Comperare una macchina nuova, o anche usata, oggi “fa caldo” e, con i tempi che corrono, bisogna farsi bene i conti. Quando si fa un acquisto di parecchie migliaia di euro, a bilancio, non va dimenticato e trascurato nulla. C’è la spesa iniziale dell’acquisto dell’auto, le spese di eventuale trapasso di proprietà (incredibilmente alte, tanto da aver quasi ucciso il mercato dell’usato), il costo, guarda caso, sempre crescente dell’assicurazione, il bollo che, oggi, è una vera e propria tassa di proprietà, la “broda” da mettere nel serbatoio, l’olio motore, l’usura delle gomme, i lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione, i tagliandi, gli imprevisti e… le multe!
Multe, eh sì, cari signori, proprio le multe che, per chi gira molto e lavora in città, spostandosi da un quartiere all’altro, sono diventate un vero incubo. È uno stillicidio, quello della “bolletta” che insegue l’automobilista in ogni momento della giornata e lo perseguita come un segugio con la chiara volontà di volerlo sbranare. Ecco, allora, che il povero automobilista cerca di fuggire dal suo persecutore, cerca quel rifugio che vuol dire “posteggio” e che non trova mai, rimediando perdita di tempo e di benzina. Nonostante tutti gli accorgimenti la “pinzata” arriva puntuale e sul parabrezza appare il fogliettino bianco-verde della bolletta con gli auguri del comune e l’invito a provvedere al saldo dell’infrazione. Peraltro, sappiamo tutti, che una volta scritta e compilata la bolletta non può più essere estinta e va pagata in ogni caso: tempi addietro un’educata discussione con il vigile serviva anche all’annullamento di quanto era stato comminato: oggi tutto ciò non è più possibile. Occorre pagare e basta! Ma oggi c’è da stare più sereni perché è arrivato lo sconto del 30% se si paga entro i cinque giorni previsti dalla legge dopo la notificazione della multa. Una bella trovata davvero che a molti sa di “presa in giro”. No comment! Sconto o non sconto, una semplice multa per un banale divieto di sosta in doppia fila o per un tachimetro scaduto da pochi minuti iene a costare ben 28,70 euro se pagata nei cinque giorni: altrimenti gli euro diventano oltre 35. Per chi ragionasse ancora, e ce ne sono tanti, con le vecchie e amate lire, una multa costa più delle vetuste cinquantamila lire che non era nemmeno la paga giornaliera di un operaio o di uno statale. L’invenzione, poi, delle “strisce riservate ai residenti” rappresenta una trovata che non so bene come definire: avrà, forse, risolto maggiormente il problema del posteggio per i residenti che, bene o male, riescono in qualche modo a trovare posteggio, ma ha certamente danneggiato e taglieggiato le centinaia di persone che, per vari motivi, non ultimi quelli di lavoro, devono posteggiare nel centro città. In pratica, i residenti hanno una sorta di privilegio medioevale di cui non godono gli altri automobilisti che pagano allo stesso modo e allo stesso modo avrebbero diritto di posteggiare la propria auto. Per chi si reca in ufficio, poi, è bene che si rechi con sé una bella tascata di monete da uno o due euro (che poi sono duemila e quattromila lire) e dia da mangiare all’insaziabile parchimetro sempre super controllato. Quando io stesso mi reco in ufficio al mattino e al pomeriggio, a fine giornata, a conti fatti, ho speso quasi diecimila delle vecchie lire solo di parchimetro, a suon di monete da uno o due euro. E, mi raccomando, ricordarsi di non far scadere l’orario, perché dopo 5-10 minuti ci si trova l’immancabile bolletta. In un momento in cui le persone vanno a comperare frutta e verdura al mercato per risparmiare qualche spicciolo, ecco che di parchimetro veniamo a spendere, a fine mese, e a conti fatti, decine di euro che potremmo spendere in generi di conforto ben migliori. Ma, d’altra parte, povero comune. Le casse comunali devono essere rinsanguate, no? E chi meglio degli automobilisti può farlo? Sapete una volta cosa mi è stato detto? Se lei non vuole rischiare di prendere la multa, se ne sia a casa o prenda l’autobus. In effetti, non importa un accidente di niente a nessuno se non ci sono posteggi e e se la gente impazzisce per trovarne uno fino a farsi spennare: l’importa è che l’infrazione venga castigata e che la bolletta venga pagata con tanto di incentivo dello sconto!
Trovo, comunque, abbastanza giusto che si debba pagare un ticket e il prezzo di un biglietto per poter posteggiare: trovo, al tempo stesso, iniquo e allucinante che i parchimetri debbano costare quello che costano. Da tempo, ormai da anni, ci siamo tutti bevuti il cervello, non pensando più che un euro equivale alle vecchie duemila lire e che la monetina da due euro significa ben quattromila delle vecchie limette. Gli addetti ai lavori? Beh, i vigili urbani fanno nulla di più del loro lavoro per i quali sono pagati applicando delle leggi che esistono per quanto esse possano essere ingiuste e castiganti. A loro c’è da rimproverare un’eccessiva rigidezza e ben poca elasticità: d’altra parte, probabilmente, gli ordini ricevuti sono tassativi e impongono loro la tolleranza zero. Ma le bollette per divieto di sosta sono ancora poco a confronto di quei “bigliettini” che vengono lasciati sul parabrezza della macchina se un automobilista lascia solo che mezza gomma sulle strisce pedonali o in un posteggio riservato ai disabili, senza peraltro nuocere a nessuno. Allora la scure diventa una vera e propria ghigliottina e c’è, per dirla in parole povere, da toccarsi il pane veramente. Sono stati capaci di togliere anche la gratuità del ricorso al giudice di pace per quelle contestazioni, spesso più che giuste. Adesso si paga profumatamente anche la tassa di presentazione del ricorso che viene, guarda un po’, incamerata se lo stesso non viene accolto. È un po’ un invito a risparmiare e che equivale a dire “cari signori automobilisti, evitate di presentarvi ai ricorsi, perché, alla fin fine, venite a pagare ancora di più!”. Così, almeno, abbiamo risolto il problema della troppa burocrazia e il lavoro dei tribunali e dei giudici si attenua. Tralascio volontariamente il discorso sugli autovelox altrimenti andrei “giù duro” e lascio a ognuno dei lettori la loro personale considerazione su questo “aggeggio malefico” che era nato con nobili e giuste finalità di castigare i pazzi che corrono su strade e autostrade alla faccia delle normative e dei limiti di velocità rischiando la propria pelle e quella degli altri. Ma, come tutte le cose che nascono bene, muoio peggio e l’autovelox castiga automobilisti disciplinati e ossequiosi delle leggi per pochi chilometri in più: e, badate bene, qui non bastano i soldi per la bolletta del divieto di osta, qui per pagare ci vuole mezza pensione!
Forse aveva ragione quel tizio: sarebbe meglio lasciare la propria auto e andare a piedi! Gli autobus? Non apriamo questo capitolo perché è proprio meglio tacere!
Carlo Colla
