Tra ambizioni personali e vincoli istituzionali, il dibattito sul terzo mandato assume tinte tragicomiche, con richiami alla burocrazia kafkiana del famoso impiegato cinematografico.
Non si può fare a meno di evocare il Ragionier Ugo Fantozzi osservando le vicende di Luca Zaia e Vincenzo De Luca, impegnati nella rincorsa al terzo mandato come governatori. Come il protagonista di Paolo Villaggio, schiacciato tra l’autorità e il desiderio di riscatto personale, i due amministratori si trovano incastrati in un limbo giuridico e politico che oscilla tra il “principio secco” della legge del 2004 e la speranza in una pronuncia salvifica della Consulta.
Zaia, governatore del Veneto, cerca di mantenere un atteggiamento fantozzianamente pragmatico, dichiarando di non fare “battaglie” sul tema, ma di essere pronto a rispondere alla “chiamata” dei cittadini, quasi fosse una vocazione divina. De Luca, dal canto suo, sembra incarnare l’altro volto del ragioniere: quello del rivoltoso sommesso che, pur consapevole dei limiti imposti dalla legge, tenta di piegare le regole con un’interpretazione normativa regionale che farebbe sorridere anche la celebre “Corazzata Potëmkin”.
La legge nazionale del 2004, infatti, è chiara come la direttiva del Megadirettore Galattico: “due mandati, non uno di più”. Eppure, con un’abile mossa che ricorda il Fantozzi che si nasconde nei recessi degli uffici per evitare il Capo Ufficio, Zaia e De Luca hanno trovato spiragli nelle legislazioni locali per aggirare il blocco, sperando in un destino più benevolo da parte della Corte Costituzionale.
La tragicomicità della situazione non si esaurisce qui. Nel dibattito si inseriscono anche le dinamiche politiche nazionali, con la Lega che sostiene il suo campione Zaia e Fratelli d’Italia che, forte dei recenti successi, rivendica il Veneto per sé. Uno scontro che rispecchia le dinamiche interne al celebre Condominio Fantozziano, dove ogni inquilino è pronto a difendere il proprio spazio con ogni mezzo, spesso dimenticando il senso collettivo.
Zaia e De Luca, nella loro aspirazione al terzo mandato, incarnano così la figura del Fantozzi che, pur vessato dal sistema, continua a credere nel suo ruolo e nella sua importanza. Ma la vera domanda resta: riusciranno a riscrivere il copione e ottenere quel lieto fine che al Ragioniere è sempre stato negato? O saranno costretti a uscire di scena con l’amara consapevolezza di essere, anche loro, “un filo… perdenti”?