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Si muore solo due volte, Alex Zanardi… FORZA ALEX, L’ITALIA E’CON TE!

Non sei solo uno sportivo o un uomo di carattere. No, caro Alex, nel nostro immaginario collettivo, sei uno stimolo, un tonico, un contrappeso alla nostra parte indolente. Ci hai insegnato che finché si vive, non si può rinunciare e che abbattersi non serve a niente. Sei un uomo libero, che porta alle estreme conseguenze il concetto stesso di libertà, su cui si sono affannati filosofi di ogni epoca. Libertà di fare quello che si sente, quello che si riconosce come giusto e valido. E in questo tuo essere libero, c’era la “Sfida”. Sfidavi il mondo, ma sfidavi principalmente te stesso. Evidenziavi con il tuo comportamento fiero, che, al contrario degli ignavi rassegnati a vivere secondo un copione sempre uguale, il vero rivoluzionario è in fondo l’uomo che sfida se stesso. E d’altra parte nell’automobilismo, come in altri sport estremi, il concetto stesso di Sfida assurge a un livello ancora più elevato che nell’ordinario.
Pensate veramente che i duelli che hanno fatto la storia di questo Sport, ( valga per tutti quello tra Lauda e Hunt, magistralmente descritto nel film di Ron Howard), fossero circoscrivibili alla banalità della sfida tra due fuoriclasse? Certamente no. Sia pur in filigrana, ma non per questo meno autentica, la vera sfida non è con l’Altro, ma con l’Avversario per eccellenza, ovverosia la Morte. La vera posta in gioco, il vero trofeo da conquistare è la vittoria sulla sinistra signora con la falce, la cui presenza incombente inquieta ma anche valorizza tutta la nostra vita. Ce l’aveva suggerito anche Hemingway nel romanzo ” Morte nel Pomeriggio”, in cui il di per sé deprecabile spettacolo della Corrida viene dipinto addirittura con pennellate di sacralità. Perché per il grande scrittore statunitense, l’unica parvenza di umanità del torero è la sfida contro se stesso, e solo in questo ” vive un’intimità con la Morte e reca sul viso le tracce di questa intimità”. Ma tornando a te Alex, si può dire che in questo caso tu abbia esagerato? E che adesso, lottando ancora una volta contro la bieca Signora, rischi di sprecare e di nullificare le straordinarie prove di carattere e di reattività, che hanno fin qui onorato la tua vita? Difficile rispondere. Perché da un lato sì, forse sarebbe stato prudente non partecipare a quella gara di handbike, veramente rischiosa per una persona nelle tue condizioni. Ma d’altro canto, astenersi per te avrebbe significato rinunciare alla tua dimensione più intima e connaturata, contraddire quel te stesso, quell’illimitatezza dell’essere cui ti eri votato, quantomeno dal tragico incidente in cui avevi perso le gambe.
Noi certo non possiamo ergerci a giudici di questa scelta, pur magari non condividendola. Possiamo solo dirti, caro Alex, che non sei solo in questa terribile e decisiva battaglia, perché noi ci siamo, e ancora una volta siamo tutti con te.

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