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ATTUALITÀSAVONA

Un nuovo attestato di merito per Gianni Riboldi, il “coreano” di Pietra Ligure

Testimone della Storia, partecipò alla missione italiana in Corea

Giovanni Riboldi, Gianni per chi lo conosce, 97 anni,  “il Coreano” di Pietra Ligure, è stato insignito della medaglia d’oro al merito dalla Croce Rossa, con la seguente motivazione:”Appartenente al corpo volontario militare CRI ha prestato il servizio per circa due anni presso l’ospedale 68 allestito dall’associazione nei pressi della città di Seul durante la guerra di Corea. Il servizio prestato ai civili vittime del conflitto e l’altissima professionalità dimostrata dal personale della Croce Rossa Italiana diedero non solo lustro all’associazione ma all’Italia intera, che attraverso questa attività riscattò la propria immagine internazionale riuscendo pochi mesi dopo la fine delle ostilità ad essere ammessa alle Nazioni Unite“.  Il “coreano” aggiunge così un nuovo riconoscimento ai tanti gia ricevuti, dall’Italia e dalla Corea del Sud, come la medaglia d’Argento al Merito Civile conferita all’Ospedale da Campo N. 68 dal Presidente della Repubblica Ciampi nel 2000 e varie attestazioni di merito, da parte del Comune di Pietra Ligure, del Presidente della Corea del Sud e degli Ambasciatori di Seul a Roma, a dimostrazione del riconoscimento per l’ opera svolta da lui e dal contingente italiano per ristabilire la pace , sotto l’egida delle Nazioni Unite, ed aiutare la popolazione allo stremo.

Riboldi è un testimone della Storia: erano gli anni della Guerra di Corea (1950-1953) ed il grande Alcide De Gasperi, allora Primo Ministro, volle fortemente che il  nostro Paese partecipasse al conflitto in corso, negli anni difficili della Guerra Fredda, che in quello scacchiere era una guerra vera; ma l’intervento italiano non fu armato ma di assistenza sanitaria ed umanitaria e si trattò ella prima missione internazionale di pace dell’Italia; venne così allestito, alla fine del 1951, presso Seul, l’ Ospedale da campo n. 68” del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.  Diretto dal capitano medico Luigi Coia e successivamente dal maggiore medico Fabio Pennacchi rappresentò un validissimo presidio per concorrere a fronteggiare l’emergenza umanitaria e sanitaria causata dalla guerra; vi svolsero mansioni 71 militari tra ufficiali, sottufficiali, graduati e soldati semplici e grazie a loro vennero eseguite prestazioni ambulatoriali a centinaia di migliaia: oltre tremila interventi chirurgici, oltre cento trenta mila giornate di degenza e non meno di settemila pazienti ricoverati. Tale impegno dell’Italia nel sanguinoso conflitto tra le due Coree contribuì in modo rilevante a consentire l’ingresso dell’Italia nell’ONU, nel 1955.

Gianni Riboldi era fra quegli uomini ed è oggi l’ultimo superstite di quel contingente: già paracadutista nel corso della Seconda Guerra Mondiale, aveva conseguito successivamente la qualifica di tecnico radiologo e, con tale ruolo, partecipò alla missione in Corea del nostro Esercito. Ritornato in Italia, a Pietra Ligure, col grado di sergente, fu, da allora “il coreano”.  Nell’agosto 2020 il Sindaco di Pietra, Luigi De Vincenzi, lo insignì dell’attestato di benemerenza  del Comune “a ricordo dell’opera e dell’impegno prestati nella prima missione di pace italiana all’estero durante la guerra tra le due Coree, nei primi anni ’50 e per il traguardo dei suoi splendidi 95 anni”.

Nell’occasione Riboldi, intervistato da Radio Onda Ligure 101, parlò della sua indimenticabile esperienza riferendo particolari toccanti: “Eravamo 70 uomini, ma facevamo il lavoro di 300 – così raccontò – Che freddo, che faceva, quell’anno, in Corea! Affrontammo un mese di navigazione e arrivammo nel novembre del 1951 in Corea del Sud, con le nostre poche attrezzature, tra cui delle tende da campo risalenti ancora alla guerra del 1915-’18. Ma con i nostri mezzi e con l’aiuto degli americani, il 15 dicembre del 1951 il nostro ospedale militare era già operativo”.  Ed ancora, fra le sue memorie: “Ricordi lieti, per quello che davamo a quella povera gente, ma anche ricordi tristi, perché ho visto con i miei occhi la vera miseria, la fame, le malattie. Ricordo bambini che dormivano negli scatoloni di cartone messi a disposizione dai soldati americani e purtroppo succedeva che molto spesso alcuni di questi bambini negli scatoloni ci morissero di stenti. ”  Affermò inoltre: “Sono felice di vedere che quella nazione all’epoca colpita da epidemie e carestia oggi sia diventata una superpotenza mondiale”.

 

Immagine da Corea.it: la Croce Rossa italiana in Corea

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