Please assign a menu to the primary menu location under menu

Archivi

Il punto di BrunoPOLITICA

Savona rischia il canto e la morte del cigno: è crisi nera

Osservando, criticamente, la nuova grave crisi indotta dalle bollette impazzite e dai rincari esponenziali della luce e del gas, con le ovvie pesanti ricadute anche sulle famiglie e sulle imprese savonesi, mi viene in mente lo status della Città nel periodo immediatamente seguente la sciagura pandemica.
La sequenza impressionante delle saracinesche chiuse di via Pia, cuore pulsante del commercio cittadino, rappresentavano l’emblema dei guasti provocati dal virus.
Li dove c’erano attività e operatori economici vitali per la economia della Città, si assisteva a serrande chiuse e al pullulare di cartelli vendesi, cedesi attività, chiuso per fine attività.
Era la tarda primavera del 2021, mentre piano piano Savona tentava di riprendere un cammino virtuoso, accelerato dall’ottimismo della volontà degli operatori del commercio, dell’artigianato e del terziario; operatori che avevano scommesso sulla ripresa del dopo pandemia, anche attraverso investimenti in innovazione e ammodernamento della rete dei servizi alla Città.
L’attuale grave inedita crisi energetica ha, repentinamente, fatto cambiare verso ai germogli di ripresa, azzerato la fiducia e gettato nel panico le risorse del lavoro autonomo, con ricadute, conseguenti e quasi apodittiche sulla forza lavoro e sui dipendenti .
La nuova crisi non risparmia nessun settore e nessun comparto merceologico e investe, trasversalmente, l’industria manifatturiera (in particolare quelle energivore come il vetro, la ceramica e i refrattari), le costruzioni e il terziario.
La crisi nuova non guarda in faccia più nessuno tra le classi degli ultimi che diventano sempre più poveri, dei penultimi che scivolano verso la povertà relativa e, persino, del cosiddetto ceto medio che vede perdere le “antiche” certezze e viene assalito dalle sconosciute paure di “non farcela più “, di dover rinunciare al benessere storico e di poter diventare a rischio povertà.
Quello che più impressiona ed indigna è la caduta di speranza, la nebbia di aspettative e la rinuncia, quasi a combattere, per la realizzazione del presente e del futuro di tanti operatori economici tra le giovani generazioni di imprenditrici e imprenditori di “se stessi”; giovani che stanno perdendo ogni fiducia del domani e del futuro prossimo.
A osservare l’inedita grave crisi che le bollette pazze, l’aumento dei costi delle materie prime e della inflazione che morde redditi, retribuzioni e pensioni, sembra di scorgere la riedizione dell’antico balletto (1901) del canto e della morte del cigno.
È noto che l’opera un assolo coreografico di Michel Fokine su un brano musicale di Camille Saint-Saëns, rappresenti il paradigma dell’ultimo respiro vitale, dell’ultima espressione degna di nota (e anzi sublime o comunque eccellente) di una carriera, artistica o anche professionale, prossima al termine, alla agonia disperata sino all’abbandono nella morte.
La rappresentazione figurata del collasso della rete distributiva della Città e della esplosione di nuovi punti di crisi acuta, rende ancora più inspiegabile l’assenza di ruolo e la sostanziale paralisi della nuova governance dell’Amministrazione Locale.
È trascorso, ormai un anno, dalle ultime elezioni amministrative e dall’insediamento del nuovo Sindaco e della nuova Giunta, ma mutuando un programma televisivo, si potrebbe ben chiedere “Chi li ha visti?”
Non si intravede neppure una idea e una misura concreta di discontinuità per veicolare un sostegno, nelle forme possibili, agli operatori economici e alle famiglie in crisi nera.
Non si è vista alcuna innovazione, aldilà del solito bla bla sul Patto per la Città del futuro, sul welfare sociale, sui servizi finalizzati e tantomeno risorse di sostegno dedicate alla qualità della nuova crisi.
I primi 100 giorni (sia pur con la scusante del rodaggio) sono trascorsi senza lasciare alcun segno, ma ormai siamo al consuntivo di un anno trascorso in perfetta continuità di opere e omissioni con la Giunta uscita di scena della tanto criticata Ilaria Caprioglio.
Anzi il contrario! La nuova Giunta ha potuto disporre di un bilancio risanato e di conti in ordine, dopo la cura da Cavallo dell’ex Assessore Silvano Montaldo!
So benissimo che sulla “crisi” indotta da energia e bollette, il Comune può fare ben poco; e che non ha né i poteri, né le risorse!
Ma l’assenza più completa e la paralisi più immobile, non si spiega e, tantomeno, si motiva!
È passato un anno e nonostante la luna di miele e il clima nuziale di fiducia dei primi 100 giorni e la consegna dei conti in ordine da parte della ex Sindaco Ilaria Caprioglio e dell’ex Assessore Silvano Montaldo; conti che avrebbero dovuto migliorare le possibilità di spesa in investimenti, innovazione e welfare sociale, nulla di concreto si intravede non solo nelle criticità strutturali della Città, ma neppure nella amministrazione ordinaria come pulizia e rigenerazione urbana, vivibilità, sicurezza, arredo urbano, sport, welfare sociale, servizi di comunità, partecipazione democratica, aldilà del cosiddetto ascolto sul futuro del Palazzo Santa Chiara o Della Rovere.
In queste ultime settimane, la sofferenza degli operatori autonomi del commercio, è salita a livelli esplosivi e non più tollerabili.
La miccia è costituita da una ondata (oltre 700) di richieste di saldo di “tasse inevase” (?) Da parte della Società di recupero crediti ICA (affidataria del servizio da parte del Comune).
Si badi bene che il contenzioso non riguarda la tassa dovuta, nella misura ordinaria storica, ma degli interessi di mora che rappresentano un ammontare superiore a ben tre volte il dovuto come la tassa per le insegne luminose o i Dehors.
È incredibile la leggerezza e la noncuranza, che tracima nella indifferenza, della fase di crisi sociale, arrivata all’ultima stazione del Calvario, d migliaia di imprese che scelgono di chiudere per impraticabilità della “partita” e di decine di migliaia di persone che devono decidere se pagare bollette, tariffe e tasse anche locali o semplicemente mettere assieme il pranzo con la cena.
La risposta che mi è stata data, è la solita “è solo l’applicazione della Legge…compagno!” Splendida lineare risposta dei fenomeni del Nuovo Patto per la Città del Futuro che, continuando così, assomiglierà sempre più alla Città dei morti viventi e degli zombie.
Eh no amici e compagni della Giunta, di fronte ad un acclarato dramma socioeconomico, si deve avere il coraggio di scegliere cosa fare e da che parte stare! Ponzio Pilato non si può resuscitare e, comunque, vorrei ricordare al mio amico Sindaco Marco Russo che, in quei tempi, scelse Barabba e mandò sulla croce Gesù Cristo.
Mi giungono ogni giorno centinaia di segnalazioni di operatori che, aprendo la PEC, trovano la buona novella.
Volete qualche esempio? Per insegne luminose che pagavano mille euro di tassa, si dovranno pagare per interessi e more da aprile 2022….4mila euro! Per un Dehors per cui si pagavano 570 euro anno, si dovranno pagare, entro 60 giorni, 1.433 euro in una unica soluzione.
Cosi si strangola l’attività economica e si diventa complici e artefici del fallimento e delle chiusure delle imprese e si mandano a carte 48, famiglie intere, lavoro autonomo e lavoro dipendente.
L’idem sentire degli operatori economici tartassati dalle tasse e more è che la nuova Giunta cerchi di rientrare surrettiziamente delle poche concessioni e dei marginali benefit concessi dalla precedente Amministrazione Comunale durante il periodo nero della pandemia!
Continuando così si rischia di riproporre la tragedia economica e sociale dello status quo ante.
E, le “serrande chiuse”, diventeranno il tratto distintivo della Città della Torretta, nella totale ignoranza (nel senso che non sanno) del Sindaco e della Giunta.
Quello che balza agli occhi, stupisce e fa letteralmente incazzare e uscire fuori dai gangheri è l’atteggiamento odioso, riluttante, sadico, perverso e irritante del Comune e delle Società connesse affidatarie per il recupero crediti.
Sono richieste di tasse comunali impazzite o fuori controllo di una Burocrazia e una Politica che vivono su Pandora ed hanno completamente perduto il nesso con la realtà effettuale e contestualizzata della Città di Savona dentro la inedita crisi dell’oggi e del domani prossimo!
Si potrebbe dire che la Giunta in carica stia alacremente lavorando per “affossare” anche ciò che resta delle piccole imprese che, attraverso coraggio, innovazione e sacrifici personali enormi, avevano saputo reggere il colpo della Pandemia, riposizionarsi e navigare a vista nella crisi galoppante in corso, anche nella nostra Città.
Dovrebbe essere noto a Lor Signori che a Savona sta esplodendo la mala pianta dell’usura e che si moltiplica il fenomeno del “riciclo del denaro” del malaffare, con innumerevoli tentativi della Malavita savonese e ponentina di incunearsi nel tessuto produttivo e distributivo in sofferenza.
Ma mai avrei potuto pensare che, persino il Comune, possa di fatto diventare inconsapevole supporto o competitor dei tassi usurai
Altro che idee nuove per la Città e altro che Patto per la crescita virtuosa!
Attenzione a non dover aggettivare l’Assessore alle Attività Produttive come nuovo Assessore al Camposanto di imprese e l’Assessore al Bilancio come nuovo Assessore alle procedure di fallimento delle imprese e il Sindaco come Mayor della Savona declinata.
Bruno Spagnoletti

Rispondi