intanto, osserva sornione. Abituato a essere protagonista, il leader di Italia Viva ha dimostrato un’invidiabile capacità di sopravvivere a ogni crisi politica. Ora, con il Centro di nuovo al centro (pardon il gioco di parole), potrebbe essere l’artefice di una nuova stagione politica, magari meno polarizzata e più… remunerativa.

Il Centro agognato

Il Centro è la terra promessa della politica italiana: tutti lo bramano, pochi lo comprendono davvero. Forse è per questo che ogni tentativo di costruirlo finisce per somigliare a una torre di Babele, con leader che parlano lingue diverse e obiettivi che si sgretolano al primo voto parlamentare.

Il villaggio globale

Ma nulla di tutto ciò può essere letto senza considerare il nostro status di cittadini del villaggio globale. In un mondo interconnesso, Renzi prospera vendendo competenze politiche all’estero, mentre Meloni cerca di proteggere i confini e Schlein spera che le sue battaglie progressiste risuonino oltre oceano.

Lo sbigottimento del popolo

Intanto, il popolo osserva. Non con rabbia, né con speranza, ma con un misto di sbigottimento e ironia. Perché in fondo, ogni anno, le dichiarazioni dei redditi sono il nostro calendario dell’avvento politico: ogni casella una sorpresa, ogni cifra un piccolo miracolo.

Due facce della stessa medaglia

Meloni e Schlein appaiono sempre più come due facce della stessa medaglia. La prima rappresenta la destra nazionalista, la seconda una sinistra identitaria, ma entrambe sembrano unite nel frenare qualsiasi alternativa centrista. Bipolarismo o complicità strategica? Ai posteri l’ardua sentenza.

L’arte del cabotaggio

Navigare a vista è ormai la norma. L’arte del cabotaggio politico permette di evitare le grandi rotte pericolose, ma al prezzo di non andare mai troppo lontano. Meloni punta sul consolidamento, Schlein sul carisma dirompente, mentre Renzi si lancia nelle acque internazionali, dove il denaro scorre più fluido.

La solitudine dei numeri primi

Eppure, alla fine, ciascun leader rimane isolato nella propria unicità. Renzi, il primo dei ricchi; Meloni, la prima donna premier; Schlein, la prima segretaria ad aver apertamente fatto outing. Numeri primi, sì, ma anche soli, in un sistema politico che sembra incapace di costruire ponti.


In fondo, Natale è anche questo: riflessione, bilanci e una buona dose di satira. Dopotutto, se non possiamo cambiare il mondo, possiamo almeno riderne un po’.

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