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CULTURA

Un ballo in maschera

Continua con successo la stagione operistica del Carlo Felice e domani, domenica 5 febbraio, alle ore 15 si terrà l’ultima rappresentazione di “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi, che nelle precedenti recite ha registrato una grande affluenza di pubblico e un successo, espresso da calorose ovazioni.

L’opera verdiana, andata in scena per la prima volta a Roma, durante il Carnevale, nel febbraio  1859, ebbe un lungo iter legato a problemi con la censura. Essa era infatti ispirata dal dramma francese Gustavo III  di Daniel Auber su libretto di Eugène Scribe, che trattava un  reale evento storico, l’assassinio del re di Svezia. Proprio per questo, nell’inquieta contingenza di quegli anni, il compositore dovette cambiarne l’ambientazione: malgrado gli fosse stata suggerita la Pomerania nel Settecento, egli scelse invece la città di Boston, all’epoca della guerra d’Indipendenza americana, ambientazione esotica e molto riuscita. Anche il protagonista non sarà più un re, bensì Riccardo, governatore del Massachusetts, che i suoi nemici  Samuel e Tom tramano di uccidere. Ma Riccardo è segretamente, tormentosamente innamorato di Amelia, moglie di Renato, suo amico e segretario e, dopo varie vicende, fra cui l’incontro con la maga Ulrica e le sue drammatiche premonizioni, sarà anche tale amore, che egli infine rivela, scoprendolo dolorosamente condiviso dalla donna, a causarne la morte. Questa giungerà per mano del marito di lei, durante il finale, grandioso ballo in maschera, che dà il titolo all’opera, una fra le creazioni più accattivanti del compositore, tragica e grottesca insieme,  caratterizzata  da tonalità variegate, drammatiche e comiche, brillanti e malinconiche, con personaggi molto sfaccettati.

L’allestimento del Carlo Felice ne ha colto e rispettato in pieno lo spirito, innanzitutto grazie alla splendida, attenta e profonda direzione orchestrale di Donato Renzetti, direttore emerito del  teatro, e poi per l’ impeccabile regia  di Leo Nucci, che dopo avere interpretato l’opera sui maggiori palcoscenici mondiali, ha voluto darne una lettura filologica molto riuscita, aiutato dalle scene  piuttosto essenziali, ma convincenti di Carlo Centalavigna, e dai costumi “d’epoca”  di Artemio Cabassi.

Il cast ha esaltato al meglio la bellezza di “Un ballo in maschera”, coprodotto con i teatri di Piacenza, Ravenna e Ferrara: il tenore genovese Francesco Meli ha espresso con la consueta bravura e passione, anche nelle parti più complesse da punto di vista tecnico, tutta la personalità di Riccardo, uno dei personaggi verdiani da lui prediletti, suscitando caldi applausi da parte del pubblico. Il soprano Carmen Giannattasio ha  dato voce  con intensità ai tormenti amorosi e di coscienza di Amelia. Non da meno il baritono Roberto di Candia nell’interpretazione di suo marito Renato che, sentendosi tradito dalle persone a lui più care, non esita a uccidere Riccardo, ricevendo, comunque, il di lui finale perdono. Bravi anche Anna Maria Sarra, nel ruolo di Oscar, il paggio,  e Ulrica, la strega,di Maria Ermolaeva, che ha sostituito  l’indisposta Agostina Smimmero.

Claudia Sugliano

 

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